Nel Pacifico 1 milione di tonnellate di acqua radioattiva di Fukushima

Oltre sei anni dopo il disastro nucleare di Fukushima, il Giappone non ha ancora deciso come smaltire il milione di tonnellate di acqua radioattiva attualmente stoccata presso la centrale di Daiichi in 900 grandi serbatoi

Oltre sei anni dopo il disastro nucleare di Fukushima, il Giappone non ha ancora deciso come smaltire il milione di tonnellate di acqua radioattiva attualmente stoccata presso la centrale di Daiichi in 900 grandi serbatoi.

Secondo gli esperti che lavorano per il governo, si dovrebbe procedere a un rilascio graduale nel vicino Oceano Pacifico dopo aver effettuato un trattamento in grado di rimuovere tutti gli elementi radioattivi ad eccezione del trizio, che secondo loro è sicuro in piccole quantità.

Ma i pescatori locali temono che i consumatori non acquisteranno pesce catturato nell’area se ciò dovesse accadere, e la loro attività che sta ancora lottando per ripartire dopo lo tsunami, sarebbe ulteriormente danneggiata.

Gli ultimi test multipli hanno dimostrato che la maggior parte dei pesci catturati vicino a Fukushima sono sicuri da consumare. Ma giustamente la popolazione è ancora riluttante. Va detto anche che conservare a lungo l’acqua radioattiva nei serbatoi non è affatto sicuro visto che un altro terremoto o uno tsunami potrebbero provocarne una immediata fuoriuscita.

Ogni giorno la quantità di acqua radioattiva a Fukushima aumenta di 150 tonnellate. L’acqua di raffreddamento deve essere pompata nei reattori per evitare che si surriscaldino. Quindi filtra dalle camere di contenimento e si raccoglie nei serbatoi insieme all’acqua sotterranea che penetra attraverso le crepe negli edifici del reattore. A causa delle forti piogge, l’afflusso delle acque sotterranee aumenta in modo significativo, incrementandone il volume. Alla fine 210 tonnellate di queste acque possono essere trattate e riutilizzate per il raffreddamento dei reattori ma 150 tonnellate vengono messe nei serbatoi in attesa di conoscere la loro sorte.

Per ovviare al problema, la Tokyo Electric Power Co (Tepco), l’utility che gestisce l’impianto di Fukushima ha scavato dozzine di pozzi per pompare l’acqua freatica prima che raggiunga gli edifici del reattore e ha costruito un “muro di ghiaccio” sotterraneo di discutibile efficacia con il parziale congelamento del terreno attorno ai reattori.

Un altro panel governativo ha raccomandato l’anno scorso alla Tepco di diluire l’acqua fino a circa 50 volte e rilasciarne circa 400 tonnellate al giorno in mare, un processo che richiederebbe quasi un decennio prima di essere completato. Il rilascio di acqua triturica radioattiva è consentito in altre centrali nucleari.

LEGGI anche:

Tra le possibili alternative c’è anche l’attesa. Si potrebbe rilasciare l’acqua dal 2023 in poi, quando metà del trizio presente al momento del disastro sarà naturalmente scomparso. A quel punto bisognerebbe incrociare le dita e sperare che non si verifichino altri terremoti.

Francesca Mancuso

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram