In Italia (per il momento) diciamo addio alla più grave siccità, ma rimane l’emergenza in Spagna e nel Nord Africa

Siccità, bene ma non benissimo: se in Italia si sta allentando lo scenario di grave insufficienza idrica che persisteva almeno dal 2022, resta elevata la criticità in altre zone dell’area mediterranea

Se nel 2022 il 60% del territorio italiano risultava in grave siccità, ad oggi qualche sparuto dato positivo sembra finalmente emergere da un’ultima analisi.

Secondo il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che analizza i dati dell’European Drought Observatory, infatti, il nostro Paese sembra aver abbandonato, almeno per ora, lo scenario di grave insufficienza idrica.

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Resta in ogni caso un’emergenza che non possiamo ignorare ed è quella che interessa la Spagna, il cui territorio centro meridionale è colpito per il terzo anno consecutivo da un’estesa siccità, che interessa anche il Nord Africa (soprattutto le zone costiere di Marocco, Algeria e Tunisia), inducendo nuovi fenomeni migratori e pregiudicando ovunque l’agricoltura e l’equilibrio ambientale.

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Per quanto riguarda l’Italia, nei grandi laghi si registra una fisiologica decrescita dei livelli: l’ultima neve in quota si sta sciogliendo e da ora si potrà fare affidamento solo sulle piogge estive per rimpinguare gli invasi. Va inoltre ricordato che le recenti abbondanti precipitazioni hanno sì ridotto l’enorme deficit accumulato nella lunga stagione secca, ma non sono riuscite a compensare la carenza degli apporti nivali che, in bacini come quelli piemontesi dei fiumi Ticino o Tanaro, hanno raggiunto deficit superiori all’80%. Infatti, nonostante un notevole miglioramento della situazione lacustre, solo il lago Maggiore è sopra la media (90,3% di riempimento), Sebino e Benaco la rispettano, ma il lago di Como è addirittura tornato sotto il valore medio del periodo (riempimento: 72,4%).

In Valle d’Aosta, dove le temperature minime a quote basse hanno subito un aumento repentino fino a 5 gradi, la Dora Baltea registra un aumento di portata, mentre quella del torrente Lys diminuisce, pur mantenendo un flusso in alveo (mc/s 5,50) superiore a quanto si rileva abitualmente in questo periodo dell’anno. In Piemonte, il fiume Orco, pur in leggero calo (come per la Stura di Lanzo), ha un’attuale portata che si aggira sui 23 metri cubi al secondo, mentre un anno fa l’alveo era praticamente asciutto!

In Lombardia, una leggerissima decrescita è registrata anche dal fiume Adda, la cui condizione, pur notevolmente migliorata, stenta a ritornare sui livelli del passato. A calare sono anche i livelli di  Oglio e Serio, mentre una situazione migliore si registra per il Mincio. Lo stato delle riserve idriche regionali continua a migliorare ed attualmente lo scarto sulla media storica si è ridotto a -13,4%. In Liguria cresce il fiume Magra, mentre calano Vara, Entella ed Argentina. In Veneto sono lievemente decrescenti i livelli del fiume Adige, la cui portata si aggira ora sui 213 metri cubi al secondo, mentre stabili sono Piave, Bacchiglione e Brenta; in calo è la Livenza.

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In Emilia-Romagna, dove la rotta del torrente Idice continua ad allagare la campagna bolognese fra Budrio e Molinella, torna a scarseggiare l’acqua nei bacini dei fiumi Enza e Reno, mentre Savio e Lamone, protagonisti dell’ultima rovinosa alluvione, tornano a livelli di portata in linea con le medie del periodo. Buona la performance della Trebbia, le cui portate si attestano ad un buon +51% sulla media mensile; anche la Secchia, nonostante un drastico calo dei flussi, mantiene un surplus d’acqua intorno all’82%.

