Acqua contaminata in Abruzzo per 700 mila cittadini. Colpa della discarica di Bussi sul Tirino

Una relazione shock dell'Istituto Superiore della Sanità rivela come la mega discarica di veleni tossici di Bussi sul Tirino abbia inquinato le falde acquifere che danno da bere a 700 mila cittadini

Acqua contaminata in Abruzzo. 70 pagine di una relazione shock dell’Istituto Superiore della Sanità parlano chiaro e rivelano come la mega discarica di veleni tossici di Bussi sul Tirino abbia inquinato le falde acquifere che danno da bere a 700 mila cittadini.

L’Iss ha infatti riportato in una relazione le conclusioni delle analisi svolte sulle acque contaminate dalla discarica in Provincia di Pescara, richiesta dall’Avvocatura dello Stato e depositata a Chieti, dove sono sotto processo i vertici di Montedison e Solvay con più di 20 indagati dopo l’inchiesta del Corpo Forestale.

Stando all’Istituto di sanità, “la qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento“.

Ed è così che, senza alcun tipo di controllo, l’acqua è stata distribuita a circa 700 mila persone e persino a ospedali e scuole.

La relazione, stilata sulla vicenda della mega discarica di veleni industriali di Bussi e sulla contaminazione delle falde acquifere della Val Pescara dai consulenti tecnici dell’Avvocatura dello Stato Pietro Comba, Ivano Iavarone, Mirko Baghino e Enrico Veschetti, è entrata così nel fascicolo per il processo Bussi che si sta svolgendo in Corte D’Assise a Chieti.

Si legge:

La mancanza di qualsiasi informazione relativa alla contaminazione delle acque con una molteplicità di sostanze pericolose e tossiche, solo una parte delle quali potrà essere tardivamente e discontinuamente oggetto di rilevazione nelle acque, ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque.

E indovinate un po’ chi ne fa le spese? La popolazione, certo che sì!

Del significativo rischio in essere non è stata data comunicazione ai consumatori, che pertanto non sono stati in condizioni di conoscere la situazione ed effettuare scelte consapevoli”, per cui sono quindi “incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque, chiude l’Istituto Superiore della sanità.

Intanto, il presidente della Commissione Ambiente della Camera Realacci ha ripresentato un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico sulla discarica di Bussi e sottolinea che quella discarica (di circa trenta ettari) è ormai “una bomba ecologica, la più grande d’Europa, sepolta ai piedi del Parco del Gran Sasso e di quello della Majella, in Abruzzo“.

E non ha torto se si considera che nella discarica sono state interrate quasi 250 mila tonnellate di rifiuti tossici e scarti industriali della produzione di cloro e soda, varechina e formaldeide, perclorati e cloruro di ammonio dell‘ex polo chimico Montecatini Edison, “per un danno ambientale – scrive Realacci – stimato in 8,5 miliardi di euro e un costo di 600 milioni per la bonifica“.

Come spiega il Forum Abbruzzese: “I Pozzi S. Angelo inquinati, che rifornivano l’intera Valpescara a valle di Bussi, sono stati definitivamente chiusi nel 2007 a seguito di analisi private (poi si scoprì, con gli accessi agli atti, che almeno dal 2004 gli enti pubblici avevano contezza della contaminazione con le analisi dell’ARTA), denunce, innumerevoli esposti e di un vero e proprio lavoro di inchiesta del WWF e del Forum Acqua tra maggio e agosto 2007, su cui si basò l’interrogazione parlamentare del deputato Maurizio Acerbo. Tanto che già allora l’Istituto Superiore di Sanità scrisse alle associazioni (e solo a loro, a sottolineare il loro ruolo nella vicenda rispetto a quella degli enti pubblici coinvolti!) che l’acqua dei Pozzi S. Angelo non era idonea al consumo umano. A seguito di tali azioni furono scavati pozzi a monte dell’area inquinata, i pozzi S. Rocco, che oggi riforniscono la valpescara.

Il forum, per approfondire la questione e indicare le priorità da affrontare sia oggi che nell’immediato foturo, ha organizzato una conferenza per domani 27 marzo alle ore 11:00 presso la libreria Primo Moroni a Pescara (Via Quarto dei Mille, 29) in cui di parlerà di bonifica, ritardi e mancanza di trasparenza oltre a richiedere di costituirsi parte civile per gli enti nell’udienza preliminare del procedimento bussi-bis che vede coinvolti i vertici dell’acquedotto e un rappresentante della asl che si terra’ il prossimo 15 aprile.

Insomma, dopo quasi mezzo secolo di denunce e dopo anni di processi, sarebbe ora che parta decisa un‘operazione di bonifica, riqualificazione e di riconversione industriale. E non solo a Bussi sul Tirino, ma anche in tutte le altre aree disastrate del nostro Belpaese.

Riceviamo e pubblichiamo la rettifica inviataci da Solvay:

Solvay è Parte Civile e nessun suo dirigente è imputato nel processo avviato presso la Corte di Assise al Tribunale di Chieti per l’inquinamento ambientale e la mega discarica scoperti nel 2007, realizzati in zona Bussi sul Tirino negli anni 60-70.

Solvay è Parte Civile, non imputata, nel processo contro ex manager della società (Mont) Edison, accusati per fatti di avvelenamento e disastro dolosi commessi prima che il Gruppo Solvay, nel maggio 2002, acquisisse da (Mont)Edison il sito industriale di Bussi sul Tirino.

Occorre quindi distinguere nettamente questo processo contro ex dirigenti (Mont) Edison/ Ausimont , pendente in Corte d’Assise di Chieti, dalle recenti indagini preliminari, condotte dalla Procura di Pescara nei confronti di sette manager Solvay, che riguardano una presunta omessa bonifica di tre altre discariche minori a nord del sito industriale e una supposta insufficienza della barriera idraulica installata da Solvay quale proprietaria non responsabile dell’inquinamento del sito.

A seguito della recente chiusura di queste indagini preliminari, i legali di Solvay si apprestano a chiedere l’archiviazione delle accuse, generate da una infondata e ovviamente interessata denuncia presentata da Edison.

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