Emergenza idrica: il Lazio è in stato di calamità naturale per siccità. Il 5 luglio il Presidente Nicola Zingaretti aveva firmato il decreto di calamità naturale, e la situazione non migliora, anzi. La Capitale rischia il razionamento dell’acqua a partire dal giorno 28 luglio. Ma come siamo arrivati a questa situazione?
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Emergenza idrica: il Lazio è in stato di calamità naturale per siccità. Il 5 luglio il Presidente Nicola Zingaretti aveva firmato il decreto di calamità naturale, e la situazione non migliora, anzi. La Capitale rischia il razionamento dell’acqua a partire dal giorno 28 luglio. Ma come siamo arrivati a questa situazione?
Non piove da mesi e questo è un fatto inequivocabile. Diversi comuni hanno già trasmesso all’Agenzia Regionale di Protezione Civile richieste di approvvigionamento di acqua ad uso potabile e zootecnico, causa carenza delle relative sorgenti. E nel frattempo, i gestori del servizio idrico integrato hanno prelevato oltre misura dai siti affidatigli in concessione.
La Capitale dipendente da un lago che non ha affluenti
In particolare l’approvvigionamento idrico di Roma sembra dipendere da un lago che non ha affluenti, ovvero il lago di Bracciano, che versa ormai in un’emergenza ambientale, trovandosi ben al di sotto dello zero idrometrico. Da qui la decisione della Regione di sospendere i prelievi forzosi per evitarne il prosciugamento, a partire dal 28 luglio, quando la Capitale potrebbe trovarsi di fronte all’incubo del razionamento idrico, ovvero alla sospensione di 8 ore dell’erogazione dell’acqua a turno tra i quartieri. Acea, dal canto suo, non approva la decisione sulla sospensione dei prelievi.
“Dopo l’ordinanza emessa dalla Regione Lazio venerdì sera in modo unilaterale, che si continua a ritenere inadeguata e illegittima – scrive infatti in una nota il portavoce dell’azienda – Acea apprende solo dagli organi di stampa che sempre la Regione avrebbe ipotizzato un piano alternativo per ovviare alla captazione dell’acqua dal lago di Bracciano, prevedendo di utilizzare altre fonti o aumentando la portata di quelle attuali. Se la Regione volesse illustrare tali soluzioni, nelle sedi opportune, Acea sarà pronta ad ascoltare e collaborare”.
Razionamento idrico alle porte?
Possibile che non ci siano soluzioni? È proprio vero che la decisione definitiva è quella di turnare l’erogazione dell’acqua tra i quartieri romani? Abbiamo raggiunto al telefono Acea, che non conferma. “L’idea è proprio di evitare il razionamento e stiamo lavorando per questo […] Dirimente sarà il tavolo tecnico che si svolgerà con il Ministro dell’Ambiente Galletti e i soggetti interessati tra il 26 e il 27 luglio”.
A valle di queste dichiarazioni, Acea precisa anche che la mappa delle zone interessate dal presunto razionamento idrico, diffusa da alcuni organi di stampa, non è stata emessa da Acea stessa, e che si tratta di una panoramica di quartieri storicamente a rischio, non delle zone realmente interessate ai distacchi dell’acqua, decisione che ancora non è stata presa in via definitiva.
Se è vero quanto si apprende dalle comunicazioni degli organi interessati, comunque, tra pochi giorni dovremmo quindi avere la soluzione reale, che ci auguriamo non coincida sul serio con il razionamento idrico, che potrebbe coinvolgere anche gli ospedali, in un periodo, tra l’altro, di caldo intenso.
Infrastrutture mai realizzate
“Nel progetto iniziale, quello degli anni ’80 che ha poi portato alle concessioni degli anni ’90, il lago era considerata una misura emergenziale – ci aveva detto Enrico Stronati, Presidente dell’Associazione ‘Progetto Comune’, che da mesi denuncia la situazione del lago di Bracciano – Erano infatti previste una serie di infrastrutture che non sono poi mai state realizzate. È questo il problema. Una di queste misure era chiaramente la chiusura del ciclo delle acque, cioè strategie per far sì che l’acqua proveniente dall’anello fognario del lago non sia scaricata in mare, come accade adesso”.
Altre fonti d’acqua che non sono correttamente sfruttate. Questo appare il cuore della situazione, aggravata ovviamente dalla siccità naturale. “Dovevano essere realizzate altre infrastrutture per far convergere altre fonti di acque provenienti per esempio dai Monti Sabatini o dal Reatino, sorgenti che ora non soddisfano le esigenze di Roma – aveva continuato Stronati – Quando Acea è diventata privata, nel 1996, gli utili sono stati utilizzati per altro, ripartiti tra gli azionisti, tra cui il Comune di Roma, che prende 60-80 milioni di euro l’anno da Acea per fare altro invece che le infrastrutture”.
Per saperne di più sull’emergenza idrica a Roma e nel Lazio leggi anche:
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Intanto Acea annuncia la sospensione idrica in alcune zone del XIV Municipio, anche se apparentemente solo per urgenti lavori di manutenzione, che tuttavia saranno effettuati proprio il 28 luglio.
Roberta De Carolis