Arsenico nell’acqua potabile: c’è davvero un’emergenza in corso?

A Viterbo, un'ordinanza di non potabilità dell'acqua emessa il 30 agosto, e pubblicata solo il 5 settembre, dovuta a livelli di arsenico superiori al limite di legge è stata revocata dopo nuovi test, che hanno certificato il rientro dei valori nella norma

La recente ordinanza di non potabilità dell’acqua proveniente dal serbatoio di Monte Jugo, nel comune di Viterbo, ha inizialmente destato preoccupazione tra i cittadini.

L’ordinanza, emessa il 30 agosto a seguito di analisi che rilevavano valori di arsenico superiori al limite di legge, è stata pubblicata solo il 5 settembre a causa di disguidi informatici. Fortunatamente, nuovi test effettuati successivamente hanno certificato il rientro dei valori nella norma già dal 30 agosto stesso, consentendo la revoca dell’ordinanza, che il Comune ha fatto sapere essere in corso di pubblicazione.

Nonostante il falso allarme, il caso di Viterbo riporta l’attenzione su un problema che periodicamente torna a preoccupare i cittadini: la presenza di arsenico nell’acqua potabile.

L’arsenico è un metalloide presente naturalmente nell’ambiente, ma la sua presenza nell’acqua potabile può derivare da diverse fonti, come l’erosione di rocce e minerali, l’attività vulcanica passata, o l’inquinamento industriale. L’ingestione prolungata di arsenico, anche in piccole quantità, può causare gravi problemi di salute, tra cui malattie della pelle, disturbi cardiovascolari, diabete e persino tumori.

I limiti di legge e il caso di Viterbo

Per tutelare la salute pubblica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la legislazione italiana hanno fissato un limite massimo di 10 microgrammi per litro (µg/L) per l’arsenico nell’acqua potabile. Nel caso di Viterbo, le analisi effettuate il 30 agosto hanno rilevato valori superiori a questo limite, portando all’emissione dell’ordinanza di non potabilità. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che nuovi test effettuati successivamente hanno certificato il rientro dei valori nella norma già dal 30 agosto stesso, evidenziando l’importanza di una comunicazione tempestiva per evitare il diffondersi di panico nella comunità.

Un problema diffuso

Il caso di Viterbo, seppur risolto, non è isolato. In diverse aree del Lazio, soprattutto nelle zone vulcaniche, la presenza di arsenico nelle falde acquifere è un problema noto da tempo. Negli anni, molti comuni hanno dovuto affrontare situazioni simili, con ordinanze di non potabilità e disagi per la popolazione.

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