Cos’è la mantellina fatta indossare a Messi ai mondiali in Qatar e perché ha un significato simbolico molto forte

Messi sale sul tetto del mondo e con lui una giacca della tradizione qatariota. Nera, preziosa, regale. A metà strada tra un atto di rispetto nei confronti del calciatore e un puro gesto di conferma di un super potere. Ai posteri l’ardua sentenza

Il più cinico dei cinici leggerebbe quel gesto lì, visto da milioni di persone, come un atto di arrogante supremazia: prima che Lionel Messi sollevasse la Coppa del Mondo, l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, gli piazza sulle spalle un Bisht, il mantello tradizionale del Golfo Persico.

Che il giocatore dell’Argentina lo abbia voluto o no, che lo abbiano concordato o meno (pare di no), quella tunica nera è emblema di prestigio, regalità e ricchezza. Roba da Emirati, insomma, e per questo è stato visto dai più come un gesto fuori luogo.

D’altronde, noi lo leggiamo come il corollario che mancava, l’incredibile epilogo dell’edizione dei Mondiali di calcio più controversa degli ultimi tempi, quella in cui – al netto della corruzione tutta italiota che ora riempie le prime pagine dei giornali del mondo – ci sono stati infiniti casi di morti sul lavoro e di sfruttamento a livelli di schiavitù di migliaia di migranti arrivati dalle zone più povere del mondo per realizzare gli stadi.

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Cos’è un Bisht e perché oggi divide l’opinione pubblica

Il Bisht è un lungo mantello fatto di materiale leggero, spesso velato, con rifiniture in vero oro che viene indossato sopra un thobe bianco. Si tratta di un mantello tradizionale del golfo Persico tipicamente maschile che simboleggia prestigio, regalità e ricchezza. Solitamente, infatti, lo indossano gli uomini di spicco in Qatar. Indossato da secoli in occasioni speciali,  è visto come un segno di apprezzamento e rispetto ed è tipicamente indossato da alti funzionari come politici, sceicchi e altri individui di alto rango.

È come un segno d’onore, una sorta di accoglienza culturale e di accettazione culturale, spiega Mustafa Baig, docente di studi islamici presso l’Università di Exeter. Questa è un’occasione importante. Voglio dire, probabilmente non c’è occasione più grande, quindi l’hanno messa su di lui come segno d’onore.

Un simbolo culturale, quindi, diventato però in poche ore oggetto di controversie, soprattutto sui social. Non sono infatti mancati commenti del tipo:

Senza vergogna, il Qatar si è spinto a tanto in un momento così.

Ha coperto la maglia dell’Argentina, macchiando una foto sportiva con un messaggio economico politico.

Ma c’è anche chi ha visto quel gesto come una imposizione: Messi costretto a sottomettersi a una vestizione simbolica al solo scopo di manifestare il proprio potere sul calcio.

Ha coperto la maglia dell’Argentina, macchiando una foto sportiva con un messaggio ecomico-politico, dicono altri.

Insomma, Messi ha permesso o no allo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani di fargli indossare la veste prima di prendere il trofeo della Coppa del Mondo dal presidente della FIFA Gianni Infantino o se l’è trovato di punto in bianco? È puro simbolo di festeggiamenti e onori o di potere del mondo del calcio evidentemente corrotto e della supremazia del facile soldo emiro?

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