“Viva la natura”: acqua in brick al posto della plastica, la nuova discutibile iniziativa dell’Acquario di Genova

L'Acquario di Genova punta a sostituire le bottigliette in PET con i brick d'acqua, ma l'iniziativa non convince affatto, dai materiali ai claim che dicono "viva la natura!, in riferimento a una struttura che di fatto detiene animali marini in cattività...

Se è vero che molte realtà industriali stanno trasformando la propria produzione, orientandola ad una più ecologica che riduca drasticamente l’utilizzo della plastica, uno degli inquinanti più dannosi mai prodotti dall’essere umano, in molti stanno anche “cavalcando” la scia della sostenibilità, spacciando una sensibilità ai temi ambientali che in realtà non c’è, rasentando il green washing.

Parliamo del caso dell’Acquario di Genova che, negli ultimi giorni, ha annunciato sulle sue piattaforme di voler dire basta alla plastica monouso.

Per farlo ha introdotto degli erogatori di acqua microfiltrata fresca e sostituito le bottigliette in vendita presso i punti ristoro con dei brick usa-e-getta personalizzati in poliaccoppiato. Peccato che il loro impatto sull’ambiente non sia poi così più sostenibile come si potrebbe pensare. Neanche i claim scelti per i brick sono piaciuti molto. Ma andiamo per gradi.

https://www.facebook.com/acquariodigenova/videos/5150274431676318

“Viva la natura”, il claim che stride con la cattività delle specie

Ogni brick da 500 ml dell’Acquario di Genova raffigura alcune creature marine come pesci, delfini ed altri mammiferi marini intrappolati nella struttura ligure con un susseguirsi di vaghi messaggi sulla salvaguardia dell’ambiente che anche nel claim lanciato sui social non trovano conferma nell’iniziativa: sostituire un monouso con un altro monouso poliaccoppiato, vantando una scelta amica dell’ambiente che però di sostenibile ha pochissimo, se non zero.

Si legge infatti “tappo plant-based” e ancora “meno plastica, più mare!” per poi concludere il tutto con il logo dell’Acquario di Genova ed un “viva la natura” che proprio stride di contraddizione quando l’acquario più grande d’Europa detiene prigionieri nelle sue vasche quasi 12.000 esemplari marini provenienti da tutto il mondo per compiacere i propri visitatori. A notarlo anche tantissimi utenti dei social, che hanno sottolineato in molti commenti la falsità di queste frasi rispetto alle condizioni degli animali in cattività.

La “finta sostenibilità” dell’acqua in brick

Passiamo poi al lato ambientale, poiché quest’iniziativa che sembra ecologica dovrebbe farci riflettere anche su un quesito: i brick sono davvero una alternativa sostenibile? No, di fatto non lo sono, poiché questi poliaccoppiati, composti da uno strati di polietilene vegetale, sono in realtà molto difficili da riciclare. (ne avevamo parlato anche qui: Acqua in brick al posto della plastica, siamo sicuri che sia una scelta davvero green?

Non basta infatti che un brick decanti di essere riciclabile affinché sia sostenibile, poiché l’intero processo di riciclo è molto più complesso rispetto alle bottiglie in PET. Solo una minima parte di questi contenitori per bevande finisce infatti per essere realmente riciclata, anche perché gli impianti addetti alla trasformazione di questi materiali nel nostro Paese sono solamente due.

Lo spiega molto bene anche l’associazione Comune Virtuosi.

“Al momento non risultano studi che attestino in modo inequivocabile che l’acqua in brick si possa considerare un’opzione “migliore” della bottiglia di plastica che si propone di sostituire. E seppure non volessimo considerare la necessità di ridurre il ricorso all’acqua imbottigliata in favore di quella “del sindaco”, resta il fatto che le bottiglie in PET, al contrario dei contenitori in poliaccoppiato, sono facilmente riciclabili e per giunta si possono ormai realizzare con plastica riciclata e percentuali minime di polimero vergine”, conclude l’associazione.

Sotto al post dell’Acquario di Genova non sono mancati i commenti degli utenti altrettanto perplessi e contrariati anche per questo aspetto.

Insomma, non ci siamo proprio. Le soluzione per contrastare l’inquinamento da plastica sono ben altre (basti pensare al vuoto a rendere). Non basta sostituire un materiale con un altro, abbellendo il packaging con claim sibillini, per entrare a pieno diritto nella transizione ecologica.

Fonte: Acquario di Genova/Facebook

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