Allarme grano, il rischio carestia è reale: “nel 2023 avremo un problema di carenza di cibo”

Secondo il WFP, 276 milioni di persone in tutto il mondo stavano già affrontando la fame acuta all'inizio del 2022. Si prevede che tale numero aumenterà di 47 milioni di persone se il conflitto in Ucraina dovesse continuare

Allarme grano, rischio carestia. È il binomio portato avanti dall’ONU ponendo l’accento su un drammatico aspetto: quelle migliaia di tonnellate di cereali bloccate negli scali del Mar Nero controllati dalla Russia potranno avere conseguenze molto gravi soprattutto per i Paesi in via di sviluppo.

È, insomma, allarme carestia globale, già in qualche modo annunciato qualche settimana fa dalla FAO di fronte ai prezzi alle stelle degli alimentari, con rincari abnormi se si guarda agli ultimi tre decenni.

Prima della guerra, dall’Ucraina si esportavano il 12% del grano mondiale, il 15% del mais e il 50% dell’olio di girasole. Poi il blocco quasi totale: con i porti bloccati a causa della guerra, milioni di tonnellate di grano sono stoccate in silos a Odessa e in altri porti ucraini sul Mar Nero, mentre altro grano è bloccato sulle navi impossibilitate a muoversi a causa del conflitto.

“Nel 2023 avremo un problema di carenza di cibo”, ha detto giovedì a una conferenza a New York David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, aggiungendo che la guerra esacerba altre minacce inclusi i cambiamenti climatici.

Di qui l’appello del World Food Programme (WFP), Programma alimentare mondiale, volto alla riapertura dei porti dell’Ucraina per scongiurare l’incombente minaccia di carestia.

I porti nella zona di Odessa, nel sud dell’Ucraina, devono essere riaperti con urgenza per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo – si legge sul sito istituzionale del Pam. I silos di grano dell’Ucraina sono colmi. I porti sul Mar Nero sono chiusi, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in silos a terra o su navi che non possono muoversi.

Secondo l’analisi del WFP, 276 milioni di persone in tutto il mondo stavano già affrontando la fame acuta all’inizio del 2022. Si prevede che tale numero aumenterà di 47 milioni di persone se il conflitto in Ucraina dovesse continuare, con gli aumenti più alti nell’Africa subsahariana.


Prima della guerra, la maggior parte del cibo prodotto dall’Ucraina, sufficiente a sfamare 400 milioni di persone, veniva esportato attraverso i sette porti del Mar Nero del Paese. Negli otto mesi precedenti l’inizio del conflitto, quasi 51 milioni di tonnellate di grano sono transitate attraverso quei porti.

L’interruzione causata dalla guerra ha già spinto i prezzi sui mercati delle materie prime alimentari ben al di sopra dei massimi record raggiunti all’inizio di quest’anno. Nel mese successivo all’inizio della crisi, i prezzi all’esportazione di grano e mais sono aumentati rispettivamente del 22% e del 20%, oltre ai forti aumenti nel 2021 e all’inizio del 2022.

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari, con l’aumento del costo del carburante, stanno facendo aumentare i costi operativi del WFP fino a 71 milioni di dollari al mese – l’equivalente del costo di fornire a quasi 4 milioni di persone una razione giornaliera per un mese –  riducendo di fatto la sua capacità di rispondere alle crisi della fame in tutto il mondo.

Cosa fare? Decisamente non c’è più tempo e tutte le parti coinvolte dovrebbero sbrigarsi a consentire a questo cibo di uscire dall’Ucraina così che arrivi dove è necessario.

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Fonte: WFP

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