Polli e pulcini malati e uccisi in modo cruento (e illegale): l’orrore in un due allevamenti italiani che riforniscono Lidl 

Dietro la carne a marchio Lidl che finisce sulle nostre tavole si celano spaventosi maltrattamenti: una nuova indagine svela quanto accade ai polli e ai pulcini in due allevamenti italiani che riforniscono l'azienda tedesca. Le immagini sono un pugno allo stomaco

Pulcini e polli con gravi deformazioni, maltrattati e abbattuti con metodi disumani: è quanto documentato dall’organizzazione Essere Animali in due allevamenti del Nord Italia, entrambi appartenenti a un fornitore della catena di supermercati Lidl. Per gli allevamenti, per cui adesso è scattata la denuncia per maltrattamento e uccisione di animali, sono formati da diversi capannoni in cui vengono stipati circa 1 milione di esemplari per ogni ciclo produttivo.

Le foto e i filmati mostrano scene raccapriccianti, riaccendendo i riflettori sugli orrori degli allevamenti da cui proviene la carne che mangiamo.

@Essere Animali

Le terrificanti condizioni a cui sono costretti i polli e i pulcini

Dall’indagine sono emersi dettagli sconvolgenti: i pulcini provenienti dagli incubatoi vengono trattati senza alcun rispetto, stipati all’interno di cassette e gettati con forza da altezze elevate, una situazione che provoca lesioni e può portarli al decesso.

L’abbattimento d’emergenza di pulcini e polli malati viene eseguito con modalità cruente e illegali: gli animali sono colpiti con sbarre di ferro e spinti con forza contro gli abbeveratoi per provocarne lo schiacciamento e, quindi, la morte, che però non sempre avviene. – spiegano gli attivisti – In diversi casi, infatti, i polli continuano a dimenarsi e a sbattere le ali, cosa che potrebbe indurre a pensare che l’abbattimento non sia stato condotto in maniera appropriata e che gli animali siano ancora coscienti.

Nonostante ciò, gli operatori – invece di ripetere la procedura per porre fine alla loro sofferenza come previsto dalla legge – gettano via gli animali in un secchio, condannandoli a lunghe agonie.

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A colpire è anche il sovraffollamento che caratterizza i due allevamenti: nei capannoni si può arrivare anche a 20 animali per metro quadrato. In queste condizioni i polli non hanno neanche lo spazio per muoversi e sono costretti a respirare male, sottoposti a forte stress fisico e psicologico. Un mix di fattori che, insieme all’estrema selezione genetica, rende gli animali più vulnerabili a infezioni e malatti di vario tipo.

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Negli allevamenti in questione vengono allevate razze selezionate geneticamente che riescono a raggiungere il peso di macellazione in sole sei settimane, mentre fino a 70 anni fa ne impiegavano circa sedici.

“Un tasso di crescita che, se fosse applicato alle persone, porterebbe un neonato a raggiungere un peso di 300 kg all’età di due mesi e che causa agli animali un’elevata incidenza di problemi muscolari, scheletrici e cardiovascolari” sottolinea Essere Animali.

Ma l’orrore non finisce qua. Le immagini mostrano esemplari vivi che si ritrovano a muoversi in presenza di animali morti e con animali agonizzanti, impossibilitagti a muoversi a causa del corpo deformato o per disturbi di altri tipi. Diversi polli sono privi di penne e presentano  bruciature sul petto per via del contatto prolungato con la lettiera, resa bagnata e compatta dalle deiezioni assorbite e dal sovraffollamento.

Leggi anche: Lidl fa orecchie da mercante sul benessere animale, al via la mobilitazione europea contro i suoi allevamenti di pollo

La campagna europea #LidlChickenScandal

Alla luce di gravi criticità, una rete formata dalle principali organizzazioni europee per la protezione degli animali hanno lanciato la campagna #LidlChickenScandal per chiedere all’azienda di aderire allo European Chicken Commitment (ECC), impegno che propone alle aziende di adottare una serie di criteri minimi di benessere animale, al fine di ridurre la sofferenza dei polli.

Oltre 300 aziende del Vecchio Continente hanno già aderito all’ECC, tra queste anche Lidl Francia, ma nel resto d’Europa Lidl, leader della grande distribuzione presente in 31 Paesi nel mondo con oltre 11.550 punti vendita, non ha ancora preso nessuna decisione al riguardo.

Le immagini documentate in alcuni allevamenti italiani appartenenti a un fornitore di Lidl mostrano che, a dispetto degli slogan pubblicitari, Lidl dovrebbe impegnarsi con urgenza a implementare standard più elevati per i polli allevati dai loro fornitori –conclude Brenda Ferretti, Campaigns Manager di Essere Animali. – Chiediamo quindi all’azienda di sottoscrivere l’ECC, poiché si tratta di uno dei pochi grandi supermercati europei che non ha ancora aderito a questa iniziativa, nonostante gli stessi consumatori chiedano con sempre più insistenza un sistema di allevamento più sostenibile e attento al benessere degli animali.

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Fonte: Essere Animali

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