Agritorino: orti sociali da coltivare ai giovani disoccupati

Afritorino. Coltivare l’orto come soluzione alla disoccupazione e alla crisi economica. La città di Torino ha compreso l’importanza della correlazione tra ritorno alla terra, autoproduzione alimentare e miglioramento della condizione di disagio dovuta all’assenza di un impiego. E’ nato così Agritorino, un progetto solidale di agricoltura per giovani e disoccupati.

Coltivare l’orto come soluzione alla disoccupazione e alla crisi economica. La città di Torino ha compreso l’importanza della correlazione tra ritorno alla terra, autoproduzione alimentare e miglioramento della condizione di disagio dovuta all’assenza di un impiego. È nato così Agritorino, un progetto solidale di agricoltura per giovani e disoccupati.

I terreni inutilizzati a disposizione per il progetto saranno coltivati da parte dei nuovi agricoltori del 2013, giovani e disoccupati. I prodotti derivanti dal raccolto saranno venduti ad un costo equo e contenuto a famiglie in difficoltà e comunità. Il progetto è sostenuto da alcune delle principali realtà ed associazioni solidali della città di Torino, tra cui troviamo Sermig, Cottolengo, Congregazione Salesiana, Padri Somaschi, Permicro Banca di micro-credito e Piazza dei Mestieri.

Agritorino è stata definita come un’iniziativa solidale che vuole coniugare sostegno ai redditi familiari, agricoltura ecosostenibile e formazione professionale. L’obiettivo consiste nella volontà di creare nuovi posti di lavoro da dedicare ai giovani disoccupati, in quanto essi rappresentano la fascia di popolazione del nostro Paese che maggiormente si sta impoverendo, a causa della completa assenza di lavoro o di salari irrisori, con particolare riferimento alla fascia di età compresa tra i 18 ed i 30 anni.

In agricoltura, assistiamo da una parte all’aumento dei prezzi ed alle relative lamentele da parte dei consumatori, ma anche ad un abbandono dei terreni coltivabili da parte di chi non possiede più i mezzi necessari ad occuparsene. Agritorino vuole cercare di fornire una risposta ad una situazione tanto grave, mediante la creazione di nuovi posti di lavoro, la coltivazione di prodotti di qualità e la loro vendita a basso prezzo ai bisognosi.

Cottolengo, salesiani ed un imprenditore locale hanno già messo a disposizione dei terreni agricoli da coltivare e sono già giunte le prime 20 richieste da parte dei contadini del futuro, che hanno deciso di affrontare questa nuova avventura e di cogliere una importante opportunità. Solidarietà e finanza, qualità del prodotto e attenzione ai bisognosi, sostenute dall’impegno comune delle grandi sigle del volontariato, a Torino potrebbero diventare le nuove regole del gioco per dare risposte concrete, per riuscire ad uscire dalla crisi. Le altre città italiane sono pronte ad imitare l’esempio di Torino?

 

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