Pesticidi, plastica e inquinamento chimico: i nostri fiumi stanno soffocando (e scomparendo)

In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua il nuovo dossier Legambiente fa il punto della situazione sullo stato dei laghi e fiumi italiani che non è affatto buona

Solo il 43% dei 7.494 fiumi in “buono o elevato stato ecologico”, il 41% è al di sotto dell’obiettivo di qualità previsto e ben il 16% non è stato ancora classificato. Ancora più grave la situazione dei 347 laghi, di cui solo il 20% è in regola con la normativa europea mentre il 41% non è stato ancora classificato. I dati sono contenuti nel dossier “Buone & Cattive Acque” di Legambiente, e arrivano in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, che ricorre il 22 Marzo.

Per fare il punto sulla situazione di laghi, fiumi, torrenti e falde in Italia, il documento intende richiamare l’attenzione sulle loro condizioni, ma anche per sottolineare esempi virtuosi. Le notizie sono buone a metà. Ancora ben un quarto delle acque superficiali europee (il 37% di quelle italiane) non raggiunge gli obiettivi di qualità della Direttiva Acque a causa dell’inquinamento da fertilizzanti, pesticidi e sedimenti inquinanti prodotti da aziende agricole e delle criticità che derivano dalle estrazioni idriche per l’irrigazione. A questo si aggiungono inquinamento da plastica ed emissioni industriali.

I nitrati, si legge nel report, restano un problema rilevante, specie nelle regioni più critiche, come sottolinea anche la Commissione Europea con la sua lettera di costituzione in mora (procedura d’infrazione 2018/2249), così come i pesticidi, presenti nel 67% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 34% di quelli nelle acque sotterranee. Anche l‘inquinamento chimico resta una criticità per le acque comunitarie, una“minaccia per l’ambiente acquatico, con effetti quali la tossicità acuta e cronica negli organismi acquatici, l’accumulo di inquinanti negli ecosistemi e la perdita di habitat e di biodiversità.

Quest’ultimo rappresenta ovviamente una minaccia anche per la salute umana. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente solo il 38% dei corpi idrici superficiali nell’UE è in buono stato chimico mentre per il 16% lo stato è stato segnalato come “sconosciuto”. Solo nel nostro Paese, nel 2016 sono state emesse oltre 280 tonnellate di metalli pesanti direttamente nei corpi idrici, che si aggiungono alle sostanze organiche e inorganiche emesse dalle attività industriali.

Lo stato chimico non è buono per il 7% dei fiumi e il 10% dei laghi, mentre il 18% e il 42% rispettivamente non è stato classificato. La maggior parte dei fiumi non classificati
si trova nei distretti idrografici dell’Appennino Meridionale e della Sicilia (55% e 56% rispettivamente), così come per i laghi (73% e 84% rispettivamente).

“Entro il 2015, secondo la Direttiva Europea sulle Acque 2000/60, tutti i corsi d’acqua avrebbero dovuto raggiungere lo stato ecologico “buono” – ricorda Lorenzo Baio, responsabile acque per Legambiente Lombardia – ma l’Italia e la Lombardia, cronicamente in ritardo, stanno inseguendo le scadenze comunitarie che prevedono gli interventi necessari al risanamento. Gli obiettivi di qualità delle risorse idriche sono particolarmente sfidanti per la nostra regione, dato che alla scadenza del primo periodo di monitoraggio (2009/2014), risultavano in buono stato qualitativo solo il 30% dei corpi idrici e che le carenze del ciclo di depurazione delle acque reflue è uno tra i più significativi fattori di pressione responsabili della insufficiente qualità delle acque”.

Insomma, il quadro è davvero preoccupante. L’acqua resta un bene comune che spesso viene dato per scontato. Una risorsa fondamentale per ogni forma di vita e per gli ecosistemi che viene, poco saggiamente, sprecata, inquinata e non tutelata. Inoltre i frequenti fenomeni di siccità che si sono susseguiti negli ultimi anni, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici in atto, rendono ancora più evidente la necessità di intervenire in maniera concreta e risolutiva sulla gestione di questo bene in termini di tutela, prelievi, uso e sprechi.

Per consultare il dossier completo clicca qui

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