Abbiamo un problema con il radon, cos’è il gas naturale killer che sta facendo tremare il Lazio

È la seconda causa di tumori ai polmoni dopo il fumo e non tutti lo sanno. Inodore e insapore, il gas radon si trova in natura, ma è il principale fattore di rischio di cancro polmonare, dopo le sigarette. Cosa vuol dire? E dove si trova il gas radon?

In Lazio è emergenza radon: qui, infatti, si registrano valori doppi rispetto alla media nazionale e tripli di quella mondiale. E non tutti sanno che questo gas è il secondo fattore di incidenza, dopo il fumo, per l’insorgenza di gravi patologie polmonari. Ma di cosa si tratta?

Prodotto dal decadimento radioattivo di elementi presenti nel nostro pianeta fin dalla sua origine, questo gas naturale si disperde rapidamente nell’ambiente esterno, mentre nei luoghi chiusi si accumula e può raggiungere in alcuni casi concentrazioni particolarmente elevate, fonti di rischi per la salute.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO-OMS), ha classificato il radon tra i cancerogeni accertati del Gruppo 1, di cui fanno parte 113 agenti, dei 970 presi in esame fino ad oggi, per i quali vi è evidenza di cancerogenicità 1.

Che cos’è il radon

Il radon è un gas nobile radioattivo naturale derivato dal decadimento dell’uranio. Si trova in natura in piccole quantità nel suolo e nelle rocce. Poiché è un gas radioattivo, può risultare cancerogeno se inalato, in quanto emettitore di particelle alfa.

Si tratta, quindi, di un agente cancerogeno, la cui esposizione nei luoghi chiusi aumenta il rischio di contrarre un tumore polmonare. L’entità del rischio dipende però dalla concentrazione di radon cui è esposti e dalla durata dell’esposizione. In ogni caso, a parità di condizioni di esposizione al radon, i fumatori sono più a rischio dei non fumatori.

Per la maggior parte, il radon che viene inalato è espirato per la quasi totalità prima che decada (una piccola quantità va nei polmoni, nel sangue e negli altri organi), mentre i prodotti di decadimento inalati, per lo più attaccati al particolato, vanno a finire sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui alle cellule dei bronchi. Quindi il radon funziona un po’ come “trasportatore” dei suoi prodotti di decadimento, che sono i principali responsabili del danno biologico.

Dove si trova il radon

La principale fonte è il terreno, ma si può trovare anche nei materiali da costruzione, soprattutto se di origine vulcanica (tufo o i graniti) e nell’acqua. Da queste fonti il gas quale fuoriesce e si disperde nell’ambiente, accumulandosi in locali chiusi. Qui diventa pericoloso. Il radon quindi si può trovare nelle abitazioni, nelle scuole e nei luoghi di lavoro.

E non solo: ci sono ospedali che producono il radon per uso terapeutico, attraverso un pompaggio del suo gas da una sorgente di radio e immagazzinandolo in piccoli tubi. Infine, nonostante la pericolosità , in Italia si usa anche procedere alla sua inalazione a scopi terapeutici per le vie respiratorie, soprattutto nei centri termali.

Quindi, la presenza del radon può essere più elevata:

  • nelle abitazioni costruite su terreni granitici o vulcanici o ricchi di tufo
  • negli edifici le cui fondazioni poggiano direttamente sul terreno
  • nei locali comunicanti direttamente con cantine o seminterrati tramite botole o scale
  • nelle costruzioni in cui sono state utilizzate argille contenenti alluminio, granito, tufo, porfido, basalto, pietre laviche, pozzolane o cementi di origine pozzolanica, gessi chimici, ceramiche o cementi prodotti con scorie di alto forno

QUI vi spieghiamo cosa fare per ridurre il rischio radon.

Il caso del Lazio

Solo un mese fa un supermercato di Frascati ha dovuto chiudere i battenti per un livello superiore di oltre 4 volte il limite consentito. Come mai? Quel che è scientificamente provato è che nel Lazio il radon abbonda, con valori più alti di quelli di qualsiasi altra Regione italiana.

