La vertigine posizionale parossistica benigna è un disturbo comune di quanto si pensi. I sintomi di questa condizione possono diventare molto fastidiosi e invalidanti. Vediamo di che si tratta e come si cura
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Brutta disavventura per la cantante Elisa Toffoli, che si è vista costretta a rimandare alcuni concerti del suo An Intimate Night tour. Come spiegato dall’artista attraverso i suoi canali social, la causa del rinvio è legata a un problema di salute.
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Mi sono beccata questa vertigine parossistica posizionale, un’esperienza molto strana. – chiarisce Elisa, rassicurando i suoi fan – Per fortuna niente di grave, sembra essere virale, visto che l’abbiamo presa in tanti. Le prime 24 ore sembrava di essere al luna park, dopo è andata meglio, ma avevo vertigini e nausea. Una cosa stranissima, non mi potevo muovere.
Ma di che si tratta esattamente? Come si manifesta e quali cure bisogna seguire? Scopriamolo insieme.
Cos’è la vertigine parossistica posizionale
La vertigine parossistica posizionale (nota anche come canalolitiasi) è una delle cause più comuni di vertigine nella popolazione, dovuta a un’alterazione della funzione dell’organo dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Chi ne è colpito ha la sensazione illusoria che ciò che lo circonda si muova come se si trovasse su una giostra, in relazione a specifici movimenti della testa. La vertigine può verificarsi, per esempio, quando ci si corica o si cambia posizione nel letto, o quando si guarda verso l’alto per raggiungere un oggetto.
Nel nostro orecchio interno sono presenti strutture scavate nell’osso che contengono un liquido (detto endolinfa) e cellule dotate di ciglia, ovvero i sensori dell’equilibrio. Al di sopra di queste cellule poggia uno strato di otoliti che ad ogni movimento della testa stimolano le ciglia che, a loro volta, inviano al cervello l’informazione sulla variazione della posizione della testa. Quando gli otoliti si staccano dalla superficie cellulare e si muovono liberamente nei canali semicircolari dell’orecchio, le cellule ciliate vengono erroneamente stimolate, inviando al cervello una informazione alterata di movimento e provocando le vertigini.
Proprio in questo caso si parla di vertigine posizionale parossistica benigna (VPPB). Questo disturbo viene considerato benigno perché non è legato a patologie gravi e si può guarire facilmente, anche se i sintomi sono invalidanti e possono destare preoccupazione.
Lo spostamento degli otoliti può verificarsi anche a causa di interventi chirurgici, infezioni, o per motivi non ancora approfonditi dalla scienza.
I sintomi del disturbo
Ma come si manifesta questa condizione? Chi viene colpito dal disturbo si ritrova con ertigini improvvise (per questo è detta “parossistica”), di breve durata (secondi) quando si fanno certi movimenti della testa (per questo definita “posizionale”).
Tale disturbo può insorgere in alcune situazioni della vita quotidiana, ad esempio mentre ci si abbassa a raccogliere un oggetto da terra.
In gran parte dei casi alle vertigini si associano altri sintomi, chiamati “neurovegetativi”, ovvero:
- nausea
- vomito
- sudorazione fredda
- tachicardia
Inoltre, le persone con Vertigine Posizionale Benigna, inoltre, tendono a irrigidire il collo.
Come si diagnostica il disturbo e la cura
La vertigine posizionale parossistica benigna solitamente viene diagnosticata grazie alla descrizione dei sintomi da parte del paziente. In alcuni casi il medico specialista (otorinolaringoiatra o labirintologo) esegue anche la cosiddetta manovra di Dix-Hallpike, in cui esamina il nistagmo (ossia il movimento involontario anomalo degli occhi). Con questa tecnica, si cerca di far spostare gli otoliti in una parte dell’orecchio in cui non provocano fastidi.
Quando si presenta la necessità di escludere altre condizioni più gravi, ad esempio se la vertigine è ricorrente o se ci sono segnali riconducibili ad una lesione del sistema nervoso centrale, viene consigliata la risonanza magnetica (RM) con un mezzo di contrasto.
Ma come si guarisce? Questo disturbo è facilmente curabile riposizionando gli otoliti nella zona dell’orecchio in cui non provocano vertigini. Nella maggior parte dei casi bastano alcune manovre per risolvere il problema. Le più note e utilizzate sono quella di Epley e quella di Semont; entrambe consistono in una sequenza ben precisa di movimenti della testa e di spostamenti veloci da seduti a stradiati. Generalmente il ricorso ai farmaci è consigliato e solo in casi molto rari si ricorre alla chirurgia.
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Fonti: Elisa Toffoli/ISS
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