Una “super sabbia” i cui granelli sono stati rivestiti di ossido grafite, potrebbe risolvere i problemi di oltre un miliardo di persone che ancora non hanno accesso all'acqua potabile. Sarebbe in grado di purificare l’acqua con effetti 5 volte maggiori rispetto alla sabbia normale. È quanto emerge da uno studio condotto nel laboratorio di nanomateriali della Rice University del Texas .
Una “super sabbia” i cui granelli sono stati rivestiti di ossido grafite, potrebbe risolvere i problemi di oltre un miliardo di persone che ancora non hanno accesso all’acqua potabile. Sarebbe in grado di purificare l’acqua con effetti 5 volte maggiori rispetto alla sabbia normale. È quanto emerge da uno studio condotto nel laboratorio di nanomateriali della Rice University del Texas .
Utilizzando questo nanomateriale, l’ossido di grafite, attraverso il quale è stata realizzata una copertura per ciascun granello di sabbia, i ricercatori sono riusciti a migliorare sensibilmente un metodo antico come quello della purificazione dell’acqua attraverso la sabbia, procedimento tuttora approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma, mentre la sabbia normale arriva a saturazione dopo 10 minuti di filtraggio, I “super-granelli” ricoperti di ossido di grafite, oltre a quintuplicarne le capacità, sono in grado di depurare l’acqua in modo efficace fino a 50 minuti, purificandola dalle molecole di mercurio e di colorante.
Dopo essere riusciti a formare attorno a ciascun granello un involucro, che a sua volta risulta avere caratteristiche idrofile fuori ed idrofobiche nella parte interna, i ricercatori hanno aumentato la capacità di catturare le sostanze contaminanti dell’acqua grazie a speciali molecole chiamate tioli. Una volta modificati i granelli, si è passati ai test su una soluzione contenente mercurio (400 parti per milione) e una contenente un colorante usato in biologia, la Rodamina B (10 parti per milione). È stato così possibile scoprite che le proprietà della supersabbia sono incomparabilmente superiori a quelle dei soli granelli.
Ma non è che il primo passo: usando diverse molecole, gli esperti di nanotecnologie sperano ora di riuscire a ingegnerizzare altri ripi di “super-sabbia” per specifici contaminanti, come l’arsenico e il tricloroetilene.
Roberta Ragni
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