Anche il settore dell’acqua in bottiglia potrebbe essere intaccato dalla drammatica siccità che sta piegando il nostro Paese. Da inizio anno è corsa all'acquisto di acqua minerale. Su tutto il territorio nazionale è stata registrata una crescita del 4.7% già solo nei primi mesi del 2022
Siccità estrema in tutta l’Italia con particolare incidenza nelle regioni settentrionali dove è stato già diramato lo stato di emergenza. Sì perché l’emergenza idrica è fuori portata con i nostri fiumi ridotti ormai a un esiguo filo d’acqua.
A soffrire della mancanza di precipitazioni piovane e nevose non sono solamente i fiumi, come il Po che sta attraversando la peggior crisi degli ultimi 70 anni, ma presto potrebbero essere anche le sorgenti. Da qui sgorgano le acque minerali che finiscono poi in commercio.
L’acqua minerale hanno infatti “origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate e hanno caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute”, questa la definizione fornita del decreto legislativo numero 105 del 25 gennaio 1992.
Ma anche questi giacimenti potrebbero essere colpiti dall’allarme siccità in tempi più o meno brevi con delle conseguente significative sulla produzione di acque in bottiglia. Al momento nessun allarme è stato lanciato da alcuni colossi del settore come, ad esempio, Mineracqua, ma la preoccupazione rimane elevata.
Alcune associazioni, tra cui Legambiente, chiedono di limitare i volumi di imbottigliamento delle acque minerali durante i periodi di crisi idrica.
Intanto da inizio 2022 è stato registrato un boom delle vendite di acqua in bottiglia in Italia rispetto allo scorso anno. Si parla di una vera e propria corsa all’acqua di cittadini e privati, come evidenziano i dati in borsa con una crescita del 4,7% nel periodo gennaio-maggio 2022.
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