Nel 2020 l’Italia ha recepito la direttiva 59/2013 dell’Euratom e ha stabilito una normativa per la misurazione e il contenimento del radon presente sui territori. Inoltre, ha fissato il massimale a 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro (precedentemente 500 Bq/m3), 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti (precedentemente non considerate) e 200 Bq/m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024. Si tratta, in sostanza, di livelli di gran lunga superati proprio nel Lazio.

Per quest motivo, l’ISPRA regionale, l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, ha avviato tra il 2003 e il 2007 alcune indagini pilota sul territorio di Roma e Viterbo, poi allargate tra 2008 e 2011 a Latina, Frosinone e Rieti. Furono allora prese in esame più di 5mila abitazioni private, Nella Città Metropolitana i valori medi sono sui 96 Bq/m3, mentre superano i 100 nelle altre province con picchi di 144 Bq/m3 a Viterbo e 142 Bq/m3 a Frosinone. Prendendo in considerazione solo Roma, l’ISPRA misura una media di 62 Bq/m3 considerevolmente inferiore a quello di 117 Bq/m3 misurato dall’ISS nella ricerca degli anni ‘90.

radon lazio

©Flourish

Nove dei Comuni analizzati superano la media di 300 Bq/m3 e sono tutti paesi limitrofi ai laghi vulcanici di Bracciano e Vico, in provincia di Viterbo, o di frazioni dei Castelli Romani o del frusinate. Il record lo registra Villa Santo Stefano, frazione di 1.600 anime in provincia di Frosinone con una media di 513 Bq/m3 registrati nelle abitazioni del paese.

Il progetto LIFE-RESPIRE

A svolgere attività di monitoraggio ambientale del radon in ambiti diversi è l’INGV. Nel progetto scientifico LIFE-RESPIRE (Radon rEal time monitoring System and Proactive Indoor Remediation), i ricercatori coinvolti hanno analizzato e monitorati tre Comuni laziali situati in diversi distretti e selezionati sulla base della mappa di potenziale geogenico di radon del Lazio. Sono stati scelti in quanto caratterizzati da un potenziale:

  • basso (Ciampino)
  • medio (Celleno)
  • alto (Caprarola)

In particolare, si è evidenziato che nelle aree con potenziale geogenico medio e alto c’è presente corrispondenza tra il contenuto di radionuclidi nelle rocce affioranti, le concentrazioni di radon nel suolo e la presenza di elevati valori di radon indoor. E nelle zone caratterizzate da un potenziale di radon medio-alto, sussiste una buona probabilità di registrare concentrazioni di radon indoor superiori alla soglia di 300 Bq/m3 consigliata dalla direttiva europea. In questi casi, la dose di esposizione alla radiazione negli edifici a causa del radon indoor è superiore al livello raccomandato. Per questo motivo è necessaria l’applicazione delle procedure di mitigazione.

radon lazio

©INGV

In questo quadro i ricercatori, hanno condotto una valutazione del rischio radiologico connesso all’emissione di radon nelle aree analizzate e hanno effettuato una correlazione tra la mappa del potenziale geogenico di radon del Lazio e la distribuzione dei casi riscontrati di tumore al polmone nella Regione.

Il risultato è che nelle zone a medio ed elevato potenziale geogenico corrispondono a zone dove il tasso di incidenza dei tumori è più alto. Ovviamente, come si legge sul rapporto INGV, nelle aree a elevata urbanizzazione, come ad esempio il comune di Ciampino, oltre alla componente naturale data dal potenziale geogenico, c’è anche una componente antropica che aumenta il tasso di incidenza ed il rischio per la salute e che va tenuta in considerazione.

I risultati ottenuti hanno dimostrato l’importanza di effettuare il monitoraggio di radon a scala comunale al fine di tutelare la salute delle persone nei luoghi di lavoro e nelle proprie abitazioni. La mappa del potenziale geogenico deve essere utilizzata come punto di partenza per l’identificazione dei siti maggiormente a rischio. Questo approccio metodologico dovrebbe essere applicato su tutto il territorio nazionale, anche per allinearsi alla direttiva europea. Questa prevede infatti che venga effettuato questo tipo di monitoraggio e sarebbe dovuta essere recepita dagli stati membri già dal febbraio 2018, concludono i ricercatori.

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