L’enorme riserva d’acqua appena scoperta potrebbe salvare la Sicilia dalla siccità! O forse no?

In Sicilia, sotto i Monti Iblei, si trova un tesoro inaspettato: un enorme giacimento di acqua, potenzialmente potabile. Una scoperta che potrebbe aiutare l'isola a superare la grave crisi idrica, ma non mancano gli ostacoli

La Sicilia sta morendo sete, flagellata da mesi da una terribile ondata di siccità. Ma in realtà custodisce più acqua di quel che si pensi, come emerso da un interessante studio realizzato dall’Università di Malta insieme all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Roma Tre. L’enorme bacino idrico sotterraneo, che si trova nel territorio catanese – fra Licodia e Vizzini – potrebbe contenere circa 17 miliardi di metri cubi di acqua, secondo le stime degli esperti.

“Qui documentiamo un esteso corpo idrico sotterraneo di acque dolci e salmastre conservato in un acquifero profondo tra i 700 e i 2500 metri di profondità al di sotto dei Monti Iblei, nella Sicilia meridionale” spiega Lorenzo Lipparini, ricercatore dell’INGV e primo autore dello studio che è stato pubblicato qualche mese fa, ma che solo ultimamente ha attirato l’attenzione della autorità siciliane.

riserva acqua sicilia

@INGV-Università di Roma Tre-University of Malta/ Communications Earth & Environment

La scoperta di questo vasto accumulo d’acqua, nella cosiddetta Formazione di Gela (una piattaforma carbonatica Triassica) è il frutto di un approccio innovativo che combina l’analisi di pozzi petroliferi profondi con avanzate tecniche di modellazione tridimensionale del sottosuolo.

Abbiamo attribuito la distribuzione di questo accumulo di acque fossili a un meccanismo di ricarica meteorica guidato dall’abbassamento del livello del mare nel Messiniano – continua Lipparini. –  Abbiamo ricostruito che questo abbassamento del livello del mare, avvenuto circa 6 milioni di anni fa, ha raggiunto i 2400 metri sotto l’attuale livello del mare nel bacino del Mediterraneo orientale, creando le condizioni favorevoli all’infiltrazione di acque meteoriche e all’accumulo e conservazione di questa preziosa risorsa idrica nel sottosuolo.

riserva acqua sicilia

@INGV

Leggi anche: Siccità: abbiamo fatto sparire l’unico lago naturale della Sicilia, le immagini sono impressionanti

Come potrebbe essere estratta e usata l’acqua

Come sottolineato dal team di studiosi, l’acqua scoperta, potenzialmente potabile, potrebbe essere utilizzata in vari modi, innanzitutto per scopi industriali e agricoli in modo da sopperire alle gravi carenze idriche.

Questo approccio innovativo potrebbe, infatti, essere esteso ad altre aree dell’Italia e del Mediterraneo caratterizzate dalla carenza idrica e da condizioni geologiche analoghe suggerisce il primo autore della ricerca – Grazie ai risultati raggiunti si potrà ora cercare di individuare possibili nuovi accumuli anche in aree quali Marocco, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Malta e Cipro, per citarne alcune.

L’importante studio apre a nuove prospettive per l’isola, in ginocchio a causa della carenza di piogge e la cattiva gestione delle reti e infrastrutture idriche. Per saperne di più l’Autorità di bacino della Presidenza della Regione negli scorsi giorni ha chiesto una relazione alle Università siciliane, che però hanno evidenziato alcune criticità in merito sia alla effettiva utilizzabilità dell’acqua, sia alle difficoltà per il raggiungimento della falda a causa delle caratteristiche geomorfologiche del territorio soggetto a elevatissimo rischio sismico.

In ogni caso, non vogliamo lasciare nulla di intentato e per questo, su mio input, il capo della nostra Protezione civile, Salvo Cocina, ha già chiamato il professor Lipparini per un primo contatto e per cominciare a inquadrare i risultati della ricerca portata a termine dall’Ingv e dalle Università di Roma 3 e di Malta – ha fatto sapere il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – Nei prossimi giorni inviteremo l’esperto a Palazzo d’Orléans per approfondire con lui ogni aspetto della questione. Il mio governo sta lavorando per individuare ogni possibile nuova fonte di approvvigionamento idrico che consenta di attenuare l’emergenza in atto nell’immediato. Nel medio e lungo periodo, l’enorme giacimento potrebbe costituire un risorsa straordinaria, se le analisi ne attesteranno l’utilizzabilità.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Fonte: Communications Earth & Environment

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook