Ieri 1 luglio si è aperto in corte d’Assise a Vicenza il processo per avvelenamento da PFAS nelle acque del Veneto.
Ben 8 anni sono passati da quando sono stati scoperti Pfas che avevano inquinato la seconda falda d’Europa che scorre nel sottosuolo del Veneto. Ieri si è aperto in corte d’Assise a Vicenza il processo per avvelenamento di quelle acque: un centinaio le nuove parti civili, in aggiunta alle 200 già costituite, che hanno chiesto di essere ammesse
Disastro doloso, inquinamento ambientale e bancarotta fraudolenta: sul banco degli imputati da ieri 1 luglio proprietari vecchi e nuovi della Miteni di Trissino: 15 imputati tra ex manager e dirigenti – manager giapponesi della Mitsubishi Corporation, della lussemburghese Miteni Icig e della Miteni stessa – sono stati rinviati a giudizio. Il processo è cominciato ieri 1° luglio.
È la notizia che tanto aspettavano i vari movimenti, Mamme no Pfas ed esponenti delle associazioni e dei gruppi, oltre ai cittadini veneti interessati dalla contaminazione de Pfas. Contaminazione che riguarda l’intera catena alimentare, dalle piante agli animali, tutti entrati a contatto con l’acqua contaminata.
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La presenza di Pfas a scopo industriale ha reso imbevibile l’acqua della falda si trova nel sottosuolo delle province di Verona, Vicenza e Padova. Diversi rischi per la salute connessi alla presenza di questi composti chimici, tra cui l’insorgenza di tumori e l’infertilità. Uno studio scientifico condotto in Veneto nel 2019 ha anche rivelato che gli Pfas minacciano gravemente la salute di donne in gravidanza e neonati.
Insomma, un vero e proprio disastro. Ma qualcosa, per fortuna, si muove. E mentre due sentenze del TAR del Veneto hanno stabilito che la Regione Veneto deve fornire i dati completi relativi alla presenza di Pfas, ora c’è quest’altra piccola grande vittoria: ieri la prima udienza del maxi processo.