L’agricoltura biologica potrebbe nutrire l’Europa entro il 2050

Sfamare il pianeta diventa sempre più difficile: l'inquinamento derivante da agricoltura e allevamento sta iniziando a dare i suoi segnali

Secondo uno studio condotto da scienziati del CNRS1, un sistema agroalimentare biologico, sostenibile e rispettoso della biodiversità, potrebbe essere implementato in Europa e consentirebbe una convivenza equilibrata tra agricoltura e ambiente entro il 2050

Sfamare il pianeta sta diventando sempre più difficile: oltre ai problemi legati a carestie e scarsezza delle risorse disponibili, anche l’inquinamento derivante da agricoltura e allevamento sta iniziando a dare i suoi segnali. 

Il cibo rappresenta una delle sfide più impegnative del nostro secolo: se metà del mondo soffre per carestie, malnutrizioni e scarsezza di cibo, l’altra metà si trova a fronteggiare problemi legati a un eccesso di cibo (spesso non sano), come obesità e diabete. Inoltre, la produzione di cibo (vegetale o animale) presenta conseguenze notevoli dal punto di vista dell’impatto ambientale.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’evoluzione del Sistema agroalimentare europeo è stato caratterizzato da un utilizzo intensivo di fertilizzanti chimici, specializzazione delle colture sul territorio ed integrazione nel mercato agroalimentare mondiale. Questo ha portato a un aumento dei livelli di azoto nelle acque e nell’aria che continua a danneggiare gli ecosistemi e la salute di animali e uomo. È quindi particolarmente importante ridurre questi livelli, insieme alle emissioni di gas serra nell’atmosfera, se vogliamo tutelare noi stessi e la natura che ci circonda. Secondo uno studio condotto dal Centre national de la recherche scientifique, se in Europa venisse adottato un sistema agroalimentare sostenibile e attento alla biodiversità, il continente raggiungerebbe l’equilibrio fra ambiente e agricoltura. Lo scenario proposto si basa su tre leve:

  1. La prima leva interessa un cambiamento nella dieta, con un minore consumo di carne: questo permetterebbe una diminuzione nel numero degli allevamenti intensivi ed eliminerebbe l’importazione di mangime per il bestiame.
  2. La seconda leva richiede l’applicazione dei principi di agro-ecologia, con la generalizzazione del sistema della rotazione delle colture, introducendo anche la coltura dei legumi: i legumi migliorano i livelli di azoto nel suolo, migliorando la qualità del terreno e limitando così l’utilizzo di pesticidi.
  3. La terza leva, infine, consiste nell’unire la coltivazione e l’allevamento del bestiame, molto spesso tenuti separati e concentrati in regioni altamente specializzate. Questo permetterebbe un ottimo sistema di riutilizzo del letame come risorsa per l’agricoltura.
alimentazione europa

Credits: Centre national de la recherche scientifique

In questo modo è possibile rinforzare l’autonomia europea dal punto di vista dell’approvvigionamento alimentare, nutrire la popolazione stimata per il 2050, continuare ad esportare cereali in quei paesi che ne hanno bisogno per soddisfare le proprie esigenze alimentari e, soprattutto, ridurre l’inquinamento delle acque e le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Fonte: OneEarth

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