Come stanno le acque italiane? Purtroppo non bene. Sono infatti sempre più contaminate e ricche di pesticidi. A lanciare l'allarme è stato l'Ispra, con l'edizione 2016 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. I dati, relativi al biennio 2013-2014, disegnano un quadro allarmante. Cresce la percentuale dei punti contaminati mentre si rileva il 20% di pesticici in più nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee
Come stanno le acque italiane? Purtroppo non bene. Sono infatti sempre più contaminate e ricche di pesticidi. A lanciare l’allarme è stato l’Ispra, con l‘edizione 2016 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. I dati, relativi al biennio 2013-2014, disegnano un quadro allarmante. Cresce la percentuale dei punti contaminati mentre si rileva il 20% di pesticidi in più nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee.
Sono circa 130.000 le tonnellate di prodotti fitosanitari utilizzate ogni anno in Italia. Ad essi, vanno aggiunti i biocidi di cui non si hanno informazioni sulle quantità e sulla distribuzione geografica. Ciò rende davvero difficile sapere esattamente cosa finisce nelle nostre acque, eppure quello che ad oggi possiamo rilevare basta a destare preoccupazione.
Nel biennio oggetto di analisi sono stati 29.220 i campioni analizzati. Nel 2014, in particolare, le indagini hanno riguardato 3.747 punti di campionamento e 14.718 campioni e sono state cercate complessivamente 365 sostanze.
Sono state 224 le sostanze rintracciate. Gli erbicidi sono ancora le sostanze più presenti, soprattutto a causa dell’utilizzo diretto sul suolo, spesso concomitante con i periodi di maggiore piovosità di inizio primavera. L’acqua piovana ne determina un trasporto più rapido nei corpi idrici. Rispetto al passato, inoltre è cresciuta anche la presenza di fungicidi e insetticidi, soprattutto perché è aumentato il numero di sostanze cercate.
In generale i pesticidi sono più presenti nelle acque di superficie, ma i numeri sono elevati anche in quelle sotterranee. Anche i necotinoidi sono molto presenti sia nelle acque superficiali sia in quelle sotterranee. Tra questi, in particolare, l’imidacloprid e il tiametoxan, che hanno anche determinato il superamento dei limiti di qualità. I neonicotinoidi sono la classe di insetticidi più utilizzata a livello mondiale, compresa l’Italia. Uno studio condotto a livello mondiale evidenzia come l’uso di queste sostanze sia uno dei principali responsabili della perdita di biodiversità e della moria di api.
Per approfondire: MORIA DELLE API: COLPA DEI PESTICIDI NEONICOTINOIDI, LA CONFERMA IN UN NUOVO STUDIO
Acque superficiali
Le acque superficiali sono il ricettacolo di pesticidi, presenti nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 la percentuale era 56,9). Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali.
Quali sono i veleni maggiormente presenti? Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: glifosate e il suo metabolita AMPA (presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali), metolaclor, triciclazolo, oxadiazon, terbutilazina e il suo principale metabolita, desetil-terbutilazina.
Acque sotterranee
Nelle acque sotterranee, sono risultati contaminati il 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012. Inoltre, 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale. In questo caso, le sostanze più frequentemente trovare sopra il limite sono: bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, atrazina e atrazina-desetil, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor.
In alcune Regioni la contaminazione è molto più diffusa rispetto al dato nazionale, arrivando a interessare oltre il 70% dei punti delle acque superficiali, come accade in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. Nelle acque sotterranee la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Lombardia nel 50% dei punti, in Friuli 68,6%, in Sicilia 76%.
Una piccola buona notizia c’è: un lieve calo delle vendite di prodotti fitosanitari (flessione del 12% rispetto al 2001). Nello stesso periodo si è ridotta del 30,9% la quantità di prodotti più pericolosi (molto tossici e tossici). DI certo ciò è in parte legato a un uso più cauto impiego delle sostanze chimiche usate in agricoltura come richiesto dalle norme in materia.
Clicca qui per leggere la prima e la seconda parte del dossier
Redazione greenMe.it
LEGGI anche:
PESTICIDI: COCKTAIL DI 175 SOSTANZE INQUINANTI NELLE ACQUE REFLUE, IL RAPPORTO ISPRA 2014