L'ultimo report della NOAA sul monitoraggio dell'Artico è stato diffuso. I dati registrati dagli studiosi sono un allarme che non possiamo più ignorare: stagioni sempre più mutevoli, temperature mai viste, perdita di ghiaccio incontrollabile e moria di uccelli alcuni dei punti critici
Parliamo quotidianamente di come la crisi climatica e i suoi devastanti effetti stiano stravolgendo l’aspetto dell’intero Pianeta e spingendo noi stessi, la causa di tutto ciò, e gli ecosistemi, le vittime, verso scenari apocalittici. Tra i territori più colpiti da questo declino vi sono le regioni dell’Artico.
Come è cambiato l’Artico negli ultimi mesi? Quali sono i meccanismi allarmanti ed estremi che preoccupano gli esperti? E cosa comportano questi? La risposta a queste domande si trova nel nuovo rapporto Arctic Report Card 2022 elaborato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).
Dal 2006 gli studiosi della NOAA pubblicano i loro report sul monitoraggio dell’Artico, diffondendo i dati ambientali registrati nel corso dell’anno e confrontandoli con gli archivi storici. Il report 2022 non è incoraggiante e non è poi chissà che sorpresa.
Cosa dice l’Arctic Report Card 2022
Il rapporto 2022 getta nuovamente luce su una situazione denunciata già da parecchio: l’Artico continua a riscaldarsi a più del doppio della velocità del resto del globo con picchi massimi in alcune zone e in determinati periodi dell’anno.
La temperatura media dell’aria superficiale sull’Artico tra ottobre 2021 e settembre 2022 è stata la sesta più calda dal 1900. Gli ultimi sette anni sono complessivamente i sette più caldi mai registrati. La perdita di ghiaccio rimane altamente significativa. Alla fine della stagione estiva 2022 è stato registrato uno scioglimento superficiale su oltre il 36% della calotta glaciale della Groenlandia.
Anche le temperature delle acque oceaniche sono in aumento sia in superficie che in profondità. Complice naturalmente lo scioglimento dei ghiacci artici. Nelle acque sono state osservate anche vaste fioriture di plancton specialmente nell’Artico eurasiatico e nel Mare di Barents nel periodo 2003-2022.
Nell’Artico si registrano complessivamente stagioni molto mutevoli e più umide del previsto a causa di maggiori precipitazioni. Unica eccezione l’estate. In Alaska, ad esempio, le condizioni estremamente secche nei mesi estivi hanno causato gravi incendi.
Determinati eventi estremi hanno provocato una moria di uccelli marini in prevalenza nella regione settentrionale di Bering e meridionale del Mare di Chukchi. Le carcasse segnalate e gettate sulla spiaggia andavano da Point Hope alla laguna di Izembek ammontavano a circa 450. Per quanto questa strage sia di dimensioni inferiori rispetto allo scorso anno, è doveroso segnalare che prima del 2015 in Alaska era rarissimo trovare uccelli marini senza vita.
Attualmente, come riportano gli esperti, “poche parti al mondo mostrano cambiamenti stagionali così estremi in termini di temperatura, copertura terrestre e oceanica, processi ecologici e movimento e comportamento della fauna selvatica come l’Artico”.
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Fonte: Artic Repord Card
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