anche sul versante ambientale, il sito di Assange ha pubblicato diversi documenti segreti su questioni scientifiche e riguardanti il nostro pianeta. Quali?
Wikileaks, l’organizzazione internazionale fondata nel 2006, che riceve da fonti anonime, documenti di carattere governativo o aziendale coperti da segreto di stato per poi caricarli sul proprio sito web e che ha fatto tremare in questi mesi i governi di tutto il mondo, colpisce ancora!
Gestito da un gruppo di volontari guidati dall’attivista australiano Julian Assange, il sito con il suo slogan “We open governments”, è diventato particolarmente familiare dopo aver iniziato a rilasciare nel luglio 2010 a quotidiani quali New York Times, The Guardian e Der Spiegel ben 251.287 “cablogrammi diplomatici” statunitensi.
Molte di queste comunicazioni diplomatiche includono alcuni documenti riservati dai quali emergono aspetti nascosti della guerra in Afghanistan. Ma non solo, infatti anche sul versante ambientale, il sito di Assange ha pubblicato diversi documenti segreti su questioni scientifiche e riguardanti il nostro pianeta. Quali? Mother Nature Network ne riassume cinque:
- 1) Il Dalai Lama pensa che il mondo abbia bisogno di concentrarsi per trovare una soluzione al problema dei cambiamenti climatici
Secondo un cablagate trapelato, nel 2009 il Dalai Lama ha chiaramente detto all’ambasciatore americano in India Timothy Roemer, che risolvere il problema del riscaldamento globale è più importante del raggiungimento di un’autonomia politica per il Tibet e che l’America deve collaborare con la Cina per trovare una risposta più efficace a livello internazionale. Il leader spirituale in esilio ha continuato a riferire all’ambasciatore americano che una soluzione politica per il Tibet potrebbe aspettare da cinque a 10 anni, ma che “lo scioglimento dei ghiacciai, la deforestazione e l’acqua sempre più inquinata da progetti di data mining sono problemi che non possono aspettare“. Il Tibet è stato occupato dalla Cina da quando il paese fu invaso dall’ Esercito di Liberazione Popolare nel 1950. Da allora il Dalai Lama è stato la voce principale nella lotta per l’autonomia del Tibet.
Nella stessa riunione il Dalai Lama ha fatto pressione sugli Stati Uniti per avviare dei colloqui con la Cina proprio sul cambiamento climatico, criticando la pratica cinese della costruzione di dighe in Tibet che hanno fatto migrare migliaia di persone e allagato villaggi, templi e monasteri. Egli ha raccomandato che la Cina deve ricompensare i tibetani per l’interruzione del loro stile di vita nomade, offrendo maggiore formazione professionale.
Quando l’ambasciatore Roemer ha discusso l’importanza delle questioni del cambiamento climatico e ha menzionato i progetti bilaterali tra gli Stati Uniti e l’India, il Dalai Lama ha dichiarato che c’erano “tre poli” in pericolo di fusione: il polo nord, il polo sud, ed i ghiacciai al polo del Tibet. In questo nuovo contesto, il Dalai Lama sembra essere intenzionato a sfruttare a intensificare le relazioni USA-Cina per affrontare le pressanti sfide ambientali e dei problemi in Tibet
2) Stati Uniti e Cina hanno cospirato per bloccare la riforma del riscaldamento globale durante i colloqui di Copenhagen 2009
Il summit sul cambiamento climatico di Copenaghen del 2009 non sono andatai poi così bene. Le grandi potenze del mondo, come abbiamo visto più volte, non sono riuscite a raggiungere neanche un qualcosa che assomigliasse ad un accordo vincolante sulla riduzione dei gas ad effetto serra . Infatti i dispacci rivelano che gli Stati Uniti e la Cina, i due più grandi paesi inquinanti della terra, hanno unito le loro forze per ostacolare ogni tentativo da parte delle nazioni europee di raggiungere un accordo.
I dati trapelati mostrano che nel maggio 2009 a Pechino, il vice primo ministro cinese Li Keqiang ha incontrato John Kerry, il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, per discutere di come i due paesi potrebbero coordinare i loro sforzi. Kerry ha delineato “una nuova base di ‘cooperazione major’ tra gli Stati Uniti e Cina sul cambiamento climatico”.
- 3) La BP nascose una perdita di petrolio in Azerbaigian nel 2008
Nel Settembre 2008, secondo nuovi documenti di Wikileaks diffusi dal quotidiano “The Guardian“ una piattaforma per l’estrazione di gas della British Petroleum, presente in Azerbaijan, ebbe un grave incidente di portata simile alla perdita nel Golfo del Messico del 2010, tenuto però debitamente nascosto. Sulla piattaforma erano presenti 212 lavoratori che per fortuna sarebbero stati messi tutti in salvo. Il responsabile della Bp in Azerbaijan, Bill Schrader, per l’occasione avrebbe ritenuto opportuno non diffondere la notizia della fuga di gas.
