“Chi inquina paga”, così il TAR del Veneto obbliga anche Mitsubishi a farsi carico della bonifica dalla contaminazione da PFAS intorno all’ex Miteni
Tutte, una dopo l’altra, sono responsabili dell’inquinamento inferto alle acque e alle terre del Veneto: così, nell’annosa e sconvolgente questione della contaminazione da PFAS nelle province di Vicenza, Padova e Verona, il Tribunale amministrativo stabilisce che tutte le società nessuna eslcusa che si sono susseguite nel controllo dello stabilimento vicentino devono pagare.
Tra queste, figura anche il colosso giapponese Mitsubishi che nel 1988 costituì la Miteni, detenendone negli anni fra il 49 e il 90% del capitale sociale, e che dovrà farsi carico dei costi di bonifica per i veleni sparsi nei pressi dell’ex Miteni di Trissino (Vicenza).
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In base a quanto emerge, infatti, nel giudizio amministrativo di primo grado i giudici hanno identificato come responsabili dell’inquinamento praticamente tutte le società: nel 2009 la Miteni fu ceduta alla Ici e poi, a cinque anni dallo scoppio dello scandalo PFAS nel 2013, è stata dichiarata fallita.
Dal canto suo, Mitsubishi si sarebbe opposta alle accuse, attribuendo alla Miteni “autonome scelte e strategie imprenditoriali”, ma – in base all’assenza di “limiti legali di concentrazione dei Pfoa, dei Pase dei Btf” e alla mancata considerazione del “contributo causale di altri soggetti presenti nel distretto industriale”, i giudici del TAR hanno evidenziato la “sussistenza di un’unità sostanziale dell’impresa” tra Mitsubishi e Miteni, attraverso una “condivisione delle medesime persone fisiche nelle cariche societarie”.
Inoltre, il TAR ha censurato la vendita dell’azienda a Ici “per la somma simbolica di 1 euro, premurandosi di escludere la garanzia del venditore in merito ad eventuali criticità ambientali”, riferendosi a “un comportamento gravemente omissivo nei confronti degli Enti competenti, impedendo di fatto di avviare il procedimento di messa in sicurezza e/o di bonifica che la normativa applicabile riconduce sotto il controllo delle Autorità pubbliche, procedimento che con un ragionevole grado di certezza avrebbe permesso sin da allora di eliminare, o quantomeno di limitare efficacemente gli effetti pregiudizievoli dell’inquinamento in atto, incidenti sull’ambiente e sulla salute di migliaia di persone”.
Frattanto, siamo ancora in attesa che arrivi a sentenza il processo penale istruito sullo scandalo PFAS in Veneto, che vede dirigenti della Miteni e delle società a essa legate accusati a vario titolo di avvelenamento di acque, inquinamento ambientale, disastro innominato aggravato e bancarotta fraudolenta.
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