Così le lobby del tabacco si stanno “prendendo” l’Africa, sfruttando e avvelenando agricoltori e terra

L'industria del tabacco fa affari in Africa, dove si è spostata la maggiore produzione di foglie di tabacco, con gravi rischi per la salute.

Come si muove l’industria del tabacco a livello mondiale? Come osservato dall’OMS, è in atto, da un lato, il progressivo spostamento della produzione del tabacco dai paesi industriali avanzati ad alcuni paesi dell’Africa e, dall’altro, il simultaneo trasferimento della produzione di sigarette verso l’Asia, dove è stato rilevato un drastico aumento dell’esportazione di sigarette. Ancor peggiore notizia è il fatto che i lavoratori impiegati nella coltivazione del tabacco sono sfruttati, rischiano di morire a seguito delle malattie associate all’esposizione al tabacco e assistono al degrado ambientale del territorio in cui vivono.

Nell’ultimo decennio, la produzione di foglie di tabacco, che prima era largamente diffusa nei paesi ad alto reddito, si è poi concentrata nei c.d. “paesi in via di sviluppo”, e soprattutto in quelli del continente africano, dove la dimensione dell’area coltivata a tabacco e la quantità di foglie di tabacco prodotte sono aumentate notevolmente grazie ad un quadro normativo più favorevole e all’accresciuta domanda di tabacco nella popolazione.

Come evolve la produzione del tabacco africano

La maggior parte dei governi africani promuove la coltivazione del tabacco come soluzione per alleviare la povertà. A livello globale, l’area coltivata a tabacco è diminuita del 15.66% tra il 2012 e il 2018, mentre in Africa è aumentata del 3.40%. Nel 2018, la produzione globale delle foglie di tabacco era pari a 6.3 milioni di tonnellate, mentre in Africa essa ammontava a 722.187 tonnellate, cioè all’11,4% della produzione globale.

In Africa orientale si produce il 90,43% della produzione africana delle foglie di tabacco. I maggiori produttori di foglie di tabacco in Africa sono lo Zimbabwe (il 25,9% della produzione dell’Africa), lo Zambia (16,4%), la Tanzania (14,4%), il Malawi (13,3%) e il Mozambico (12,9%).

Nel 1995, erano solo due i principali produttori africani: il Malawi e lo Zimbabwe. Nell’ultimo ventennio, invece, paesi come il Mozambico, la Tanzania e lo Zambia hanno visto un significativo incremento della produzione di foglie di tabacco. Tra il 1995 e il 2018, i raccolti di tabacco in Africa sono dapprima calati drasticamente, ma dopo un certo periodo di stagnazione è iniziata, negli ultimi anni, una nuova ripresa dei raccolti, con un picco di 1.081 chilogrammi per ettaro nel 2018.

Grande consumo di tabacco in Africa

Secondo l’OMS, il numero di consumatori di tabacco nella regione africana è aumentato da 64 milioni di consumatori nel 2000 a 73 milioni nel 2018. Questo progressivo aumento è in controtendenza rispetto al drastico calo dei consumatori di tabacco rilevato a livello mondiale nel medesimo periodo (da 1.397 milioni nel 2000 è giunto a 1.337 milioni nel 2018).

In alcuni paesi africani il consumo del tabacco è in aumento a causa del più conveniente prezzo di acquisto del prodotto e del marketing aggressivo messo in campo dall’industria del tabacco.

In particolare, nella maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana, dove non esiste un sistema efficiente di monitoraggio dell’uso del tabacco, il consumo del tabacco sta assumendo dimensioni preoccupanti. Secondo l’organizzazione no-profit Tobacco Atlas, tra il 1980 e il 2016, le regioni africane dell’OMS hanno assistito ad un significativo aumento del consumo di sigarette. Ogni anno nello Zimbabwe oltre 8.300 persone muoiono per malattie causate dal tabacco.

Risvolti commerciali

Oltre il 70% dei paesi africani sono membri della World Trade Organization (WTO). Dal 2012 al 2018, in Africa il valore delle esportazioni di foglie di tabacco è aumentato del 10,51%, cioè da 1.883 milioni a 2.081 milioni di dollari.

Esportatori netti di foglie di tabacco, i paesi africani hanno beneficiato di una bilancia commerciale favorevole pari a circa 1.261 milioni di dollari nel 2018. Sempre nel 2018, i due maggiori esportatori di foglie di tabacco dell’Africa erano lo Zimbabwe (40,61%) e il Malawi (25,27%).

Tra il 2012 e il 2018, il deficit commerciale nel settore delle sigarette per le nazioni africane ha raggiunto gli 843.9 milioni di dollari, rispetto al precedente valore, pari a 387.5 milioni di dollari.

Gravi rischi per la salute e per l’ambiente

Spesso si parla dei rischi derivanti dal consumo di tabacco, ma non si pone mai sufficiente attenzione i rischi a cui sono esposti gli agricoltori che coltivano il tabacco.

In particolare, chi pianta, coltiva e raccoglie il tabacco soffre di patologie più o meno gravi. Il tabacco ha effetti assai deleteri sulla salute e sul benessere dei lavoratori del settore, senza contare l’impatto negativo sull’ambiente e sullo sviluppo dei paesi interessati dal fenomeno.

Tra le malattie più comuni causate dal tabacco, è opportuno citare “la malattia del tabacco verde”, un avvelenamento causato dall’assorbimento della nicotina tramite il contatto con la pelle durante la lavorazione di foglie di tabacco bagnate; le intossicazioni dovute all’uso intensivo di pesticidi e l’esposizione alle polveri organiche di tabacco.

Sul piano socioeconomico, inoltre, gli agricoltori stringono accordi contrattuali con l’industria del tabacco che li condanna ad entrare in un circolo vizioso di indebitamento, perché i produttori non riescono ad ottenere un prezzo equo per la vendita del loro prodotto.

In certi paesi, non è raro che i bambini vengano impiegati nella coltivazione del tabacco; sfruttati e costretti ad abbandonare la scuola, questi bambini sono impiegati nell’attività famiglia allo scopo di aumentarne il reddito.

Lotta al tabagismo

Nonostante i significativi progressi globali a partire dall’adozione della Convenzione quadro dell’OMS per la lotta al tabagismo (WHO-FCTC), molti paesi non hanno ancora attuato concrete ed efficaci politiche che potrebbero salvare vite umane dalla morsa del tabacco. Inoltre, è ancora lontano il raggiungimento dell’obiettivo globale fissato dai governi nazionali per ridurre la prevalenza del consumo di tabacco del 30% entro il 2025.

Spetta ora ai responsabili politici, ai ricercatori e ai promotori della salute pubblica approfondire la conoscenza dell’impatto della liberalizzazione del commercio sulla produzione e sul consumo interno di tabacco e studiare misure di contenimento del tabagismo in Africa e in altri continenti vulnerabili del mondo.

Fonti: OMS

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