Un nuovo test rivela che molte acque minerali italiane contengono tracce di pesticidi e spesso i produttori non ne sono neanche consapevoli (ma c'è un motivo)
I pesticidi sono ormai una presenza costante nel nostro ambiente. Li troviamo ovunque: dalle terre coltivate alle acque sotterranee e perfino sulle cime delle montagne più remote.
Non ci stupisce più di tanto, quindi, che anche le fonti di acqua potabile, che poi viene imbottigliata dai produttori, presentino tracce di questi contaminanti. A tal proposito, un nuovo test del Salvagente fa chiarezza sulla situazione, rivelando dati abbastanza preoccupanti.
Il test ha preso a campione 18 tra le acque minerali più note e utilizzate in Italia e in conclusione dell’analisi emerge che solo 4 campioni sono risultati completamente privi di tracce di pesticidi.
C’è da precisare, come si legge sul Salvagente, che:
Sebbene nessuna delle tracce rilevate abbia superato i limiti di legge, pari a 0,1 mcg/l, in alcuni casi sono state trovate anche 4 sostanze nella stessa bottiglia.
Ma se la presenza di pesticidi era prevedibile, ciò che ha destato maggiore sorpresa è stata la reazione di alcune aziende messe di fronte ai risultati del test. Erano inconsapevoli della contaminazione! Il Salvagente specifica però che non è “per colpevole ignoranza o noncuranza“.
Come mai allora? Per comprendere questa disconnessione, è essenziale analizzare i criteri con cui vengono effettuati i controlli sui pesticidi nelle acque minerali.
Secondo una spiegazione fornita al Salvagente da Cogedi, la società che commercializza marchi come Uliveto e Rocchetta, un decreto del 2015 stabilisce che tra le classi di composti da cercare nelle acque minerali devono essere inclusi solo quei prodotti fitosanitari che hanno una maggiore probabilità di essere presenti nel territorio che influisce sulla risorsa idrica, tenendo conto della loro pericolosità.
Sono le Agenzie Regionali di Protezione Ambientale (ARPA), competenti per ciascuna regione, a trasmettere ai titolari delle concessioni l’elenco delle sostanze da ricercare. Ebbene, come potete immaginare, i pesticidi riscontrati nei campioni di acqua minerale non figurano tra quelli indicati da queste agenzie.
Così commentano gli esperti del Salvagente:
Prima osservazione obbligata: possibile che nell’elenco delle Agenzie regionali di protezione ambientale non siano compresi pesticidi assai comuni come il peperonyl butoxide, la cypermethrine, perfino il Deet (utilizzato anche nei repellenti antizanzare)? Non solo è possibile, per quanto inspiegabile, ma è quanto ha messo in imbarazzo molte grandi aziende di un mercato che teme pochi confronti in Italia e nel mondo, come quello delle bollicine nostrane.
Ma come mai si va alla ricerca di così pochi pesticidi nell’acqua? Una delle spiegazioni più comuni avanzate è che analizzare una gamma più ampia di pesticidi richiederebbe laboratori particolari, costi elevati e tempi più lunghi. In questo caso, le aziende produttrici di acqua minerale potrebbero essere riluttanti ad adottare metodi di analisi più completi per non incorrere in spese aggiuntive e per evitare ritardi nella commercializzazione dei prodotti.
Questa giustificazione, però, non tiene conto della realtà dei metodi analitici moderni. Come spiegano gli esperti del Salvagente, una prova multiresiduale che verifica oltre 700 molecole richiede poche ore di lavoro e non è significativamente più costosa rispetto a una ricerca che si limita a un numero ridotto di sostanze. Pertanto, l’idea che i costi e il tempo rappresentino un impedimento è più una scusa che una ragione valida.
Il vero motivo sarebbe invece una visione ristretta e poco aggiornata delle probabilità di contaminazione. Le ARPA tendono a focalizzarsi su quei pesticidi la cui presenza si ritiene più probabile in un determinato territorio, escludendo molti altri composti che, sebbene non immediatamente rilevabili nella zona, potrebbero comunque essere presenti.
Questa pratica è illogica (c’è da considerare infatti che i pesticidi sono stati trovati ovunque, perfino ai poli, lontanissimi quindi dai luoghi di utilizzo) e poco rispettosa delle norme. Le agenzie regionali depennano le sostanze dall’elenco di quelle da monitorare, basandosi su una convinzione errata che certi pesticidi non possano essere presenti nelle sorgenti di acqua minerale.
Inoltre, questa pratica contrasta con la normativa che stabilisce un limite di legge all’effetto cocktail per l’acqua minerale: 0,5 microgrammi per litro per la somma di tutti i pesticidi.
Limitando l’elenco delle sostanze da analizzare, il risultato finale può non riflettere adeguatamente la reale contaminazione, mettendo a rischio la sicurezza dei consumatori.
Le acque minerali peggiori
Sono 3 le acque minerali peggiori del test che hanno ottenuto punteggi ben al di sotto della sufficienza. Si tratta di:
- ULIVETO NATURALE dove sono stati trovati i seguenti pesticidi (mcg/l): Antiparassitari totali 0,015, (Cypermethrins 0,007,Piperonyl Butoxide 0,007, Deet 0,001) – punteggio 3,9
- GUIZZA NATURALE – pesticidi (mcg/l): Antiparassitari totali 0,014, (Piperonyl Butoxide 0,008, 2-Phenylphenol 0,003, Deet 0,002, Biphenyl 0,001) – punteggio 3,9
- S.PELLEGRINO FRIZZANTE – pesticidi (mcg/l): Antiparassitari totali 0,01, (Piperonyl Butoxide 0,005, Biphenyl0,002, Cypermethrins0,002, Deet 0,001)
- – punteggio 3,9
Per conoscere i risultati completi del test e le 4 acque minerali risultate completamente prive di tracce di pesticidi, fate riferimento al numero di agosto del Salvagente.
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Fonte: Salvagente
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