Uno dei più grossi disastri ambientali per mano dell’uomo, l’Aral è quasi scomparso. Anni fa, di un blu intenso e pieno di pesci, era uno dei più grandi specchi d'acqua interni del mondo. Ora si è ridotto a meno di un quarto delle sue dimensioni precedenti
![lago aral](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2024/03/aral_copernicus.jpg)
©Copernicus
Il cambiamento climatico sta accelerando la (già) decennale scomparsa dell’Aral, un tempo linfa vitale per le migliaia di persone che vivevano intorno ad esso. Tra i quattro laghi più grandi del mondo, in soli 50 anni le sue acque sono quasi completamente prosciugate. Anche e soprattutto per mano dell’uomo.
Il lago d’Aral è un lago salato di origine oceanica, tra Uzbekistan e Kazakistan. Circa mezzo secolo fa la sua superficie era di 68mila km quadrati, ridottasi del 75% dal 1960 ad oggi. Ogni anno, il satellite Terra della Nasa documenta il ritiro delle acque di questo lago.
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Per decenni, l’Aral – alimentato da fiumi che dipendono dallo scioglimento dei ghiacciai e che intersecano i paesi senza sbocco sul mare di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan – ha ospitato enormi pesci, catturati e spediti all’Unione Sovietica. La regione ha così prosperato e migliaia di migranti provenienti da tutta l’Asia e dall’Europa si sono trasferiti proprio qui, sulle coste dell’Aral, per trovare lavoro.
Ma fu l’inizio della fine: negli anni ’20, il governo sovietico iniziò a prosciugarlo per l’irrigazione del cotone e di altre colture redditizie. Negli anni ’60 si ridusse della metà e nel 1987 il livello dell’Aral era così basso da dividersi in due corpi d’acqua: il mare settentrionale e quello meridionale, rispettivamente in Kazakistan e Uzbekistan.
Il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite definisce la distruzione del Lago d’Aral “il disastro più sconcertante del 20° secolo” e ancora oggi indica la scomparsa dell’Aral come causa del degrado del territorio e della desertificazione, della carenza di acqua potabile, della malnutrizione e del deterioramento delle condizioni sanitarie.
Qui sotto le immagini satellitari più recenti:
Un disastro al quale poi, come se non bastasse, se ne è aggiunto un altro: per le piantagioni di cotone sono stati utilizzati una marea diserbanti che col tempo hanno contaminato il terreno circostante e le acque dello stesso Aral sul cui fondo, non avendo il lago emissari, si sono accumulati veleni. Una volta che l’acqua è evaporata, sul terreno è rimasta solo sabbia e polveri inquinanti, che – a causa dei venti – non hanno fatto a meno di arrivare a centinaia di chilometri di distanza.
La maggior parte dell’Aral è oggi praticamente prosciugato, con tutte le conseguenze disastrose che ci sono. Ma, purtroppo, il Lago d’Aral non è l’unico che sta scomparendo.
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