Caraffe filtranti e filtri per rubinetto non potabilizzano né depurano l’acqua, allora a cosa servono davvero?

Sul tema dell’acqua di rubinetto circola in sostanza ancora una grande disinformazione, a volte alimentata anche dall'idea che siano soltanto i dispositivi di trattamento come caraffe, sistemi di filtraggio o di affinamento a renderla buona da bere e depurata. Ma è così?

Da sempre al centro delle più svariate dicerie, l’acqua di rubinetto è in realtà l’acqua più sicura che possiamo mai bere. Prelevata per la quasi totalità da falde sotterranee, viene analizzata e poi, nell’eventualità, trattata per rispettare quasi 60 parametri.

Ma c’è un ma: in Italia non ci si fida della qualità dell’acqua “del sindaco” oppure a tantissimi l’acqua che scorre dal rubinetto “non piace” letteralmente, tanto che – secondo l’Istat – nel 66,7% delle famiglie almeno un componente beve acqua imbottigliata. Va da sé, quindi, che l’Italia rimane tra i Paesi che consumano più acqua minerale in bottiglia in tutto il mondo.

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Secondo le stime, gli italiani consumano quasi 210 litri di acqua minerale a testa all’anno: terzi solamente dopo il Messico che raggiunge il primo posto con 264 litri e la Thailandia al secondo posto con 246 litri a persona. A livello europeo invece risultiamo i primissimi consumatori, prima di Germania e Ungheria. Eppure, il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque ha studiato oltre 2,5 milioni di analisi condotte sulla potabile di 18 Regioni tra il 2020 e il 2022 arrivando a certificare che nel 99,1% l’acqua potabile in Italia rispetta i parametri sanitari, e nel 98,4% è conforme agli indicatori di qualità che influiscono su sapore, odore o colore.

Nonostante, allora, sia assodato che l’acqua del rubinetto sia affidabile, continuiamo a comprare acqua al supermercato oppure a rimpolpare il magico mondo degli apparecchi di filtraggio, che cuba 334 milioni di euro l’anno. Secondo i dati Confindustria, nelle cucine degli italiani ci sono 8,9 milioni di apparecchi per il trattamento dell’acqua.

Le caraffe filtranti o i filtri depurano davvero l’acqua del rubinetto?

La risposta la dà l’interessentassima rubrica Data Room del Corriere della Sera a cura di Milena Gabanelli e Andrea Priante, che parte dalla affermazione dell’Istituto Superiore di Sanità:

Brocche e apparecchi non potabilizzano né depurano, perché l’acqua del rubinetto è già potabile e sicura. Significa che anche le sostanze pericolose (dall’arsenico al nitrato, dal cianuro al mercurio) che si possono trovare naturalmente nelle nostre falde, devono essere in percentuali talmente basse da non comportare rischi per la salute. E se nella rete per la distribuzione emergono contaminazioni, la legge impone l’immediata sospensione dell’erogazione e il rifornimento agli utenti, se necessario anche tramite cisterne.

La convinzione, quindi, che se “depuriamo” a casa l’acqua pubblica diventerà più buona e più pura lascia il tempo che trova.

I filtri sono sicuri?

Innanzitutto, di sistemi di filtraggio ce ne sono tantissimi, delle più impensabili soluzioni. Ce ne sono diverse categorie e ne parliamo dettagliatamente qui:

Se si vuol sapere se sono sicuri, sì lo sono perché disciplinati da leggi europee, italiane e dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, ma la corretta manutenzione e regolazione devono essere assolutamente costanti.

Se si installa un apparecchio di trattamento domestico per adeguare le caratteristiche organolettiche (il sapore), dell’acqua in base ai propri gusti, curare scrupolosamente la manutenzione, dicono dall’ISS.

Se non si fa una corretta manutenzione, gli apparecchi diventano inutili o, nel peggiore dei casi, nocivi, perché in grado di rilasciare tutto quello che fino a quel momento ha trattenuto o favorire la formazione di colonie di batteri. Inoltre, è assolutamente necessario pulire e disinfettare regolarmente borracce, brocche e bottiglie, tenendo conto dei materiali e delle istruzioni specifiche, per evitare contaminazioni secondarie.

