Dire che l'Italia ha a disposizione poca acqua non è corretto. La verità è un'altra: ne sprechiamo oggi giorno tantissima, a partire da quella che va persa nelle nostre città a causa di una rete idrica colabrodo. Ecco un decalogo che tutti i nostri comuni dovrebbero seguire
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Probabilmente mai come negli ultimi mesi ci stiamo rendendo conto davvero di quanto sia preziosa l’acqua. I nostri grandi laghi e fiumi, come il Garda e il Po, hanno sete e a guardarli appaiono irriconoscibili. La siccità prolungata ci sta lasciando a corto di questo bene vitale, ma la verità è che, nonostante la situazione sia drammatica (e non è ancora estate!), stiamo continuando a sprecare quotidianamente troppa acqua. E non possiamo più permetterci di farlo.
“Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria”: è questo lo slogan scelto per il World Water Day, che si celebra il 22 marzo. Questo cambiamento non può più essere rimandato. Forse non è mai stato così urgente nel nostro Paese; il 2022 , infatti, è stato dichiarato dalla Società Meteorologica Italiana come l’anno “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, Secondo i dati dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, sono aumentati addirittura del 367% i casi di danni dovuti alla siccità, passati dai 6 del 2021 ai 28 del 2022. Una percentuale spaventosa.
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L’Italia ha bisogno di una strategia idrica nazionale adeguata
In occasione di questa importante ricorrenza, l’associazione ambientalista ha presentato il dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” in cui fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi. Questi numeri hanno spinto Legambiente a chiedere al Governo di pianificare con urgenza una strategia idrica nazionale in modo da affrontare in modo adeguato la crisi idrica.
“A partire da una roadmap per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle nostre città che punti almeno al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030; e dalla necessità che, il recepimento del regolamento UE 741/2020 per il riutilizzo delle acque reflue – in fase di osservazione presso il MASE – sia fatto in modo rigoroso, tenendo conto dell’analisi di rischio come previsto a livello europeo” sottolinea l’associazione.
Il decalogo urbano per gestire l’acqua nelle città
In Italia, infatti, vengono prelevati oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua l’anno. Peccato che il 22% di questa va dispersa a causa di una rete idrica inefficiente. Per risparmiare oro blu è fondamentale che le città adottino tutta una serie di misure anti-spreco e di miglioramento delle loro infrastrutture. A tal proposito Legambiente ha proposto un vero e proprio decalogo urbano da seguire. Ecco quali sono le 10 azioni necessarie per migliorare la gestione della risorsa idrica in città:
- Approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua
- Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici
- Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore.
- Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche
- Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi
- Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura, sia sostenendo gli ambiziosi obiettivi previsti dalla revisione della Direttiva sul trattamento delle acque di scarico urbane che superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) rispetto al riutilizzo delle acque reflue così come previsto dal regolamento UE 741/2020
- Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete
- Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall’ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità
- Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani
- Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.
Riciclo e risparmio dell’acqua: qualche pratica virtuosa
Ridurre al minimo gli sprechi di acqua è necessario e possibile. Ne sono la prova alcune iniziative virtuose portate avanti in Italia, come quello dell’Urban Wetland di Trento, che rientra nel progetto Santa Chiara Open Lab: ovvero un parco concepito per il trattamento e riuso delle acque di pioggia, per l’irrigazione delle aree verdi del parco e per aumentare la biodiversità in ambiente urbano. O ancora le esperienze positive nel riciclo della risorsa idrica in agricoltura, come il depuratore di Fregene (RM) o di Fasano-Forcatella (BR), che prevedono il riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione dei campi agricoli.
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Fonte: Legambiente
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