Continua il lavoro delle ruspe per distruggere la vegetazione riconosciuta dalle direttive europee come habitat naturale da tutelare. L’iter del Decreto presidenziale è stato bloccato dalla Regione Lazio. “Tutto questo sta accadendo di nuovo perché l'area non è stata tutelata e sottoposta ai vincoli che vanno estesi a tutto il perimetro”
Un lago, nato dagli scavi del cantiere di un centro commerciale all’interno di un’ex area industriale, in meno di trent’anni ha dato vita a un monumento naturale. Poi è accaduto che attivisti e ambientalisti per anni si siano battutti per far sì che tutto il territorio del Lago Bullicante Ex Snia venga ufficialmente riconosciuto Monumento Naturale e quindi protetto dalla demolizione.
Ma qui, tra il quartiere Pigneto, via Prenestina, via di Portonaccio e il quartiere di Casal Bertone, le ruspe invece avanzano eccome.
Il lago Ex SNIA sorge su un’area industriale dismessa che aveva ospitato l’opificio della CISA Viscosa, il cui stabilimento fu chiuso nel ‘54. Grandi aree di questa vasta zona sono state infatti per lo più lasciate da anni all’incuria generale e quando qualcuno aveva deciso di fare qualcosa di concreto la burocrazia ha cominciato a farla (magicamente) da padrona.
E ora sono 48 ore che le ruspe stanno sradicando ogni tipo di vegetazione rimuovendo il suolo.
Azioni di questo tipo in ogni caso devono essere autorizzate dal Municipio e oltre tutto quest’area è sotto vincolo paesaggistico e serve il nulla osta della Soprintendenza Speciale – incalzano gli ambientalisti .Pensiamo che gli sbancamenti siano illegali sotto ogni punto di vista, chi deve intervenire per fermarli? Il silenzio assordante da parte di Roma Capitale è inaccettabile. Gli assessori Maurizio Veloccia e Sabrina Alfonsi devono intervenire su questo scempio, far procedere l’indagine per danno ambientale, come devono pronunciarsi come richiesto dal MunicipioRomaV sul comprendere l’area di Pulcini nel Monumento Naturale.
Una devastazione già subita a maggio 2021, sulla quale c’è un’indagine in corso del Ministero dell’Ambiente e una relazione del Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha rilevato gli elementi per procedere all’accusa per danno ambientale.
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