Lago di Nemi: i cittadini formano una catena umana e portano secchi d’acqua contro il rischio prosciugamento

Circa 200 persone sabato scorso si sono riunite a Genzano per prendere parte all’iniziativa "Una secchiata per il lago di Nemi", lanciata dal Comitato Protezione Boschi e raccolta da tante altre associazioni e attivisti del territorio dei Castelli Romani. Lo scopo? Sensibilizzare sulla crisi idrica anche in maniera divertente

Fatto! Un secchio dopo l’altro a Genzano il lago di Nemi, in agonia, ha ricevuto un po’ di acqua. In fila, infatti, residenti e volontari, sabato 21 settembre hanno dato luogo a un’azione unica nel suo genere: restituire acqua a un lago che si sta prosciugando con delle vere e proprie secchiate.

Un’azione simbolica, certo, ma tutta tesa a sensibilizzare sul grave problema della siccità che oramai stai pericolosamente interessando sempre più territori italiani.

Leggi anche: Sicilia e Sardegna senza acqua: qui la siccità estrema è del 50% più probabile

Ci siamo messi in fila trasportando l’acqua presa in una fontana del centro fino a giù, passandoci il secchio di mano in mano per 2 km, raccontano. Una catena di persone unite dalla sensibilità per la natura e la voglia di difendere il territorio, portando ACQUA e tanta speranza verso lo specchio di Diana. La consapevolezza più importante: l’acqua è vita, è preziosa, raccontano dal Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani che ha promosso l’iniziativa.

Il lago di Nemi è un piccolo lago vulcanico, più in alto di 25 metri rispetto al lago Albano, sui Colli Albani nel territorio dei Castelli Romani. Secondo il Comitato, negli ultimi anni il bacino ha perso gran parte del suo volume d’acqua, passando dai 34 metri e 32 milioni di metri cubi di prima dello svuotamento per il recupero delle navi romane agli attuali 25 metri.

Questa situazione è insostenibile – sottolinea il Comitato – e se non si interviene subito, il lago scomparirà per sempre.

Il problema principale, secondo il Comitato, è l’eccesso di prelievi idrici, reso ancora più grave dall’apertura di pozzi abusivi e dalla cementificazione selvaggia.

Gli emungimenti delle acque sono aumentati e i comuni, l’Ente Parco, la Regione, la Provincia e le Soprintendenze non hanno mai fermamente ostacolato questi progetti di cementificazione che hanno impermeabilizzato i terreni, danneggiando la falda idrica, denunciano. Le conseguenze di queste azioni si riflettono sul rapido abbassamento del livello del lago.

Una situazione resa più complicata dalla solita rete idrica “colabrodo” e alle dispersioni continue.

E il Comitato conclude che “nessuna delle fontane a Nemi ha un sistema di riciclo dell’acqua, e ogni giorno si buttano più di 50 metri cubi di acqua Acea direttamente nelle fogne”.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook