Pfas e Veneto. Non c'è pace. Una nuova analisi di Greenpeace basata sui dati ufficiali forniti da alcune Ulss della Regione ha messo in luce che circa 130mila cittadini veneti sono stati esposti ad acqua potabile contenente Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), a livelli che negli Usa non sono consideati sicuri per la salute
Pfas e Veneto. Non c’è pace. Una nuova analisi di Greenpeace basata sui dati ufficiali forniti da alcune Ulss della Regione ha messo in luce che circa 130mila cittadini veneti sono stati esposti ad acqua potabile contenente Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), a livelli che negli Usa non sono considerati sicuri per la salute.
Questa cifra sale a 200 mila abitanti se i valori vengono confrontati con i livelli di sicurezza applicati in Svezia. Secondo lo studio, l’acqua potabile che supera le soglie stabilite da questi Paesi è arrivata nelle case dei cittadini del Veneto almeno una volta nel corso del 2016.
L’inquinamento da Pfas riguarda una vasta area del Veneto compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova.
Dopo aver presentato nei mesi scorsi un’istanza pubblica di accesso agli atti alla Regione Veneto, l’associazione ha reso noto un grafico interattivo con una sintesi dei dati ufficiali del 2016 ottenuti nei mesi scorsi da cinque ULSS – 6 Euganea (ex ULSS 17), 8 Berica (ex ULSS 5 e 6) e 9 Scaligera (ex ULSS 20 e 21) – e relativi ad oltre 90 comuni veneti.
Per ogni comune è stata riportata la concentrazione minima, media e massima di PFAS nell’acqua potabile oltre al confronto con i livelli consentiti in Svezia e Stati Uniti.
Qui la lista dei Comuni che superano i livelli di sicurezza americani
Confronto con gli Usa e la Svezia
Negli Stati Uniti una concentrazione superiore a 70 nanogrammi per litro di due PFAS, il PFOA (acido Perfluoroottanoico) e il PFOS (Perfluorottansulfonato), non viene considerata sicura per la salute. Accade dunque che quando questi limiti vengano superati, l’erogazione è sospesa.
In Svezia l’acqua è considerata sicura se questo limite è superiore a 90 nanogrammi per litro e si riferisce alla somma di 11 composti.
E in Veneto?
Solo considerando il PFOA, un composto classificato dallo Iarc come potenzialmente cancerogeno per l’uomo, sono consentiti livelli fino a 500 nanogrammi per litro nell’acqua potabile.
Per questo, Greenpeace ha lanciato una petizione nella quale chiede alla Regione Veneto di abbassare i livelli consentiti di PFAS nell’acqua potabile allineandoli con quelli più restrittivi adottati in altre nazioni.
“Di fatto oggi, almeno per i dati più recenti pubblicati sul sito della Regione, è quasi sempre impossibile risalire alla presenza di PFAS nell’acqua potabile del proprio comune. Con la pubblicazione odierna vogliamo garantire a tutti i veneti che vivono in aree contaminate da PFAS il diritto di sapere il grado di contaminazione dell’acqua potabile. In una situazione di inquinamento così grave la Regione dovrebbe assicurare un facile accesso alle informazioni” spiega Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
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Francesca Mancuso