Ma vale la pena depurare?

Un filtraggio eccessivo può comportare la riduzione dell’assunzione complessiva di sali minerali nutritivi da parte dei consumatori, visto che la quantità di nutrimenti e sali minerali che assumiamo bevendo varia tra l’1 e il 20% del fabbisogno, mentre il resto ci arriva dagli altri alimenti, spiega l’Organizzazione mondiale della sanità.

A cosa serve filtrare l’acqua?

A nulla, se le condizioni di rete e tubature sono ottimali (il che avviene nella stragrande maggioranza dei casi).

Gli apparecchi hanno la sola finalità di modificare le caratteristiche organolettiche delle acque, è chiaro su questo punto l’ISS.

Vale a dire che ne rendono più gradevole il sapore e l’odore, oppure – se sono dotati di dispositivi particolari – la raffreddano e aggiungono l’anidride carbonica per chi la preferisce frizzante.

Ciò vuol dire che, tranne casi particolari di guasti alla rete o alle tubature, utilizzare correttamente questi apparecchi non fa né bene né male alla salute.

Pubblicità ingannevoli

Un punto interessante su cui si sofferma la Gabanelli riguarda quel tipo di messaggi pubblicitari che hanno il solo scopo di far passare l’idea che soltanto tramite filtri potremo avere un’acqua con caratteristiche eccezionali. Ma è chiaro, a questo punto, che non è così.

Puntualmente multati dall’Antitrust: Enagic Italy multata per aver diffuso la tesi che la potabile trattata coi suoi apparecchi (che, oltre a filtrare, ionizzano, cioè modificano il ph) abbia effetti anti-infiammatori, anti-allergici, anti-obesità e che sia in grado di prevenire il cancro. Sanzionati tre distributori dei sistemi Aurora D’Agostino che spacciavano l’acqua filtrata e ionizzata per un elisir con potere di prevenzione dei disturbi cardiaci, di tumori, cellulite, diabete e sclerosi multipla. Multata pure la Sirio Srl, secondo la quale basta bere un litro e mezzo dell’acqua che esce dai suoi sistemi a osmosi inversa per prevenire ipertensione, disturbi della circolazione, calcoli renali, artriti e stipsi. E stangata la Puntoacqua Italia, che denigrava quel che esce dai rubinetti, sostenendo che «solo con un’appropriata microfiltrazione si possono bloccare agenti contaminanti nell’acqua di casa.

D’altro canto, tuttavia, ci sono rivenditori e costruttori onesti che insistono invece sul fatto che questi apparecchi possono far bene all’ambiente nella misura in cui con essi si acquistano meno bottiglie di plastica.

Resta solo un dato incontrovertibile

E cioè che l’acqua del rubinetto in Italia è generalmente sicura e conforme agli standard sanitari, come confermato dal primo rapporto del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Questo studio ha analizzato oltre 2,5 milioni di campioni d’acqua raccolti tra il 2020 e il 2022, provenienti da 18 regioni e province autonome, coprendo così più del 90% della popolazione italiana.

Il rapporto evidenzia che l’acqua del rubinetto rispetta i parametri sanitari microbiologici e chimici nel 99,1% dei casi e i parametri indicatori, che includono aspetti come sapore, odore e colore, nel 98,4% dei casi. Nonostante questi dati rassicuranti, però, una parte significativa della popolazione – circa un terzo degli italiani – continua a diffidare dell’acqua del rubinetto, preferendo l’acqua in bottiglia.

Rocco Bellantone, presidente dell’ISS, ha sottolineato l’importanza di diffondere l’informazione che l’acqua potabile italiana è ampiamente sicura e sottoposta a rigorosi controlli. Le analisi condotte indicano che tutte le regioni italiane mostrano percentuali di conformità superiori al 95%, con l’Emilia-Romagna in testa, seguita da Veneto e Piemonte. Anche se alcune aree, come le Province Autonome di Trento e Bolzano, e l’Umbria, hanno mostrato tassi di conformità leggermente inferiori, la sicurezza sanitaria è stata comunque garantita.

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