Un misterioso cimitero degli squali in fondo all’oceano: ritrovati oltre 700 denti fossilizzati di megalodonte

A quanto pare i nostri oceani sono ancora ricchi di misteri e nuove scoperte: sono stati ritrovati sul fondo degli abissi più di 700 reperti attribuiti ad una specie non identificata dello squalo

Un vero e proprio cimitero degli squali di specie sconosciute in fondo all’oceano. Una nuova ed incredibile scoperta ha riportato alla luce resti denti fossilizzati di nuove specie animali ancora sconosciuti. Si tratta di oltre 700 reperti, straordinariamente ben conservati che giacevano a 6 chilometri di profondità nel buio degli abissi.

La scoperta è stata fatta dai ricercatori della National Science Agency Australia, un’organizzazione volta alla ricerca scientifica, impegnati da tempo in un progetto per la difesa della biodiversità all’interno del Cocos Islands Marine Park (riserva marina naturale che protegge circa il 45% delle acque australiane). 

Per campionare le specie animali, gli scienziati hanno gettato in mare le reti; successivamente, recuperandole, sono stati colti da grande stupore: infatti hanno trovato strani reperti che con una prima sfuggente occhiata sembravano semplice sedimenti sabbiosi o pietrosi. Tuttavia dopo essere stati accuratamente puliti ed analizzati con l’attrezzatura specifica a bordo delle navi, ci si è accorti che si trattava di denti attribuiti a megalodonti e a specie di squali mai identificate.

Nello specifico si parla di circa 750 denti mineralizzati e ben conservati appartenenti quasi sicuramente ad una specie predaroria, mai classificata prima d’ora.

Il responsabile e capo della ricerca, l’archeologo Glen Moore, ha dichiarato che i denti potrebbero essere di una specie animale con caratteristiche dello squalo antico, del megalodonte e di quello moderno.

Oltre i 700 denti rinvenuti, i ricercatori hanno trovato anche un discreto numero di ossa dalla forma non proprio canonica: probabilmente, infatti, la permanenza in acqua e il tempo trascorso ha deformato ed usurato le ossa, modificando le caratteristiche strutturali.

Questo dettaglio però ha dato ai ricercatori una conferma del fatto che la nuova specie non identificata appartenesse alla famiglia degli squali: infatti lo squalo ha uno scheletro cartilagineo, che si decompone prima di fossilizzarsi (questo spiegherebbe l’usura delle ossa in acqua).

Resta il fatto che la vastità degli oceani è ancora ricca di misteri da svelare e di nuove specie animali da identificare.

Ora gli scienziati cercano di capire se questi ritrovamenti sono da attribuire ad una specie di squalo ancor più grande di quella attualmente conosciuta (ovvero il grande squalo bianco); e soprattutto come mai è stata ritrovata una così grande quantità di reperti in un’unica zona degli immensi abissi.

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Fonte: CSRIO

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