Acqua in bottiglia, un business dai grandi numeri di cui spesso i consumatori non si rendono conto. Basti pensare che secondo le ultime stime l’Italia detiene un vero e proprio record per l’acquisto e il consumo di acqua in bottiglia. Dunque, è bene sapere. A svelarne i retroscena è l’indagine Regioni Imbottigliate, di cui Legambiente e Altreconomia presentano i risultati.
Acqua in bottiglia, un business dai grandi numeri di cui spesso i consumatori non si rendono conto. Basti pensare che secondo le ultime stime l’Italia detiene un vero e proprio record per l’acquisto e il consumo di acqua in bottiglia. Dunque, è bene sapere. A svelarne i retroscena è l’indagine Regioni Imbottigliate, di cui Legambiente e Altreconomia presentano i risultati.
Il problema riguarda soprattutto i canoni di concessione per le acque minerali. Le Regioni continuano a chiedere canoni ridicoli agli imbottigliatori, ma grazie a una revisione potrebbero ottenere 250 milioni di euro per le politiche di tutela e gestione delle risorse idriche.
L’acqua in bottiglia non conosce crisi e in Italia ogni abitane consuma circa 192 litri di acqua minerale all’anno, dunque più di una bottiglietta da mezzo litro al giorno, che nell’82% dei casi è di plastica. L’Italia dal punto di vista dell’imbottigliamento d’acqua detiene il primato europeo: 12, 4 miliardi di litri d’acqua imbottigliati per un giro d’affari di 2,3 miliardi di euro. Sono coinvolte 156 società con 296 diversi marchi.
L’impatto ambientale dell’imbottigliamento, della vendita e del consumo di acqua minerale è elevatissimo. Per placare la sete degli italiani vengono utilizzati oltre 6 miliardi di bottiglie di plastica da 1,5 litri, a cui corrispondono 450 mila tonnellate di petrolio impiegate per la loo produzione e oltre 1,2 milioni di tonnellate di Co2 emesse.
L’indagine annuale di Legambiente e Altreconomia sui canoni di imbottigliamento dell’acqua rileva che le Regioni italiane richiedono importi ridicoli all’industria delle acque minerali. A volte non vengono nemmeno presi in considerazione i volumi d’acqua prelevati o imbottigliati. Così un bene pubblico che appartiene a tutti i cittadini viene a dir poco svenduto.
Tra le regioni peggiori troviamo Molise, Sardegna, Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Bolzano. Le regioni promosse, che applicano un doppio canone con importi uguali o superiori ad 1 euro al metro cubo sono l’Abruzzo, la Calabria, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, le Marche, l’Umbria, la Valle d’Aosta, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia e il Veneto. Quattro di queste regioni, Piemonte, Abruzzo, Calabria e Veneto, prevedono forti sconti sui canoni delle concessioni per i volumi imbottigliati se le aziende sottoscrivono con la Regione un protocollo di intesa recanti patti per la difesa dei livelli occupazionali.
L’acqua in bottiglia viene mediamente venduta a un prezzo di 0,26 euro al litro, mentre alle Regioni le aziende imbottigliatrici pagano in media 1 euro ogni 1000 litri, ovvero un millesimo di euro per litro imbottigliato, con ampi margini di guadagno. Quello che gli italiani vanno a pagare, infatti, è rappresentato per più del 90% dai costi della bottiglia, dei trasporti e della pubblicità, unito ovviamente all’enorme guadagno dell’azienda in questione, e solo per l’1% dall’effettivo costo dell’acqua. Visto il malfunzionamento del sistema, che non fa altro che favorire l’industria delle acque minerali, non stupisce che l’acqua minerale Nestlé sarà l’acqua di Expo 2015:
“Nei giorni scorsi Expo 2015 spa e Sanpellegrino, società del gruppo Nestlé leader in Italia nel mercato delle acque in bottiglia, hanno reso nota la propria partnership in vista dell’Esposizione universale: l’acqua Nestlé sarà l’acqua di Expo. Crediamo” – ha dichiarato Luca Martinelli, giornalista di Altreconomia – “che per il governo italiano e per la Regione Lombardia, che sono tra gli azionisti di Expo spa, la manifestazione avrebbe dovuto rappresentare un momento in cui promuovere la qualità dell’acqua di rete e il consumo di acqua di rubinetto, e non trasformarsi in un veicolo di marketing per una multinazionale dell’acqua, che in Lombardia imbottiglia miliardi di litri tra acqua e bibite, riconoscendo in entrambi i casi canoni irrisori all’amministrazione pubblica”.
Secondo Legambiente, appare chiara la discordanza tra i costi pagati dalle aziende private, che imbottigliano acqua per il loro personale tornaconto, e quelli pagati dai cittadini, che si ritrovano ad acquistare a caro prezzo un bene che di fatto è già loro: “La nostra proposta è di istituire un canone minimo nazionale per le concessioni di acque minerali pari ad almeno 20 euro al metro cubo (ossia 0,02 euro al litro imbottigliato). Ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 250 milioni di euro che potrebbero essere destinati alle politiche di tutela e gestione della risorsa idrica”.
Chi avrà il coraggio di intervenire per cambiare le cose in meglio?
Scarica qui il dossier Regioni Imbottigliate.
Marta Albè
Fonte foto: radiantplumbing.com
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