Il Parlamento europeo ha formalmente ratificato l'accordo sul clima di Parigi. Con 610 voti favorevoli, il trattato potrà essere finalmente operativo, raggiungendo la quota di 55 Paesi responsabili del 55% delle emissioni globali, requisito indispensabile per renderlo vincolante. Adesso spetta ai singoli Stati passare all’azione. Solo sette hanno già completato la procedura di ratifica: Ungheria, Francia, Slovacchia, Austria, Malta, Portogallo e Germania, che complessivamente rappresentano il 5% delle emissioni globali.
Il Parlamento europeo ha formalmente ratificato l’ Con 610 voti favorevoli, il trattato potrà essere finalmente operativo, raggiungendo la quota di 55 Paesi responsabili del 55% delle emissioni globali, requisito indispensabile per renderlo vincolante. Adesso spetta ai singoli Stati passare all’azione. Solo sette hanno già completato la procedura di ratifica: Ungheria, Francia, Slovacchia, Austria, Malta, Portogallo e Germania, che complessivamente rappresentano il 5% delle emissioni globali.
L’accordo entrerà in vigore in 30 giorni, proprio in vista delle prossime negoziati sul clima a Marrakech, in Marocco. Insomma, a Parigi, i combustibili fossili hanno ricevuto la loro data di scadenza, segnando una svolta globale che unisce il mondo nell’affrontare, finalmente, la crisi climatica. È un momento storico, che non sarebbe stato possibile senza l’azione collettiva degli attivisti di tutto il mondo che hanno lottato per rendere i combustibili fossili obsoleti e completare la transizione verso l’obiettivo del 100 per cento di rinnovabili, fermando accordi commerciali pericolosi come la Trans-Pacific Partnership (TPP), contrari agli obiettivi della convenzione di Parigi.
Il Presidente Jean-Claude Juncker ha dichiarato:
“Oggi l’Unione europea è passata, in materia di clima, dall’ambizione all’azione. L’accordo di Parigi è il primo del suo genere e non sarebbe stato possibile raggiungerlo senza l’Unione europea. Oggi continuiamo a dar prova di leadership e a dimostrare che, insieme, l’Unione europea può conseguire risultati.”
Il Vicepresidente per l’Unione dell’energia Maroš Šefčovič ha aggiunto:
“Il Parlamento europeo ha ascoltato la voce dei suoi cittadini. L’Unione europea sta già attuando gli impegni assunti con l’accordo di Parigi, ma la rapida ratifica odierna dà il via all’attuazione dell’accordo nel resto del mondo.”
Insomma, la UE pare tornata in carreggiata, nonostante non ci abbia certo fatto una gran bella figura ad arrivare alla ratifica dopo USA, Cina, India e molti altri.
Ratifica accordo di Parigi, le reazioni
“La UE è stata ed è ancora “fuori sincrono” con l’accordo di Parigi: con il pacchetto UE 2030 le proposte di politica climatica ed energetica non corrispondono a un obiettivo di riduzione del 95% nel 2050 per rimanere ben al di sotto dei 2 gradi – come indicato dalle stesse decisioni UE . Tra in Paesi UE, ancora una volta l’Italia non si distingue tra i migliori: il DDL di ratifica forse verrà approvato nel prossimo Consiglio dei Ministri. Il dubbio è lecito, visto che precedentemente era stato annunciato entro settembre. Soprattutto, c’è il grande rischio che l’iter di approvazione si rallenti per via del referendum costituzionale: sarebbe un pessimo biglietto da visita”, spiega il WWF.
Per questo l’associazione ambientalista incoraggia Governo e Parlamento a destinare da subito una corsia preferenziale per la ratifica e procedere all’approvazione del DDL entro pochi giorni. Quel che più delude è che l’Italia ha rallentato la ratifica europea, insieme alla Polonia, per contrattare sulla divisione del target europeo tra gli Sati Membri, sapendo benissimo che comunque quel target andrà rivisto al rialzo, perché inadeguato rispetto all’obiettivo di Parigi (limitare a 1,5°C , e comunque ben al di sotto i 2°C, il riscaldamento globale). Entro il 2018 l’Italia dovrà presentare all’ONU il piano di decarbonizzazione, insieme ai Paesi UE; nel 2018 ci saranno le elezioni. Il tempo delle parole è finito, deve iniziare l’era dei fatti.
