Microplastiche nelle bottiglie d’acqua: tutti i marchi coinvolti

Microplastiche anche nelle bottiglie d’acqua. Su 259 bottiglie di undici marche, solo 17 campioni si salvano, in tutti gli altri c’è una concentrazione media 314,6 per litro, ma con punte fino a oltre 10 mila.

Microplastiche anche nelle bottiglie d’acqua. Su 259 bottiglie di undici marche, solo 17 campioni si salvano, in tutti gli altri c’è una concentrazione media 314,6 per litro, ma con punte fino a oltre 10 mila.

A dirlo è un’analisi condotta da Orb Media, un’organizzazione no profit di giornalisti indipendenti, che si è avvalsa del supporto tecnico della Fredonia State University of New York. La microplastica è diffusa nelle bottiglie d’acqua in Pet (polietilene tereftalato) e i dati non sono di certo rassicuranti.

L’indagine

I ricercatori hanno analizzato 259 bottiglie di undici marchi tra i più famosi del mondo, in 19 località di nove nazioni. Come dicevamo, solo 17 campioni erano ‘puliti’, mentre in tutti gli altri sono state trovate microplastiche con una concentrazione media di 314,6 per litro, ma con punte fino a oltre 10 mila. Per le particelle di 100 micron (0,1 millimetri) di dimensione la concentrazione è risultata di 10,4 per litro.

I marchi incriminati sono stati contattati dai giornalisti di Orb media, ma solo due degli undici marchi esaminati, hanno ammesso che nei loro prodotti c’è la presenza di microplastiche, affermando però che lo studio presenta dei numeri esagerati.

“Alcune delle bottiglie che abbiamo testato contenevano così tante particelle che abbiamo chiesto ad un ex astrofisico di usare la sua esperienza per aiutarci a calcolare queste costellazioni fluorescenti”, si legge nel rapporto.

Se questa affermazione vi sembra esagerata, guardate questa foto: no, non è un cielo stellato, sono le microplastiche contenute in uno dei marchi interessati all’indagine.

microplastiche bottiglie

Foto

“Le dimensioni variano dalla larghezza di un capello umano fino alle dimensioni di un globulo rosso. Alcune bottiglie ne avevano migliaia. Una bottiglia aveva una concentrazione di oltre 10mila particelle per litro”, si legge ancora.

L’acqua confezionata è l’ancora di salvezza per 2,1 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile.

“Il pericolo è chiaro: circa 4mila bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie trasmesse dall’acqua, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità”, dicono i ricercatori.

Gli esseri umani hanno bisogno di circa due litri di liquidi al giorno per rimanere idratati e in salute, ancora di più nelle regioni calde e aride, quindi nel corpo umano potrebbero esserci decine di migliaia di particelle di microplastica ogni anno.

“Come ciò possa influire sulla tua salute e su quella della tua famiglia, è ancora un mistero”, continuano.

Microplastiche: marchi e paesi

Come si legge nello studio, i Paesi dove sono state effettate le analisi sono: Stati Uniti, Messico, Brasile, Libano, Kenya, India, Cina, Thailandia e Indonesia.

I marchi coinvolti:

Epura e Aquafina (PespiCo), San Pellegrino e Nestlé Pure Life (Nestlé), Dasani (Coca-Cola), Minalba (Edson Queiroz), Evian e Aqua (Danone), Gerolsteiner (Gerolsteiner Group), Bisleri (Bisleri International), Wahaha (Hangzhou Wahaha Group).

Un campione di Nestlé Pure Life acquistato su Amazon, aveva un contenuto di 10.390 particelle per litro, mentre quello di contenuto minore era la San Pellegrino: 74 per litro.

Tutti i test sono stati condotti dalla Fredonia State University of New York nel laboratorio di Sherri Mason e ogni passaggio è stato documentato. Per scoprire se ci fossero microplastiche, i ricercatori hanno utilizzato un colorante, il Rosso nilo, in grado di legarsi alla plastica e di renderla fluorescente a determinate lunghezze d’onda.

I campioni di acqua sono poi stati filtrati in modo da isolare le microparticelle più grandi di 100 micron, cioè più o meno il diametro di un capello umano. L’analisi su queste particelle ha confermato la loro composizione: plastiche di diverso tipo. Per scoprire da dove provengono, i ricercatori stanno ancora lavorando. Un’ipotesi è quella che incrimina il tappo, svitandolo cadrebbero dei minuscoli frammenti di polipropilene all’interno della bottiglia.

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La situazione secondo i ricercatori è adesso da monitorare soprattutto perché, senza cadere nell’allarmismo, ancora non ci sono prove scientifiche che dimostrino che ingerire piccole quantità di microplastiche sia dannoso per la salute umana. Tuttavia ognuno di noi può contribuire a ridurre il consumo di plastica, per esempio ha senso confezionare frutta e verdura che già per natura, grazie alla buccia, hanno una loro protezione?

E in Italia?

L’indagine per ora non ha coinvolto l’Italia, anche se alcune marche prese in esame, come San Pellegrino, vengono vendute da noi e sono italiane.

Sarebbe bello capire qual è la situazione anche nel nostro Paese, anche perché siamo i maggiori consumatori d’Europa di acqua in bottiglia.

Greenme ha lanciato in Italia #svestilafrutta, la campagna social contro l’abuso degli imballaggi in plastica, clicca qui per partecipare.

Dominella Trunfio

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