L’inquinamento atmosferico rimane il più grande rischio per la salute ambientale in Europa, causa di malattie cardiovascolari, respiratorie e malattie a carico di altri organi che portano alla perdita di anni di vita sani e, nei casi più gravi, a morti premature. Le aree urbane rappresentano i contesti territoriali più a rischio e in Italia continuiamo ad avere numeri troppo elevati
Nella giornata di ieri 21 marzo, secondo i dati IQAir, Milano sarebbe stata la terza città al mondo con maggior inquinamento in termine di PM 2,5. Vero è che i dati si modificano di momento in momento in base alle più aggiornate rilevazioni, ma quel che è certo è che non si discostano di molto col passare dei giorni.
Secondo la classifica mondiale stilata dalla piattaforma IQAir, in pratica, Milano ha un’aria talmente tossica da rientrare quasi costantemente tra le primissime posizioni delle metropoli più inquinate al mondo, insieme a Dhaka in Bangladesh, ad Hanoi in Vietnam, o a Pechino e Teheran.
Dati al negativo confermati dalle centraline dell’Arpa, secondo cui le concentrazioni di polveri sottili nel capoluogo lombardo sono state vicine ai limiti fissati a 50 microgrammi per metro cubo, con una media di Pm10 calcolata all’ombra della Madonnina pari a 47.75 µg/m³.
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Per il momento, non è stata attivata nessuna misura antismog prevista dal Protocollo aria di Regione Lombardia, ma si consiglia l’utilizzo di mascherine Ffp2, oltre all’attivazione di depuratori d’aria e di evitare attività fisica all’aperto.
Le cause, perché Milano è così inquinata?
Il traffico veicolare rappresenta quasi ovunque la causa numero uno di inquinamento, con contributi variabili dal 40% all’80% a seconda dei diversi contesti territoriali. Il traffico ad oggi è responsabile di circa la metà della produzione di ossidi di azoto presenti nell’atmosfera, mentre contribuisce solo per il 20% al particolato fine presente nell’aria. La percentuale scende all’1% considerando l’ammoniaca come inquinante.
L’attenzione di chi ha a cuore queste tematiche dovrebbe essere rivolta anche al riscaldamento che contribuisce per il 9% alla produzione di ossidi di azoto e per il 56% alla diffusione delle polveri sottili. Infine, è l’agricoltura che è responsabile del 97% dell’ammoniaca, che provoca anche la formazione di particolato secondario, polveri sottili che si creano direttamente in atmosfera per reazioni chimiche.
Quanto alla Pianura Padana nel suo complesso, conformazione orografica del bacino e le attività produttive di 23 milioni di abitanti determinano una condizione ambientale ormai riconosciuta come ad elevato rischio per la salute umana per i riflessi sulla qualità dell’aria, dei prodotti delle colture e degli allevamenti.
Fonti: IQAir / Arpa Lombardia
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