Giornata Mondiale degli Oceani 2023: il nostro polmone blu ha bisogno anche del tuo aiuto

Coprono il 71% della superficie del nostro Pianeta e costituiscono il 95% dello spazio disponibile alla vita. Sono il più grande deposito al mondo di carbonio, eppure gli Oceani sono costantemente minacciati. Cosa possiamo fare noi (o impedire che venga fatto)

Inquinamento e microplastiche, pesca eccessiva, traffico navale, perforazioni off-shore, sono solo alcune delle minacce che ogni giorno aggravano lo stato degli Oceani nel mondo. Ma la crisi climatica in atto segnala che non c’è più tempo da perdere e che si può agire solo in una direzione per tutelare la biodiversità marina e garantire un futuro al nostro intero Pianeta. Partendo (anche) dal mare.

A due mesi dallo storico accordo, l’UN Ocean Treaty, volto alla protezione del 30% degli Oceani del mondo entro il 2030, il nostro polmone blu rimane sempre più a rischio e in uno scenario di riscaldamento globale di 2° C si potrebbero avere gravi conseguenze come eventi meteorologici estremi, cambiamenti delle correnti oceaniche, innalzamento del livello del mare e aumento delle temperature, fusione dei ghiacci marini e delle calotte polari, che aggraverebbero gli impatti negativi della pesca eccessiva e illegale, dell’inquinamento e il degrado degli habitat marini.

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Gli Oceani coprono il 71% della superficie del nostro Pianeta e costituiscono il 95% dello spazio disponibile alla vita. Sono il più grande deposito al mondo di carbonio: immagazzinano 50 volte più CO2 dell’atmosfera e assorbono fino al 30% delle emissioni globali di CO2 prodotta dall’attività umana.

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In occasione della Giornata mondiale degli Oceani 2023, ricordiamo cosa sarebbe giusto fare (e non fare) per salvare una risorsa così preziosa.

Cosa fare (e non fare) per salvare gli Oceani

1) Le Riserve Marine

Per preservare la biodiversità marina e mantenere vitali le funzioni degli oceani è necessario creare una rete di riserve marine che protegga almeno il 40% della loro superficie. Tali riserve dovranno tutelare i punti più sensibili e ricchi di biodiversità dei nostri oceani, dai Poli al Mediterraneo. Tu puoi sostenere progetti di tale portata.

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2) Pesca sostenibile

Per garantire un futuro alle popolazioni ittiche, tutte ormai in crisi, è necessario ripensare le attività di pesca, da un lato bloccando definitivamente la pesca eccessiva e rispettando i limiti scientifici di cattura per non sovra sfruttare gli stock, dall’altro favorendo la piccola pesca sostenibile.

Cosa puoi fare tu? Non mangiare pesce, oppure compralo, se proprio non puoi rinunciarci, direttamente dal pescatore. Puoi anche entrare a far parte dei Gruppi d’acquisto solidali del pesce fresco e assicurati che il pesce che compri non provenga da stock sovra sfruttati o da una pesca distruttiva.

3) NO ai metodi di pesca distruttivi

Fermare la pesca illegale ed eliminare metodi distruttivi come la pesca a strascico d’alto mare o la pesca con reti a circuizioni sui FAD (sistemi di aggregazione per pesci), che hanno un gravissimo impatto sulle risorse e tutto l’ecosistema marino. Si tratta di oggetti galleggianti utilizzati per aggregare i pesci che purtroppo causano la cattura di esemplari giovani di tonno, squali, tartarughe e altre specie marine.

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4) Regole sul traffico navale

Ridurre il traffico navale e in particolar modo porre limiti e controlli al trasporto di carichi pericolosi in zone sensibili. L’intenso e scarsamente regolato traffico marittimo è causa diretta della morte dei più grandi abitanti del mare, balene e capodogli.

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5) Scegli una dieta veg

Il Pianeta è invaso dagli allevamenti animali che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni alle quali è imputabile l’emissione del 18% dei gas serra (i veicoli ne producono solo il 14%). I reflui degli allevamenti zootecnici e delle industrie, che contengono nitriti, nitrati, fosforo, azoto e metalli pesanti rappresentano una pericolosissima minaccia per i mari.

L’agricoltura e gli allevamenti che prevedono l’uso di fertilizzanti chimici, erbicidi ed altre sostanze favoriscono la proliferazione eccessiva delle alghe e delle piante acquatiche causando il fenomeno dell’eutrofizzazione. A ciò si aggiunga che i liquami, scaricati nel terreno e poi trasportati dai fiumi, inquinano le falde acquifere oppure sono riversati direttamente in mare.

6) Perforazioni OFF SHORE

Di no a tutte le trivelle! Oggi più che mai, infatti, è urgente fermare qualsiasi tipo di attività di estrazioni pericolose, come le perforazioni off shore, che minacciano habitat preziosi come l’Artico. Anche in Italia, dove le trivellazioni potrebbero essere sempre più vicine alla costa e sempre più un dato reale.

7) Basta plastica

Il problema della plastica negli Oceani non fa che peggiorare. Un nuovo studio, in base ai dati raccolti, ritiene che aumenterà di quasi 2,6 volte entro il 2040 se non ci saranno cambiamenti legislativi significativi. Tu puoi ridurre drasticamente il consumo di plastica, a partire dal packaging di ciò che porti in tavola.

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8) Stop al climate change

Secondo dati WWF, negli ultimi 200 anni gli Oceani hanno assorbito il 90% del calore extra intrappolato dalla crescente concentrazione di gas serra e proprio per il continuo aumento di emissioni di CO2, in 30 anni lo strato superficiale dell’oceano (0-300m) si è riscaldato in modo notevole. Avere uno strato superficiale più caldo significa più “stratificazione” nell’oceano e quindi un minor scambio d’acqua tra gli strati superiori più caldi e quelli bassi, più freddi, della colonna d’acqua, condizione che colpisce direttamente lo scambio di nutrienti e le immense reti alimentari che questi supportano, con impatti negativi anche sulle attività di pesca.

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