Acqua marrone dai rubinetti da 20 anni. In arrivo un risarcimento per le popolazioni indigene del Canada

Si chiamano First Nations i discendenti dei nativi canadesi che dagli anni ’90 vivono senza acqua potabile. Gli attivisti hanno portato la situazione in tribunale: previsti risarcimenti e la costruzione di infrastrutture idonee entro il 2025

Il problema dell’accesso all’acqua potabile in Canada sembra impossibile considerato che è uno dei paesi con la maggior concentrazione al mondo di acque bevibili. Le popolazioni indigene First Nations situate nelle regioni di Alberta, Manitoba, Ontario, Saskatchewan e Quebec, che sono state private di questo diritto da oltre 20 anni, vedranno finalmente cambiare questa situazione. Ci sono voluti attivisti, avvocati e tanta caparbietà per riuscire a portare la situazione davanti alla Corte Federale e alla Corte di Queen’s Bench di Manitoba.

L’accordo tra Stato e First Nations

Il primo ministro Justin Trudeau aveva promesso di risolvere entro il 2021 ma non è stato così. In sede processuale è stato trovato un accordo tra lo Stato del Canada e alcune Prime Nazioni che prevede cronoprogramma e impegni per finanziare la costruzione, il funzionamento e la manutenzione delle infrastrutture necessarie per fornire un accesso regolare all’acqua potabile e sicura nelle case entro il 2025. È stato anche incluso un compenso economico pari a 8 miliardi di dollari al quale si accede previa istanza online.

Avvisi attivi di acqua non potabile

©Governo Canada

Effetti su salute e ambiente

Un diritto negato di questo tipo ha prodotto molte conseguenze. La prima è di tipo ambientale: il consumo di prodotti imbottigliati, in un paese che invece è ricco di sorgenti di acqua pulita, è cresciuto in modo esponenziale. Questo comporta uno sfruttamento estensivo delle risorse a discapito dell’ecosistema ma a beneficio delle aziende produttrici. Con un conseguente impiego eccessivo di plastica monouso. Sulla salute ci sono altri tipi di impatti che vanno dal gran consumo di bibite gassate e zuccherate alla carenza di igiene che, in epoca di Covid-19, è diventato un argomento ancora più serio di quanto già non fosse. Dal punto di vista economico ci sono gli elevati i costi da sostenere sia per l’acquisto di acqua in bottiglia che per la manutenzione dei sistemi di trattamento e trasporto dell’acqua con conseguenza dipendenza e attesa di questi mezzi per l’approvvigionamento.

La percezione dell’acqua

Dal 2015 a oggi sono stati revocati 132 avvisi a lungo termine ma gli anni trascorsi con rubinetti dai quali sgorgava solo un liquido fangoso e maleodorante hanno fatto crescere anche molta sfiducia verso la qualità di qualcosa che tutti consideriamo basilare. Uno studio condotto recentemente tra 10 comunità indigene dei territori del nord-ovest e dello Yukon ha rilevato la diffidenza verso l’acqua trattata e consegnata tramite camion-cisterne. Un terzo degli intervistati ha bevuto più acqua in bottiglia rispetto a quella del rubinetto, il 40% ha preferito consumare caffè o tè al posto dell’acqua. L’odore e il retrogusto di cloro incidono pesantemente. Molti preferiscono rifornirsi attingendo da alcuni laghi, altri usano abitualmente la neve per fare il tè perché non non assorbe possibili elementi inquinanti del terreno quindi è percepita come migliore.

Un riconoscimento per una di queste comunità

Alcune comunità hanno invece deciso di attivarsi in altro modo come è accaduto in una delle First Nations dell’Ontario nord occidentale che, dopo 24 anni di divieti, ha ricevuto il premio per aver costruito il miglior piccolo sistema di acqua potabile della provincia. L’Ontario Public Works Association ha consegnato il riconoscimento Progetto di lavori pubblici dell’anno 2022 per i piccoli comuni e le First Nations a Shoal Lake #40 per il nuovo impianto di trattamento delle acque. Nel bando di gara del progetto pilota di Indigenous Services Canada era necessario impiegare il 33% della manodopera locale che, dopo due anni dall’ideazione del progetto, è arrivata al 53%. L’impianto, grazie a un lavoro di gruppo con a capo aziende specializzate, è stato aperto nel settembre 2021: è così possibile rifornire acqua potabile a oltre 100 edifici dell’area situata vicino al confine con il Manitoba che può quindi continuare a crescere e affrontare la piaga dello spopolamento.

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Fonti: Phys.org/First Nation Drinking Water/Governo Canadese

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