186 paesi hanno firmato uno storico accordo per ridurre l’inquinamento da plastica

Sono stati 186 i governi di tutto il mondo che hanno deciso di firmare un patto con l’obiettivo comune di ridurre i rifiuti di plastica che stanno avvelenando il pianeta. Tra questi l’Italia. Grandi assenti invece gli Stati Uniti.

Sono stati 186 i governi di tutto il mondo che hanno deciso di firmare un patto con l’obiettivo comune di ridurre i rifiuti di plastica che stanno avvelenando il pianeta. Tra questi l’Italia. Grandi assenti invece gli Stati Uniti.

Lo scorso week end a Ginevra si è presa un’importante decisione che riguarda l’inquinamento derivato dalla plastica. 186 governi hanno adottato una serie di strategie volte a proteggere la salute umana e l’ambiente dagli effetti nocivi delle sostanze chimiche e dei rifiuti pericolosi.

Una particolare attenzione si è prestata nei confronti dell‘inquinamento derivato dai rifiuti di plastica, riconosciuto come un grave problema ambientale di interesse globale che attualmente ha raggiunto proporzioni davvero esagerate con circa 100 milioni di tonnellate di plastica presenti negli oceani, l’80-90% delle quali proviene da fonti terrestri.

I governi di quasi tutto il mondo hanno deciso dunque di modificare la Convenzione di Basilea per includere i rifiuti di plastica in un quadro giuridicamente vincolante che renderà il commercio globale di questi rifiuti più trasparente e meglio regolamentato, assicurando che la sua gestione sia più sicura per la salute umana e l’ambiente.

Allo stesso tempo è stata creata una nuova partnership per i rifiuti di plastica con lo scopo di mobilitare aziende, governi, enti e società civile e per aiutare a implementare le nuove misure oltre che fornire una serie di supporti pratici (inclusi strumenti, buone pratiche, assistenza tecnica e finanziaria) a questo accordo innovativo.

Grande novità sta nel fatto che i paesi ora hanno il diritto di rifiutare le importazioni di rifiuti di plastica. Come si legge dal report della Coalizione plastica inquinante:

“Gli emendamenti impongono agli esportatori di ottenere il consenso dei paesi di destinazione prima di spedire la maggior parte dei rifiuti di plastica contaminati, misti o non riciclabili, fornendo uno strumento importante per i paesi del Sud del mondo per fermare lo scarico di rifiuti di plastica indesiderati nel loro paese”.

Da quando, nel gennaio 2018, la Cina ha vietato l’importazione di rifiuti di plastica, altre nazioni del sud-est asiatico come la Malesia, il Vietnam, l’Indonesia e le Filippine hanno visto un drastico aumento della quantità di plastica scaricata su di loro. Ma questi paesi sono sempre più resistenti, si iniziano infatti a rendere conto delle profonde implicazioni sulla salute e sull’ambiente di dover gestire questi rifiuti inquinanti.

L’accordo sulla plastica è arrivato dopo un vertice durato due settimane, dove i circa 1400 delegati di tutto il mondo si sono incontrati per discutere sui temi legati ad un argomento di vitale importanza: “Pianeta pulito, persone sane: gestione sana delle sostanze chimiche e dei rifiuti. Ralph Payet, segretario esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, ha definito l’accordo sulla plastica”storico”.

L’iniziativa è stata proposta e guidata brillantemente dalla Norvegia ma quello che spicca di più è la grande assenza degli Stati Uniti che comunque subiranno gli effetti delle decisioni prese da altri. Questa nazione, infatti, esporta molta plastica verso paesi che aderiscono alla Convenzione di Basilea e che, a questo punto, potrebbero non essere più interessati a ricevere la loro spazzatura.

La maggiore difficoltà a smaltire i rifiuti riuscirà a sensibilizzare davvero i vari stati del mondo a ridurre l’uso di plastica? Ci auguriamo di sì anche se il rischio che la spazzatura continui a finire in mare o venga smaltita illegalmente rimane comunque molto alto.

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Francesca Biagioli

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