“Finalmente, seppur in ritardo, il Parlamento Europeo ha ratificato oggi l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Stessa cosa non si può dire per l’Italia, che di certo ha perso una grande occasione per dimostrare un ruolo di leadership nell’azione climatica dato che non ha ancora ratificato l’accordo. Inoltre il nostro Paese non ha ancora detto ne spiegato come e cosa intende fare per tradurre in azioni gli impegni assunti a Parigi, un aspetto che ci preoccupa molto. Per questo in vista della prossima Cop22, che si si terrà ai primi di novembre a Marrakech, l’Italia abbia il coraggio di dare un segnale forte e di cambiamento dimostrando di essere in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Al Governo Renzi chiediamo di dotarsi di piani di decarbonizzazione, di una nuova Strategia Energetica Nazionale e di sostenere veramente la conversione verso un’economia low carbon. Il Piano Nazionale Industriale 4.0 e la legge di bilancio 2017 sono, in questo senso, due grandi occasioni da non perdere per accelerare la decarbonizzazione dell’economia e puntare sul pieno sviluppo delle energie pulite, sull’innovazione tecnologica e la bioeconomia. Una grande sfida per il rilancio economico dell’Italia e per il conseguimento degli accordi sul clima che il nostro Paese non deve perdere”, dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente.
Per Luca Iacoboni, responsabile campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia, anche se in ritardo rispetto a molti altri Paesi, come ad esempio Stati Uniti e Cina, l’Unione europea si accinge a ratificare in tempo utile per poter prendere parte al tavolo dove si decideranno le modalità di implementazione dell’accordo:
“L’Ue deve dimostrare ora molta più ambizione e innalzare i propri obiettivi per il 2030 in fatto di clima già al primo bilancio globale nel 2018. Quanto proposto finora in Europa è decisamente insufficiente, e l’Unione europea non avrà alcuna credibilità nel dettare le regole se i propri impegni di riduzione di gas serra rimarranno ben al di sotto di quanto necessario per mantenere l’aumento di temperatura entro 1.5°C. Anche l’Italia ha annunciato di essere prossima alla ratifica. Il ministro Galletti ha infatti dichiarato che l’argomento sarà presumibilmente discusso durante il CDM della prossima settimana, e ha aggiunto che si attende dunque l’approvazione del Parlamento in “un tempo ragionevole”. L’Italia deve assolutamente accelerare il processo di ratifica, chiudendo questa procedura entro massimo due settimane”, continua Iacoboni. “Ma soprattutto c’è bisogno che alle parole seguano dei fatti concreti, esattamente quanto non è accaduto finora. Nonostante gli annunci, il governo sta infatti ostacolando l’efficienza energetica e le rinnovabili, penalizzando soprattutto i piccoli produttori di energia, a cui invece continua a preferire i giganti dei combustibili fossili”, conclude.
“Il voto di oggi dell’europarlamento dà gioia ed è un segno di speranza anche rispetto alla crisi dell’Unione europea”, ha detto Sergio Andreis, Direttore esecutivo di Kyoto Club. “Adesso occorre agire perché non c’è tempo da perdere. Invitiamo il Governo a tenere conto dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi già con la prossima Legge di stabilità, che dovrebbe contenere proposte ambiziose, utili anche per la crescita del sistema Paese, a sostegno delle energie rinnovabili e la sostituzione dei combustibili fossili, per l’efficienza energetica, l’economia circolare e la mobilità sostenibile. Oltre che per il recupero dei ritardi negli impegni italiani per il Green Climate Fund”, ha concluso Andreis.
Roberta Ragni