Anche questo lago artificiale siciliano è ormai prosciugato (ed era essenziale per irrigare oltre 15mila ettari di terreni agricoli)

Il Lago Rosamarina è ormai prosciugato a causa della crisi idrica: serviva ad irrigare oltre 15.200 ettari di terreni agricoli e ciò sta mettendo in ginocchio agricoltori e allevatori

La crisi idrica in Sicilia ha raggiunto livelli preoccupanti, con il Lago Rosamarina che rappresenta un simbolo emblematico della drammatica situazione. Questo bacino artificiale, un tempo essenziale per l’irrigazione di oltre 15.200 ettari di terreni agricoli e per le risorse idriche della città metropolitana di Palermo, è ormai prosciugato.

Conosciuto anche come Diga o Lago di Caccamo, era stato realizzato per soddisfare le esigenze di irrigazione di un comprensorio che includeva territori tra la piana di Lascari, in prossimità di Cefalù, e l’agro di Villabate.

Il lago si poteva ammirare dal borgo medievale di Caccamo, in provincia di Palermo, ed era stato formato in seguito allo sbarramento del fiume San Leonardo (dal 1973 al 1992), un fiume che nasce dai Monti Sicani tra il monte Barracù e il Pizzo Cangialoso.

Ora però il paesaggio è ben diverso. Un video pubblicato dal Centro Meteorologico Siciliano mostra uno scenario desolante dove un tempo si estendevano oltre 15 chilometri di sponde, con una profondità che arrivava fino a 100 metri e una capacità massima di 100 milioni di metri cubi d’acqua.

Una situazione che ha messo in ginocchio agricoltori e allevatori

Il prosciugamento del lago è il risultato di mesi di temperature superiori alla media stagionale e di precipitazioni quasi inesistenti. Questa situazione ha messo in ginocchio agricoltori e allevatori, che vedono le loro attività quotidiane gravemente compromesse. La scarsità d’acqua ha portato alla riduzione della produzione agricola e alla difficoltà di mantenere il bestiame, causando proteste in varie parti dell’isola.

La risposta delle autorità regionali è stata rapida, ma le soluzioni proposte sembrano insufficienti di fronte all’entità della crisi. La cabina di regia regionale ha avviato progetti per la riattivazione di oltre 100 pozzi, finanziati con i primi 20 milioni di euro di risorse nazionali. Nonostante questi sforzi, il fabbisogno idrico della regione è enorme, e la riattivazione dei pozzi potrebbe non essere sufficiente per soddisfare tutte le esigenze.

Le previsioni meteorologiche non promettono miglioramenti a breve termine. L’alta pressione africana continua a dominare, portando caldo intenso e stabilità atmosferica. L’anticiclone africano, con il suo pulviscolo sahariano, contribuisce ulteriormente a peggiorare la situazione, rendendo improbabile un’inversione di tendenza durante l’estate.

Per affrontare questa crisi, è necessario un approccio integrato che includa sia misure immediate che interventi strutturali a lungo termine. Migliorare la gestione delle risorse idriche e ridurre le perdite nelle reti di distribuzione sono passi cruciali.

Gli investimenti in infrastrutture resilienti e l’adozione di tecnologie di irrigazione più efficienti possono aiutare a mitigare gli effetti della siccità. Inoltre è fondamentale fornire supporto economico agli agricoltori e agli allevatori, garantendo un accesso equo e sostenibile all’acqua.

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