Quale direzione prenderà l’agricoltura biologica di un futuro sempre più prossimo? Si è iniziato a fornire una risposta a tale quesito nella mattinata di oggi, venerdì 23 novembre, nel corso della quale ha avuto luogo una tavola rotonda organizzata da AIAB, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, dal titolo “L’agricoltura biologica che vogliamo nel 2020”.
Quale direzione prenderà l’agricoltura biologica di un futuro sempre più prossimo? Si è iniziato a fornire una risposta a tale quesito nella mattinata di oggi, venerdì 23 novembre, nel corso della quale ha avuto luogo una tavola rotonda organizzata da AIAB, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, dal titolo “L’agricoltura biologica che vogliamo nel 2020”.
L’incontro ha avuto al centro al presentazione delle proposte per il rinnovamento del regolamento europeo 834/07, che definisce regole e modalità di certificazione del biologico. Il primo regolamento europeo teso all’affermazione del settore del biologico era stato emanato nel 1991 ed in seguito è stato integrato ed emendato, fino al 2007, quando vi è stata una sua completa revisione, con l’emanazione del Reg. 834/07.
Ora è però giunto il momento di riformare i regolamenti relativi all’agricoltura biologica e si è dunque iniziato a lavorare in vista dell’entrata in vigore nel 2016 di un regolamento completamente nuovo. Per questo motivo AIAB ha deciso di coinvolgere le diverse Regioni italiane nella discussione che porterà a rendere concreto il futuro regolamento relativo all’agricoltura biologica.
Ha avuto dunque inizio questa mattina una delicata fase di cambiamento, lungo la quale si spera non venga compromessa la definizione di biologico che è stata ritenuta valida fino a questo momento e nel corso della quale vi è il timore che alcuni tagli economici possano mettere in difficoltà la progressione e la rigenerazione del settore. Per quanto concerne il processo di revisione del regolamento, sono stati al momento identificati i seguenti 6 temi prioritari:
1) Semplificazione della burocrazia.
2) Gestione sicura delle importazioni.
3) Apertura a forme di certificazione diversa che diano garanzia ma si adeguino alle piccole aziende.
4) Nessuna tolleranza verso gli OGM.
5) Definizione di requisiti ambientali ed energetici.
6) Inclusione di nuovi ambiti quali la ristorazione collettiva.
I presenti sei punti fondamentali individuati fino a questo momento mantengono ferma la posizione dell’agricoltura biologica nei confronti di un no categorico agli OGM, in riferimento sia ai prodotti che alle sementi geneticamente modificate e aprono la strada verso una futura semplificazione dell’accesso alle certificazioni per i piccoli produttori, con un’apertura verso un ambito molto caro al nostro Paese, rappresentato dalla ristorazione. Non mancherà infine l’attenzione ad un sistema di importazione trasparente, che possa essere privo di falle.
Marta Albè
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