Urban Plant Tags: la giungla urbana richiede maggior rispetto da parte di tutti noi

Non sappiamo se in Italia un sistema simile funzionerebbe, ma potrebbe rappresentare un buono spunto al fine di diffondere un comportamento civico più corretto, grazie ad indicazioni rivolte ad ogni fascia d’età, in modo che ognuno possa svolgere un gesto positivo nella salvaguardia dello spazio urbano in cui abita e che si trova ad attraversare ogni giorno nel tragitto che lo conduce da casa a scuola o al lavoro.


Segnali stradali deturpati da scritte o arrugginiti, caselle della posta vittime di atti vandalici, lampioni non di certo in perfetto stato e panchine che avrebbero sicuramente bisogno di una ripulita. Sono gli elementi che abitualmente costituiscono la “giungla urbana” che chi abita in una città più o meno grande si trova di fronte agli occhi ogni giorno. Chi dovrebbe prendersi cura di simili beni comuni?

Se chi di dovere non entra in azione e se i passanti proseguono ad essere incuranti, è giunto il momento di apporre delle targhette con istruzioni apposite, affinché chiunque possa sapere alla perfezione come prendersene cura.

Non sappiamo se in Italia un sistema simile funzionerebbe, ma potrebbe rappresentare un buono spunto al fine di diffondere un comportamento civico più corretto, grazie ad indicazioni rivolte ad ogni fascia d’età, in modo che ognuno possa svolgere un gesto positivo nella salvaguardia dello spazio urbano in cui abita e che si trova ad attraversare ogni giorno nel tragitto che lo conduce da casa a scuola o al lavoro.

L’iniziativa di apporre delle targhette esplicative accanto a cartelli stradali, lampioni, panchine, fontanelle, cassette della posta e idranti sta prendendo piede sempre di più negli Stati Uniti grazie ad un progetto del Carmichael Collective denominato Urban Plant Tags. Le indicazioni sulle targhette applicare agli oggetti sono simili alle indicazioni che un giardiniere utilizzerebbe per descrivere la cura di una pianta o di un vaso di fiori. Sono state ideate in maniera da suscitare il sorriso e da invitare cortesemente la popolazione a prendersi maggiore cura della propria città, con particolare riferimento agli elementi della “giungla urbana” che la popolano.

Così, per quanto riguarda la cura di uno dei lampioni del parco, le istruzioni potranno recitare, sul modello degli esempi esteri: “Necessita di ombra. Fiorisce al tramonto. La sua altezza può raggiungere i 5 metri. Sostituire la lampadina ogni anno”. E per quanto riguarda il segnale di stop: “Ripulire prontamente dai graffiti. Piantare sul lato destro della strada, agli incroci. Può raggiungere un’altezza di 4 metri. Assicurarsi che il segnale sia sempre ben visibile”. E se si trattasse di una ? “Non dimenticare di occuparsi di tanto in tanto della pulizia della sua superficie. Posizionare in luoghi di passaggio in cui le persone potrebbero essere desiderose di una sosta riposante”.

Se ognuno imparasse a rispettare le indicazioni apposte su di esse, potremmo vivere in città decisamente pìù ordinate e pulite. Gli atti vandalici potrebbero essere sostituiti da azioni positive o risolti rapidamente grazie all’intervento di gruppi di volenterosi, decisi ad adottare una porzione di un parco, di un quartiere o di una strada, in modo da poterne evitare il degrado. Pensate che nel nostro Paese un’idea così originale sarebbe in grado di stravolgere le pessime abitudini di molti e di creare una nuova coscienza del rispetto dei beni comuni? Insomma, funzionerebbe?

Marta Albè

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