Kintsugi: l’antica arte giapponese del “riparare” che può aiutarci a superare i nostri fallimenti

Il kintsugi non è solo una spettacolare forma d'arte ma anche una "filosofia di vita" che può insegnarci a valorizzare quelli che normalmente consideriamo come fallimenti

L’arte giapponese del kintsugi è una tecnica di restauro ideata dai ceramisti giapponesi allo scopo di riparare, utilizzando l’oro, oggetti di ceramica rotti o danneggiati. Ebbene, il kintsugi è divenuto popolare in tutto il mondo non solo per il suo inestimabile valore artistico, ma anche come filosofia di vita.

In quanto riflesso del wabi-sabi, visione del mondo giapponese secondo la quale – niente dura, niente è finito e niente è perfetto -, come scrive Richard Powell nel suo libro “Wabi-Sabi Simple”, il kintsugi può insegnarci a superare i fallimenti osservandoli e vivendoli da una nuova prospettiva.

D’altronde la vita non è fatta solo di successi, è inevitabile che ci siano fasi in cui le cose non vanno come vorremmo. Ed è inevitabile che i sogni si scontrino con la realtà: capita di esaudirli, capita di non esaudirli affatto. Non riuscire a soddisfare i propri desideri, e le elevate aspettative della società circostante, che spesso propina modelli di successo che non contemplano la sconfitta, ci fa spesso sentire inadeguati, sbagliati, soli.

In che modo l’arte del kintsugi può aiutarci? Se qualcosa si rompe, il kintsugi non elimina i frammenti ma li recupera assemblandoli con uno speciale collante, rivestendo le crepe con l’oro. La cosa bella è che il danno non viene nascosto, ma addirittura evidenziato.

Ed è così che il kintsugi ci insegna a non interpretare i fallimenti come errori di cui vergognarsi, da eliminare e nascondere, ma come opportunità da valorizzare. Quelli che tendenzialmente consideriamo errori di percorso si trasformano in quest’ottica in “crepe dorate”, momenti da contemplare come parte integrante della nostra vita. Non meno importanti dei successi, ma altrettanto significativi.

Si passa così dalla sensazione di frustrazione per una perfezione irraggiungibile all’abbracciare la gratitudine per l’imperfezione. Difetti, insuccessi, fallimenti e tutto ciò che normalmente riteniamo sbagliato rivive in una nuova luce. Dal kintsugi possiamo imparare a raccogliere i pezzi e rimetterli insieme per dare vita a qualcosa di unico.

Se per esempio lavoriamo a un progetto che non va nella direzione desiderata, possiamo riformulare gli intoppi e renderli parte essenziale della storia del progetto. E al tempo stesso il kintsugi ci offre l’opportunità di imparare a provare compassione per noi stessi, per i momenti difficili e le rotture, indossando le nostre cicatrici anziché fingere che non esistano.

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Fonte: The School of Life/modelthinkers

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