Che in molti comuni l’acqua del rubinetto avesse una forte concentrazione di arsenico si sapeva già, ma il problema è che oggi – in seguito all’abolizione della deroga, che alzava a 50 milligrammi per litro la concentrazione massima di arsenico tollerata nelle acque potabili, i rubinetti di molti comuni potrebbero essere chiusi.
Che in molti comuni l’acqua del rubinetto avesse una forte concentrazione di arsenico si sapeva già, ma il problema è che oggi – in seguito all‘abolizione della deroga, che alzava a 50 milligrammi per litro la concentrazione massima di arsenico tollerata nelle acque potabili, i rubinetti di molti comuni potrebbero essere chiusi.
Il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha dovuto abolire la proroga in seguito alla decisione della Commissione Europea, che ha detto no alle concentrazioni di arsenico troppo superiori al limite di legge (ovvero 10 microgrammi per litro), e ha fatto un bilancio della situazione: “potrebbero essere circa 100mila gli abitanti a cui potrebbe essere precluso l’uso della acqua potabile per limiti di arsenico superiori ai 20 milligrammi. Dalle comunicazioni pervenute dalle Regioni – ha continuato il Ministro – la popolazione delle realtà locali per cui si potrebbe chiedere la deroga – con le acque nei limiti entro i 20 milligrammi per litro – ammonta invece a circa 900 mila abitanti”.
Insomma, alla fine dei conti, sono quasi un milione gli italiani costretti ad utilizzare acqua piena di arsenico: un problema che doveva essere risolto già da tempo.
“Il solito pasticcio “all’italiana” – ha commentato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – Le deroghe dovevano servire ad affrontare e risolvere definitivamente il problema, peraltro noto, della concentrazione di alcuni inquinanti presenti nelle acque distribuite in alcuni Regioni e invece sono diventate l’ennesimo escamotage per non intervenire. Per fortuna ci ha pensato l’Europa a fermare il perpetrarsi di una pratica dannosa per la salute pubblica. Ora i Comuni coinvolti facciano quello che avrebbero già dovuto fare subito dopo aver chiesto la deroga, ovvero, informare la popolazione e mettere a norma gli acquedotti”.
Per mettere il problema nero su bianco, la Legambiente ha realizzato delle tabelle in cui mostra i comuni a rischio. Alcuni di questi sono riusciti ad ottenere una proroga, ma solo perché il loro limite supera di poco quello stabilito dall’OMS. Infatti, su 157 comuni che ne avevano fatto richiesta per tre parametri (boro, fluoruro e arsenico), 128 non l’hanno ottenuta per le alte concentrazioni di arsenico, mentre è stata concessa a tutte le realtà che superano di poco i limiti (fino a 20mg per litro).