L’acqua, sempre più scarsa, è stata quotata in borsa: com’è potuto succedere?

Il cambiamento climatico produce effetti oramai visibili: tra questi la scarsità di approvvigionamento dell’acqua potabile e le conseguenze sulla sicurezza alimentare. E questo elemento necessario per l’umanità è oramai un titolo in borsa da acquistare oggi per assicurarsene l’uso in futuro.

Nel marketing il principio della scarsità è applicato per far percepire un bene come in esaurimento e portare l’utente all’acquisto immediato nonostante il prezzo elevato.

In economia la scarsità è la condizione di una risorsa presente in quantità insufficiente rispetto agli utilizzi per cui è richiesta. Quindi più un bene o una risorsa è insufficiente e maggiore è il suo valore. Questo è applicabile anche a uno dei beni più importanti per l’umanità come l’acqua? La risposta è sì.

Il Pianeta Azzurro versa la scarsità di acqua dolce

Eppure la Terra, definito il Pianeta Azzurro, non dovrebbe avere un problema di insufficienza di acque considerato che ne è ricoperto per il 71%. Peccato che di quella percentuale la quasi totalità, ovvero il 94%, è acqua salata e quindi non utilizzabile.

Secondo alcune stime niente affatto rosee, si prevede una scarsità d’acqua entro il 2025. Ecco che in questo contesto l’acqua è diventato l’oro blu e qualcuno ha ben pensato di quotarla in Borsa creando il NQH2O ovvero il Nasdaq Veles California Water Index. Ma come è potuta accadere una cosa simile?

In principio fu la bolla immobiliare americana

Tutto nasce, dalle intuizioni dell’americano Michael Burry, definito investitore di valore, che all’inizio degli anni 2000 lascia la professione medica per lanciarsi nel mondo della finanza, una delle decisioni più azzeccate per il suo conto in banca.

Fiutò allora la bolla immobiliare statunitense legata ai prestiti subprime concessi a molti americani che nel 2007 si ritrovarono presto senza soldi e case. Lui aveva invece individuato una falla nel sistema: contro ogni previsione acquistò da investitori come Goldman Sachs i Credit Default Swap anziché i subprime e il fiuto lo ripagò lautamente.

Dalle mandorle agli in vestimenti su un nuovo valore, l’acqua

Quella vicenda finanziaria e la figura di Burry sono state ispirazione del film La grande scommessa nel 2015. Ma per l’ex medico la scalata non era finita lì.

Incrociando i dati tra scarsità alimentare e necessità di irrigazione ha iniziato a investire in compagnie che coltivano prodotti, come le mandorle, in aree senza problemi di approvvigionamento idrico per poi portarle in zone che al contrario ne iniziano a soffrire con conseguenze sull’agricoltura.

Uno di questi luoghi è proprio la California dove presto l’acqua per i campi non sarà più sufficiente. Ecco che una risorsa universale diventa un bene prezioso e ci sarà quindi chi sarà disposto a pagare cifre ingenti per assicurarsene un bel po’.

L’esordio alla borsa con il NQH2O

Sulla fine del 2020 arriva una notizia sconcertante: l’acqua viene quotata in borsa su iniziativa del potente fondo d’investimento speculativo, il Black Rock. Il Chicago Mercantile Exchange (CME) e il gruppo borsistico Nasdaq hanno così lanciato i futures sull’acqua della California o “contratti” che permettono di acquistare un prodotto ad un prezzo prefissato in un determinato periodo di tempo.

Si acquista oggi l’utilizzo dell’acqua in futuro a un prezzo calmierato. Questi water futures sono legati al Nasdaq Veles California Water Index o NQH2O nato nel 2018 e calcolato in base alla disponibilità di acqua dolce dei principali fiumi californiani.

Associazioni ambientaliste e non solo hanno iniziato a protestare a gran voce contro questa modalità con raccolte firme e petizioni per far sì che questo resti un bene universale non speculabile che farà diventare ancora più povero chi già lo è.

La volatilità dell’acqua

I futures sono stati inventati per rassicurare gli investitori e mitigare le volatilità del mercato. Ma se questi sono abbinati a un bene prezioso che risulta scarso le cose si complicano. E questo è spiegato anche sul sito della CME:

Da metà marzo 2021, i prezzi dell’acqua in California sono in costante aumento a causa delle precipitazioni insufficienti, della riduzione delle forniture idriche e dell’acqua statale storicamente bassa e delle allocazioni idriche del Central Valley Project. L’NQH2O rifletteva i prezzi dell’acqua in contanti di circa $ 530 per foot acre nel marzo 2021, mentre il prezzo a maggio 2021 ha superato $ 870 per foot acre.

Ma è interessante anche leggere cosa riporta il sito del Nasdq:

Le transazioni sul mercato dell’acqua comportano la vendita o l’affitto di un’ampia gamma di partecipazioni nell’acqua. Un diritto sull’acqua autorizza il proprietario a deviare o pompare acqua da fiumi, torrenti e bacini idrici sotterranei. I diritti sull’acqua sono la categoria di interesse di proprietà più comunemente scambiata. Altri diritti comunemente scambiati includono azioni in banche delle acque sotterranee, diritti di stoccaggio in serbatoi di superficie e diritti sulle acque reflue trattate.

Attenzione alle riserve idriche sotterranee

Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acque come sancito dalle Nazioni Unite e quest’anno è dedicato proprio alle acque sotterranee. Un resoconto estensivo redatto dall’organizzazione internazionale riporta come queste rappresentano circa il 99% di tutta l’acqua dolce liquida sulla Terra, tanto da offrire vantaggi e opportunità. Sono:

fondamentali per la lotta alla povertà, per la sicurezza alimentare e idrica, per la creazione di posti di lavoro dignitosi, per lo sviluppo socioeconomico e per la resilienza delle società e delle economie ai cambiamenti climatici. (…) La dipendenza dalle acque sotterranee non farà che aumentare.

Basta questa affermazione per far capire che se da un lato l’intuizione di Michael Burry era corretta dall’altro l’acqua non può e non deve diventare una prossima arma di scontro a suon di quotazioni come avviene oggi con il petrolio.

Quanta acqua consumiamo oggi?

Il monito circa la scarsità dell’acqua potabile era arrivato già da tempo dalle Nazioni Unite con il rapporto Making Every Drop Count: An Agenda for Water Action: oltre 5 miliardi le persone che entro il 2050 potrebbero avere problemi connessi alla carenza d’acqua causata per via dei cambiamenti climatici.

Dati avvalorati dal Water Scarcity Clock: saranno 2,56 miliardi di persone che vivranno in aree con scarsa acqua potabile nel 2030 per arrivare a 5,7 miliardi nel 2050.

E in Italia, qual è il rapporto col il consumo di acqua? Secondo i dati dell’Istat raccolti tra il 2019 e il 2021, sono stati erogati 236 litri di acqua ogni giorno per abitante nelle reti di distribuzione dei capoluoghi di provincia/città metropolitana.

La media europea è di circa 165 litri quindi siamo il secondo Paese, dopo l’Ungheria, per prelievo di acqua nel vecchio continente. Dalle interviste effettuate è emerso che il 65,9% delle persone dai 14 anni in su si dichiara più è attento a non sprecare acqua.

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Fonti: Istat; World Economic Forum; Nasdaq; CME; Nazioni Unite; Water Scarcity Clock; Rapporto riserve idriche sotterranee

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