Un nuovo studio ha scoperto che i piccoli estuari costieri contengono concentrazioni di sostanze per- e polifluoroalchiliche ( PFAS ) “ sostanze chimiche per sempre ” pericolosamente elevate
Non solo “per sempre”, ma anche ovunque: quello della contaminazione da PFAS è un problema che riguarda qualsiasi settore della nostra vita e i nuovi dati sono davvero allarmanti.
Un nuovo studio dal titolo “Exploring Per- and Polyfluoroalkyl Substances (PFAS) in Microestuaries: Occurrence, Distribution, and Risks” rivela infatti che i piccoli ecosistemi costieri, anche noti come micro-estuari, sono altamente contaminati da PFAS. Queste sostanze chimiche dannose, presenti negli oggetti di uso quotidiano, come pentole antiaderenti e schiume antincendio, rappresentano un rischio significativo sia per l’ambiente che per la salute umana.
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Secondo la nuova ricerca, l’inquinamento in questi microestuari proverrebbe da molteplici fonti, come le acque reflue e le attività industriali, in concentrazioni superiori a quelle considerate sicure.
Lo studio
Per lo studio, i ricercatori hanno esaminato la distribuzione, la presenza e i rischi dei PFAS durante la stagione secca in tre micro-estuari.
I microestuari hanno un ruolo cruciale nel sostenere la biodiversità e la qualità della vita umana nelle aree densamente popolate. Sono anche l’ultima barriera che controlla i flussi di inquinanti dalla terra al mare – dicono gli autori dello studio. La necessità di zone verdi e di servizi ecosistemici è in costante aumento, con poche o nulle aree aperte disponibili per soddisfare queste necessità in aree altamente urbanizzate.
Il gruppo di ricerca ha analizzato 120 campioni provenienti dai 3 estuari e ha trovato concentrazioni sorprendentemente elevate di PFAS che superavano le soglie raccomandate per gli ecosistemi acquatici.
La crescente proporzione di acque reflue rispetto all’acqua dolce nei corsi d’acqua, una tendenza che si prevede si estenderà alle regioni temperate a causa dei cambiamenti climatici, porta di conseguenza all’esposizione cronica degli estuari a elevate concentrazioni di PFAS. A meno che non venga rimossa negli impianti di trattamento delle acque reflue, questa esposizione squalifica gli estuari come un vivace sistema acquatico per attività ricreative umane, come il kayak e la pesca, si afferma ancora nello studio.
I PFAS si trovano comunemente nelle schiume antincendio utilizzate nelle zone industriali, nelle raffinerie e negli aeroporti. Esistono di fatto migliaia di PFAS sintetizzati e utilizzati a livello globale. Un lavoro recente ha identificato e classificato 4730 diversi PFAS e di questi 256 sono prodotti disponibili in commercio. Il gran numero di PFAS rende difficile monitorare il loro destino e la loro reattività nei comparti ambientali.
Si è scoperto che gli effluenti delle acque reflue, in particolare quelli provenienti dagli impianti di raffineria all’interno delle zone industriali, sono una fonte puntuale di inquinamento da PFAS. E il caso del Veneto, ahinoi, ce lo insegna.
Questo stress antropico potrebbe intensificarsi a causa dei cambiamenti climatici, soprattutto nelle regioni semiaride già alle prese con la scarsità d’acqua. Gli ecosistemi acquatici in queste regioni spesso soffrono di un basso apporto di acqua dolce e di un costante aumento dello scarico di acque reflue di varie qualità.
Lo scenario che si prevede, concludono i ricercatori, si espanderà alle zone più temperate. Disastro annunciato, insomma.
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