Sprechi zero: inizia la lotta a favore dell’Acqua di Last Minute Market

“Partendo dal cibo, abbiamo sentito l’esigenza di aprire un focus sull’acqua, anche quella contenuta negli alimenti, perché quando buttiamo via il cibo, gettiamo anche l’acqua che contiene. “ A parlare è Andrea Segrè, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e ideatore di Last Minute Market, il progetto che ha dato vita ad una rete di connessioni tra esercizi commerciali e associazioni per il recupero e la redistribuzione del cibo che altrimenti andrebbe sprecato.

Partendo dal cibo, abbiamo sentito l’esigenza di aprire un focus sull’acqua, anche quella contenuta negli alimenti, perché quando buttiamo via il cibo, gettiamo anche l’acqua che contiene. “ A parlare è Andrea Segrè, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e ideatore di Last Minute Market, il progetto che ha dato vita ad una rete di connessioni tra esercizi commerciali e associazioni per il recupero e la redistribuzione del cibo che altrimenti andrebbe sprecato.

Cibo, ma anche farmaci, libri, abiti. Una lotta contro tutti i tipi di sprechi che da qualche giorno si è arricchita di un’altra risorsa primaria da salvaguardare: l’acqua.

Per l’ennesima volta i dati sono inclementi e parlano chiaro. L’88 per cento delle risorse idriche è consumato dall’11 per cento della popolazione mondiale. Un abitante di un Paese in via di sviluppo sopravvive con 20 litri di acqua al giorno, in Italia se ne consumano 213, un americano ne usa 600.

Come per il cibo, anche per l’acqua è evidente lo squilibrio in materia di accesso alla risorsa e contemporaneamente di livello di spreco. Se un terzo del cibo consumabile viene gettato via a fronte di una domanda in continua crescita (come indicato dalla FAO), i corrispondenti indici in merito all’acqua non sono certo migliori. Dietro a ciascun pasto consumato ci sono enormi quantità di acqua usata: per un chilogrammo di manzo sono necessari 16 mila litri di acqua, per i 200 gr di carne suggeriti dalla dieta mediterranea ne sono necessari 3600 litri. Mentre per produrre una tazzina di caffè ne occorrono 140. Per non parlare dei consumi di acqua prodotti dall’agricoltura che rappresenta la voce più pesante rispetto ai consumi di acqua planetari: il 70%. E cosa succede, quando un intero raccolto di quasi due tonnellate di mele viene gettato perché invendibile? Saranno andati sprecati anche i circa 130 mila metri cubi di acqua usati per farlo crescere. Come gli equivalenti 644 mila metri cubi se si fosse trattato dei 3,5 tonnellate di pomodori gettati nel 2009 e i 6,5 miliardi per i 3,4 milioni di tonnellate di olive non utilizzate.

L’altra faccia della medaglia è facile da vedere: oggi, 1,4 miliardi di persone non ha accesso all’acqua potabile. Altri 2 miliardi, pur potendone disporre, subiscono gli effetti delle cattive condizioni sanitarie.

Qualche giorno fa, la drammatica constatazione sui livelli di spreco idrico è arrivata sul tavolo della sede romana del Parlamento Europeo per sensibilizzare l’Europa sul tema. Già un anno fa Andrea Segrè si era presentato a Bruxelles con in mano il “Libro Nero dello spreco alimentare: il cibo” nel quale venivano specificate tutte le falle di un sistema che provoca milioni di tonnellate di perdita di risorsa oltre che di denaro. Il risultato di quell’incontro, seguito anche dal sostegno di alcuni parlamentari, ha determinato la decisione della Comunità Europea di proclamare il 2013 Anno contro lo Spreco con l’impegno a condurre una serie di attività dedicate per quell’occasione e successivamente.

Oggi, la sfida si apre contro lo spreco di acqua. Con un iter simile. Nel frattempo, il gruppo di studio del Prof. Segre sta raccogliendo i dati per pubblicare “Il libro Blu dello spreco idrico” che darà nuova forza alla campagna “Un anno contro lo spreco” iniziata proprio nel 2010 in occasione della prima proposta al Parlamento.

La favola a lieto fine che ci avevano insegnato a scuola, con l’acqua che arriva al mare, poi sale sotto forma di nuvola e torna a scendere con la pioggia in un ciclo infinito che permette a tutti di bere, non è più vera“, spiega Andrea Segre. “I conti non tornano perché stiamo usando più acqua di quella disponibile senza impoverire le riserve e, soprattutto, ne utilizziamo una quantità incredibile per produrre alimenti che poi buttiamo via al momento della raccolta, della distribuzione o del consumo”.

In un Paese come l’Italia, che detiene il record europeo di consumo di acqua domestico, il primo gesto inizia dal rubinetto.

Pamela Pelatelli

 

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