Secondo le rivelazioni fatte dal sito di Assange, alcuni dei soci di BP che si sono detti “sconvolti” che la società sia stata così reticente sull’incidente, tanto da aver tentato di nascondere informazioni persino a loro. Sempre secondo le incredibili rivelazioni sembra che il presidente dell’Azerbaigian abbia accusato la BP di aver rubato 10 miliardi di dollari di petrolio al suo Paese e aver utilizzato un “lieve ricatto” per assicurarsi i diritti a trivellare ampie zone nella regione del Mar Caspio.
Un altro documento del gennaio 2009, ci riferisce che la BP aveva ipotizzato che la responsabilità dell’incidente fosse del cemento di scarsa qualità, che secondo l’ex amministratore delegato Tony Hayward era lo stesso utilizzato nel Golfo del Messico. E a quanto pare anche nelle acque americane la prima reazione di BP fu la stessa dell’Azerbaigian, con un primo tentativo di mettere tutto a tacere, senza informare le autorità statunitensi. Ma in quel caso hanno avuto immediatamente gli occhi di tutto il mondo addosso, dunque non hanno potuto insabbiare il disastro.
La Bp dopo l’incidente ha chiuso due grandi campi in Azerbaigian, riducendo la produzione di almeno 500.000 barili al giorno per mesi.
- 4) I funzionari canadesi avevano paura del troppo entusiasmo del presidente Obama per le energie rinnovabili
A gennaio 2009 un dispaccio è stato diretto al presidente Barack Obama prima della sua visita a Ottawa, rivelando che i funzionari canadesi erano preoccupati per l’entusiasmo del presidente Obama verso la green economy, gli investimenti nello sviluppo delle energie rinnovabili e le intenzioni del presidente americano di ridurre la dipendenza dal petrolio, soprattutto per le ripercussioni che avrebbero potuto avere sulle importazioni di greggio dal Canada impegnata da anni nei progetti di estazione del petrolio dalle sabbie butiminose, oltretutto non prive di rischi molto dannosi per l’ambiente.
Wikileaks parla delle sabbie bituminose canadesi, precisamente dell’Alberta da dove parte una pompa che trasporta il catrame fino ad una raffineria del Texas. L’intero procedimento è tre volte più dannoso della convenzionale estrazione di petrolio.
Le sabbie bituminose sono pericolosissime e l’estrazione di petrolio mette a serio rischio l’ambiente, il presidente Obama è consapevole degli alti rischi ma a quanto pare non se ne cura. Ecco cosa si legge in una lettera inviata da un diplomatico degli Stati Uniti e resa pubblica su Wikileaks:
L‘estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose del Canada è un grosso rischio per l’impatto ambientale. (…) Il Canada è ricco di fonti di energia pulita, ad esempio energia idroelettrica e intende lavorare duro per migliorare l’impatto ambientale della produzione di petrolio estratto dalle sabbie…
Inoltre dal dispaccio si deduce l’enorme complesso di inferiorità del Canada nei confronti degli Stati Uniti, cosa che è stata però alleviata dalla decisione di Obama di fare visita in Canada, il suo primo viaggio all’estero dopo l’elezione.
In un documento è riportata la dichiarazione di un funzionario statunitense a Ottawa:
“La vostra decisione di eleggere Ottawa la prima destinazione estera del presidente sarà molto utile per ridurre – temporaneamente, almeno –il complesso abituale inferiorità del Canada nei confronti degli Stati Uniti e la sua denuncia cronica, ma precisa che gli Stati Uniti prestano molta meno attenzione per il Canada rispetto a quanto invece faccia il Canada nei nostri confronti. “.
- 5) Obama ha fatto pressioni sui sauditi per fargli accettare gli accordi di Copenaghen
Un altro chiaro segno della natura schizofrenica della diplomazia mondiale. Dopo essersi accordato con la Cina per schivare le restrizioni vincolanti per le emissioni di gas a effetto serra, Obama, sempre secondo quanto ci rivela Wikileaks, ha privatamente spinto l’Arabia Saudita ad accettare l’accordo di Copenaghen sui cambiamenti climatici.
I sauditi non erano entusiasti all’idea di firmare l’accordo, ma avevano paura di essere visti in questo caso come cattivi attori, in particolare sulle questioni ambientali.
Secondo quando scritto da James Smith, l’ambasciatore americano in Arabia Saudita, al Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton, mentre si preparava per una visita di febbraio nel regno saudita:
“I funzionari sono molto preoccupati che un trattato sui cambiamenti climatici possa ridurre sensibilmente il loro reddito così come per gli enormi costi che si troverebbero ad affrontare per diversificare la loro economia”.
Gloria Mastrantonio