L'obiettivo è di rivalorizzare il territorio, oltre a fornire cibo sano e biologico a mense scolastiche, ospedali e case di riposo
Per promuovere l’agricoltura biologica, una cittadina francese sta tentando una nuova strategia. Il sindaco di Moëlan-sur-Mer (Finistère) ha infatti intenzione di imporre ai proprietari terrieri di coltivare o affittare le proprie terre abbandonate a contadini che coltivano con il metodo biologico.
Si tratta di oltre 120 ettari di terreni che, dati in gestione agli agricoltori, offriranno circa 30 posti di lavoro nei prossimi due anni, ma gli obiettivi di questa iniziativa sono soprattutto quello di rivalorizzare il territorio e di fornire cibo sano e biologico a mense scolastiche, ospedali e case di riposo.
L’amministrazione sta cercando di imporre questa decisione sfruttando un articolo poco noto del codice rurale, praticamente mai applicato prima e che riguarda lo sviluppo di terreni incolti.
Secondo la normativa, per l’interesse collettivo si può arrivare a obbligare la coltivazione dei terreni abbandonati da oltre tre anni.
Le terre lasciate incolte in Bretagna superano i 60mila ettari e rappresentano un problema enorme poiché impediscono alla cittadinanza di godere di un’autonomia alimentare basata sull’agricoltura.
I terreni agricoli di Moëlan sono particolarmente fertili poiché nutriti dalle alghe raccolte dalla spiaggia vicina. Fino agli anni ‘70, la cittadina viveva di agricoltura, allevamento e pesca. Dopo la seconda guerra mondiale, i piccoli agricoltori hanno abbandonato i loro appezzamenti che, nel giro di pochi decenni, non interessavano più a nessuno.
Ora queste terre sono boschetti impenetrabili vicini al mare, che i proprietari non vedono l’ora di vendere a prezzi elevati a imprenditori che desiderano edificare su tali terreni.
Il sindaco ha però preferito ripristinare la vocazione agricola delle terre e sta cercando di costringere i proprietari a tornare a coltivare o ad affittare ad altri contadini i terreni.
Inoltre, ha aggiunto un ulteriore vincolo, cioè che la coltivazione avvenga attraverso metodi biologici e rispettosi dell’ambiente, così da riuscire a ricostruire il mosaico paesaggistico del passato e promuovere il ritorno della biodiversità sul territorio.
Diversi proprietari non hanno preso bene l’iniziativa comunale e hanno fatto ricorso contro la decisione, definita come un attacco alla proprietà basato su una legge di un’altra epoca.
Inoltre, in molti si chiedono perché si debbano eliminare piante ed erbe che nel corso degli anni hanno preso il sopravvento sui terreni incolti.
Il sindaco, pur ammettendo che la decisione possa essere percepita come autoritaria, ha sottolineato la legalità della procedura, che in ogni caso avrebbe garantito il diritto di proprietà delle terre agli attuali proprietari.
L’amministrazione ha poi sottolineato che coltivando i terreni in modo rispettoso, la città potrebbe ospitare un ecosistema vario composto da piante aromatiche e medicinali, fiori, alberi che arricchirebbe il territorio, oltre a offrire lavoro a persone in difficoltà.
Al momento lo scontro tra proprietari terrieri e amministrazione comunale sulla questione è dunque ancora aperto.
Fonte di riferimento: Reporterre
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