Fantastico vetro, un’opportunità da cogliere nel futuro (a cominciare dal vuoto a rendere)

Un'indagine indipendente ha dimostrato che sempre più consumatori scelgono il vetro come materiale sostenibile e sicuro per gli imballaggi, ma purtroppo il vuoto a rendere stenta ancora a decollare come dovrebbe

Il vetro è, fra i vari materiali utilizzati per il packaging, uno dei più sostenibili: economico, può essere riciclato all’infinito, praticamente ad emissioni zero. Proprio per la sua importanza verso un’economia circolare, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2022 l’anno internazionale del vetro.

Ma non sono solo le Nazioni Unite a considerare il vetro come una preziosa risorsa: questo materiale convince sempre più anche i consumatori, che lo preferiscono alla plastica e alla latta nel packaging degli alimenti, per motivi di qualità del cibo conservato all’interno ma anche di maggiore sostenibilità del materiale che, diversamente dalla plastica, può essere riciclato senza conseguenze per l’ambiente.

Un materiale molto antico, certo, ma che sa guardare al futuro in linea con gli impegni per ridurre l’impatto dei rifiuti sul Pianeta. Per otto consumatori europei su dieci, infatti, il vetro è ancora un materiale valido poiché in grado di garantire alti standard di sicurezza alimentare, sostenibilità e riciclabilità.

Si pensi che negli ultimi tre anni, il vetro è stato l’unico materiale da imballaggio a crescere in termini di produzione e utilizzo, registrando in media un +8% (gli altri materiali da imballaggio hanno registrato un calo tra il 24% e il 41% nello stesso periodo).

Sono i dati che emergono da un’indagine indipendente condotta da InSites per conto della European Container Glass Federation (FEVE), che ha coinvolto 4.000 consumatori in 13 Paesi europei – fra cui Germania, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Italia.

Ma quali sono i prodotti confezionati in vetro più scelti dai consumatori? Secondo l’indagine, al primo posto di sono i prodotti lattiero-caseari (65% delle preferenze); seguono le bevande alcoliche (54% delle preferenze), le salse e i sughi pronti (50% delle preferenze) e infine l’olio (47%). Ovviamente, in base al Paese analizzato si sono registrate preferenze diverse.

Ad esempio, l’Italia è il Paese in cui i binomi vino-vetro e birra-vetro sono più sentiti (rispettivamente con il 44% e il 42% delle preferenze), contro una media europea del 32%. Inoltre, nel nostro Paese si registra un consumo del vetro molto diffuso, con 6 italiani su 10 preferiscono prodotti confezionati in vetro a prodotti confezionati in altro tipo di imballaggio.

L’Italia si classifica bene anche per i livelli di riciclo di questo materiale: ben 8 consumatori su 10 hanno affermato di riciclare “sempre” o “spesso” i loro imballaggi in vetro, con l’86% degli intervistati che afferma di avere una buona conoscenza di come riciclare (la media del continente è dell’86%).

Purtroppo, in mezzo a tutti questi risultati positivi, l’Italia non segna un traguardo altrettanto “ecologico” per quanto riguarda un’altra pratica di sostenibilità ambientale connessa al vetro: il vuoto a rendere. Complementare alle buone abitudini di riciclo, questa pratica permette di restituire al produttore la bottiglia o il barattolo, che in questo modo può essere riempito e utilizzato fino a 40 volte prima di essere avviato al riciclo vero e proprio.

Negli ultimi anni, infatti, la pratica del vuoto a rendere ha subito una pesante battuta d’arresto (ne abbiamo parlato in questo articolo con Silvia Ricci, responsabile Rifiuti ed economia circolare dell’Associazione Comuni Virtuosi).

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Fonte: Assovetro

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