Perché durante la pandemia del 2020 sono diminuite le emissioni di CO2 ma non quelle di metano? Qual è la causa se l'uomo non c'entra?
Durante il periodo della pandemia tutto è rallentato, il mondo si è fermato, in particolare nel corso dei mesi di quarantena del 2020. La paralisi delle attività umane ha portato all’abbassamento di quasi il 20% delle emissioni di anidride carbonica come dimostrato da diversi studi. Questo avrebbe dovuto portare a un abbassamento consistente anche delle emissioni di metano, ma, a quanto pare, così non sarebbe stato e, quindi, sorge spontanea la domanda: l’aumento di questo gas serra non è colpa dell’uomo? L’attività antropica non influisce sulle emissioni di metano quanto ci si aspetterebbe?
Secondo uno studio pubblicati dai ricercatori sulla rivista “Nature”, è stato rilevato che, pur diminuendo le emissioni di metano causate dall’uomo nel 2020, quelle complessive sono aumentate ed è stato registrato il più alto tasso di emissione di metano prodotte in natura a partire dai primi anni Ottanta. In particolare, come si legge dall’abstract della ricerca:
Troviamo che, a livello globale, le emissioni antropogeniche totali sono diminuite di 1,2 ± 0,1 teragrammi di metano all’anno (Tg CH 4 yr −1 ), le emissioni di incendi sono diminuite di 6,5 ± 0,1 Tg CH 4 anni −1 e le emissioni delle zone umide sono aumentate di 6,0 ± 2,3 Tg CH 4 anni −1. La concentrazione di OH troposferico è diminuita dell’1,6 ± 0,2 per cento rispetto al 2019, principalmente a causa delle minori emissioni di ossido di azoto di origine antropica (NO x ) e dell’ozono troposferico libero inferiore associato durante i blocchi pandemici 2 . Dalle inversioni atmosferiche, deduciamo anche che le emissioni nette globali sono aumentate di 6,9 ± 2,1 Tg CH 4 anni -1 nel 2020 rispetto al 2019 e la rimozione globale di metano dalla reazione con OH è diminuita di 7,5 ± 0,8 Tg CH 4 anni -1 .
Come è stato possibile?
Molti processi ambientali producono gas e la presenza del metano nei cieli è un fattore naturale. Tuttavia, mentre le attività umane erano ferme, le zone ad alta concentrazione di umidità hanno rilasciato quantità maggiori di gas rispetto al 2019. (Leggi anche: Il metano in atmosfera è aumentato del 47%, raggiungono attualmente i livelli più elevati degli ultimi 800mila anni)
Attribuiamo l’anomalia del tasso di crescita del metano nel 2020 rispetto al 2019 al minore assorbimento di OH (53 ± 10%) e alle maggiori emissioni naturali (47 ± 16%), principalmente dalle zone umide. In linea con quelli precedenti, i nostri risultati implicano che le emissioni di metano delle zone umide sono sensibili a un clima più caldo e umido e potrebbero fungere da meccanismo di feedback positivo in futuro.
Lo stesso studio spiegherebbe così anche l’anomalo caldo estivo che ha colpito tutto il mondo. Alcuni esempi importanti sono la Siberia, colpita da umidità e calore mai visti prima e l’Artico, che si sta riscaldando oltre quattro volte più velocemente rispetto al resto del Pianeta. (Leggi anche: Superato ogni record di caldo della storia al Circolo Polare Artico: 38 gradi in Siberia)
I dati in questione sono relativi all’anno 2020, ma nel 2021 le emissioni di metano sono risultate ancora più elevate. Dunque, i ricercatori proseguono nei loro studi per comprendere la portata effettiva di questo disastroso cambiamento climatico che, inoltre, sta portando il permafrost, terreno caratteristico delle zone fredde, a sciogliersi tanto velocemente da creare dei buchi nella terra che, riempiendosi di acqua, generano l’ambiente ideale per i microbi che producono metano, in una sorta di circolo vizioso.
Fonte: Nature
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