Il fiume Po, in crescita, è più “in salute” nel tratto piemontese (a Torino ha una portata superiore alla media) che in quelli lombardi ed emiliani, dove il deficit sulla media storica resta ancora notevole (al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro manca il 26,5% d’acqua). Tutti i fiumi della Toscana hanno livelli idrici in calo ed il Serchio torna nuovamente a distinguersi per le esigue portate (mc/s 11), nettamente inferiori ai valori medi del recente passato, mentre l’Ombrone, grazie alle abbondanti piogge cadute sul bacino, può vantare una condizione migliore della media  nello scorso decennio.

Nelle Marche crescono i livelli dei fiumi Potenza, Esino e Sentino; stabili invece Tronto e Nera. In Umbria, il lago Trasimeno torna ad un livello di -m. 1,10 sullo zero idrometrico, avvicinandosi ai livelli del preoccupante 2022 (-m. 1,17) a dimostrazione di come la crisi idrica incida profondamente e prolungatamente su questo bacino, nonostante un piovoso Maggio (circa 120 millimetri di pioggia caduta mediamente sulla regione con il massimo di mm. 225,8 , registrato a Monte Cucco al confine con le Marche); crescono i fiumi Tevere e Chiascio, mentre resta invariata la Nera.

Nel Lazio si alza il livello del lago di Bracciano (+ cm. 8), mentre si riducono le portate del fiume Tevere (ora a mc/s 117 ), che torna sotto la media del periodo; superiori alla media, anche se in calo, sono le portate  di Aniene (mc/s 20), Fiora e Liri, mentre stabili sono i livelli del Sacco. In Campania, il fiume Volturno risulta decrescente nelle rilevazioni a monte, mentre cresce verso la foce; stabili i livelli del Sele, mentre calano quelli del Garigliano, pur rimanendo molto superiori alla media del quinquennio.

Il 2023 si conferma un’annata idricamente ricca per la Basilicata – concludono da Anbi – che vede incrementare il volume d’acqua contenuta negli invasi (+5,5 milioni di metri cubi) anche ad inizio estate, quando normalmente vengono utilizzati grandi quantitativi di risorsa per l’irrigazione; lo scarto positivo con il 2022 sale così a 75 milioni e mezzo di metri cubi. In Puglia, infine, tale surplus idrico è addirittura superiore negli invasi del foggiano (+76 milioni e mezzo di metri cubi); complici le condizioni climatiche, è significativo notare la grande differenza d’acqua ad uso irriguo, prelevata in questa settimana e nello stesso periodo del 2022: mc. 870.000 contro gli oltre 11 milioni e mezzo dello scorso anno.

La situazione in Spagna

Il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato nelle scorse settimane un pacchetto di aiuti di oltre 2miliardi di euro, un maxi provvedimento che prevede varie misure, tra cui dissalatori, nuove condotte per le aree più colpite dalla crisi idrica e aiuti per gli agricoltori, per affrontare l’emergenza siccità.

Dopo aver dichiarato emergenza climatica ben tre anni fa, quindi, la Spagna si prepara ad affrontare un altro gravissimo aspetto di quella stessa emergenza: una crisi idrica senza precedenti che sta colpendo ora il 60% delle campagne, causando perdite irreversibili, con alcune regioni che hanno completamente perso la produzione di grano e orzo per quest’anno.

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La Spagna è abituata ad affrontare periodi di siccità, ma a causa dei cambiamenti climatici l’impatto è ora maggiore. Per far fronte a questa situazione è necessaria una pianificazione e un’assistenza a breve termine, ha dichiarato la ministra per la Transizione ecologica, Teresa Ribera.

D’altro canto i numeri parlano chiaro: dallo scorso e fino a questa settimana, le precipitazioni in Spagna sono state di media dello 27,5% inferiori alla norma. A marzo il deficit era del 36%, aprile è andato anche peggio: è stato il più caldo della storia del Paese, complice un’ondata di calore molto precoce e intensa che ha infranto record di caldo soprattutto in sud.

Fonte: ANBI

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