Il fastidioso suono prodotto da una goccia di acqua che cade da un rubinetto che perde è causato da bolle d’aria intrappolate sott’acqua. Ecco spiegato come.
Il fastidioso suono prodotto da una goccia di acqua che cade da un rubinetto che perde è causato da bolle d’aria intrappolate sott’acqua. Ecco spiegato come.
Plin, plink, plik, fa la goccia di acqua nel cuore nella notte. Capace di trapanarti il cervello manco fosse una trivella, quella goccia penzoloni dal rubinetto che, dopo una caduta libera di un nanosecondo, finendo sul fondo del lavandino fa più rumore lei che un concerto dei Metallica, in realtà produce un suono la cui natura è scientificamente dimostrabile. E una minuscola bolla d’aria ne è la responsabile.
Ebbene, alcuni coraggiosi scienziati si sono messi a studiare il fenomeno e a capire come fermarlo. Ma la soluzione definitiva rimane, ahinoi, una chiamata all’idraulico.
Insomma, Anurag Agarwal dell’Università di Cambridge, esperto in aerodinamica aerospaziale, elettrodomestici e applicazioni biomediche, ha appreso che il suono molesto della goccia che cade dal rubinetto che perde è causato da bolle d’aria intrappolate sott’acqua. Solo l’aggiunta di un pizzico di detersivo per piatti nel contenitore che cattura le gocce fermerà “the plink plink sound”.
Quel rumore dipende in buona sostanza dall’oscillazione di una microscopica bolla di aria che si forma al di sotto delle gocce stesse al momento dell’impatto, che spinge a sua volta la superficie dell’acqua a vibrare e a liberare il suono nell’aria.
Gli strabilianti ingegneri del dipartimento di ingegneria dell’Università di Cambridge hanno così scoperto, in uno studio che è stato poi pubblicato su Nature, che se si modifica la tensione superficiale dell’acqua dove cadono le gocce, per esempio mettendo del detersivo per piatti, è possibile eliminare il fastidioso suono.
L’idea della ricerca è partita quando Agarwal è andato a trovare un amico ed è rimasto sveglio tutta la notte a causa di una perdita di acqua dal soffitto, che gocciolava in un secchio sul pavimento. Infastidito dal rumore ha cominciato ad analizzarlo in laboratorio con telecamere ad altissima velocità e microfoni.
“Usando telecamere ad alta velocità e microfoni ad alta sensibilità – spiega Samuel Phillips, uno degli autori dello studio – siamo stati in grado di osservare direttamente l’oscillazione della bolla d’aria per la prima volta, dimostrando che la bolla è il driver chiave sia per il suono subacqueo, sia per il caratteristico suono aereo. Ma il suono aereo non è semplicemente il campo sonoro subacqueo che si diffonde in superficie, come si era pensato in precedenza”.
Sarebbe infatti l’oscillazione della piccola bolla a diffondere vibrazioni sulla superficie dell’acqua. La bolla, che va a formarsi nella parte bassa della cavità sotto la goccia, agisce come un pistone e produce le onde sonore.
Insomma, le osservazioni suggeriscono che lo splash iniziale, la formazione della cavità e il getto di liquido sono tutti efficaci. Il fastidioso “plinky sound”, come lo definiscono gli inglesi, è in realtà il risultato dell’oscillazione di una piccola bolla d’aria intrappolata sotto la superficie dell’acqua. La bolla fa vibrare la superficie dell’acqua in sintonia con essa, che invia onde acustiche alle nostre orecchie in modo simile a un pistone. La bolla d’aria intrappolata deve essere vicina al fondo della cavità causata dall’impatto della caduta in modo che il suono del “plink” sia udibile. Et voilà.
Finalità della ricerca? Gli studiosi indicano la futura possibilità di sintetizzare il suono delle gocce con maggiore precisione per le produzioni multimediali, come i film o i videogiochi. Noi intanto possiamo solo dirvi di non pensarci più di tanto e aggiustare quel rubinetto quanto prima, per non perdere ingenti quantità di un bene così prezioso come l’acqua.
Germana Carillo